IL 4 APRILE 1949 VENIVA FIRMATO IL PATTO ATLANTICO. UN DISASTRO PER L'ITALIA E PER LA PACE NEL MONDO
Settantatré anni fa, il 4 aprile del 1949, veniva firmato a Washington il trattato che istuiva la NATO, acronimo che sta per North Atlantic Treaty Organization,
l’alleanza militare atlantica. L'Italia fu tra i dodici paesi aderenti. Da allora le forze armate, i servizi segreti, la collocazione geopolitica e le decisioni di politica estera del nostro paese sono fortemente dipendenti (per usare un eufemismo) da Washington. Da allora siamo costretti ad ospitare basi militari statunitensi sul nostro territorio, e addirittura ordigni nucleari, senza che il governo, il parlamento o tantomeno il popolo italiano possano avere voce in capitolo. Gli apparati della Nato hanno avuto inoltre un ruolo fondamentale nel limitare la democrazia, partecipando alle pagine più buie della storia repubblicana come la stagione della strategia della tensione volta a bloccare l'ascesa dei comunisti e l'avanzata delle lotte operaie. Dal 1991 in poi l'Italia ha partecipato a tutte le guerre imperialiste scatenate dagli Usa, dalla prima guerra contro l'Iraq, passando per l'aggressione alla Serbia, all'Afghanistan, ancora all'Iraq, alla Libia, fino a giungere al coinvolgimento nel conflitto in corso in Ucraina con l'invio di tonnellate di armi al governo Zelensky e di soldati nei paesi confinanti. Per non parlare del costante e spropositato incremento delle spese militari, a discapito dei bisogni sociali della popolazione italiana.
Tutte cose chiare a Pietro Secchia che in un suo articolo pubblicato su Critica Marxista (anno VII n.2, marzo/aprile 1968), scriveva: "L'adesione alla Nato è contro la sovranità del popolo Italiano e in violazione di alcuni principi della Costituzione. [...] Gli articoli 5 e 9 del Patto sono altresì in netto contrasto con l'articolo 11 della Carta Costituzionale: 'L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.' Vi è qui la condanna esplicita della politica estera che persegua la soluzione di controversie internazionali con l'aggressione, la soppressione o l'offesa alla libertà degli altri popoli. Ma vi è altresì la condanna di tutta la politica estera seguita in questi anni che limita la sovranità nazionale a vantaggio di particolari raggruppamenti (Nato), la cui struttura è essenzialmente militare ed il cui scopo è l'impiego della forza. Poiché una cosa è prevedere tale limitazione in condizioni di PARITÀ e reciprocità con altri stati, e per un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le nazioni, cosa ben diversa è invece sacrificare tale sovranità a vantaggio di uno stato (gli Usa) che si propone, come i fatti hanno dimostrato (Vietnam, Corea, Grecia, Cuba) di intervenire a risolvere le controversie con la forza e a proprio esclusivo vantaggio".
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Settantatré anni fa, il 4 aprile del 1949, veniva firmato a Washington il trattato che istuiva la NATO, acronimo che sta per North Atlantic Treaty Organization,
l’alleanza militare atlantica. L'Italia fu tra i dodici paesi aderenti. Da allora le forze armate, i servizi segreti, la collocazione geopolitica e le decisioni di politica estera del nostro paese sono fortemente dipendenti (per usare un eufemismo) da Washington. Da allora siamo costretti ad ospitare basi militari statunitensi sul nostro territorio, e addirittura ordigni nucleari, senza che il governo, il parlamento o tantomeno il popolo italiano possano avere voce in capitolo. Gli apparati della Nato hanno avuto inoltre un ruolo fondamentale nel limitare la democrazia, partecipando alle pagine più buie della storia repubblicana come la stagione della strategia della tensione volta a bloccare l'ascesa dei comunisti e l'avanzata delle lotte operaie. Dal 1991 in poi l'Italia ha partecipato a tutte le guerre imperialiste scatenate dagli Usa, dalla prima guerra contro l'Iraq, passando per l'aggressione alla Serbia, all'Afghanistan, ancora all'Iraq, alla Libia, fino a giungere al coinvolgimento nel conflitto in corso in Ucraina con l'invio di tonnellate di armi al governo Zelensky e di soldati nei paesi confinanti. Per non parlare del costante e spropositato incremento delle spese militari, a discapito dei bisogni sociali della popolazione italiana.
Tutte cose chiare a Pietro Secchia che in un suo articolo pubblicato su Critica Marxista (anno VII n.2, marzo/aprile 1968), scriveva: "L'adesione alla Nato è contro la sovranità del popolo Italiano e in violazione di alcuni principi della Costituzione. [...] Gli articoli 5 e 9 del Patto sono altresì in netto contrasto con l'articolo 11 della Carta Costituzionale: 'L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.' Vi è qui la condanna esplicita della politica estera che persegua la soluzione di controversie internazionali con l'aggressione, la soppressione o l'offesa alla libertà degli altri popoli. Ma vi è altresì la condanna di tutta la politica estera seguita in questi anni che limita la sovranità nazionale a vantaggio di particolari raggruppamenti (Nato), la cui struttura è essenzialmente militare ed il cui scopo è l'impiego della forza. Poiché una cosa è prevedere tale limitazione in condizioni di PARITÀ e reciprocità con altri stati, e per un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le nazioni, cosa ben diversa è invece sacrificare tale sovranità a vantaggio di uno stato (gli Usa) che si propone, come i fatti hanno dimostrato (Vietnam, Corea, Grecia, Cuba) di intervenire a risolvere le controversie con la forza e a proprio esclusivo vantaggio".
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Sabato a Bergamo si è svolto un corteo antifascista in risposta all'aggressione di due persone di origine senegalese avvenuta ad opera dei fascisti di CasaPound fuori dalla loro sede in via Spaventa venerdì scorso. Denazificare anche le nostre città!
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Vasapollo: per capire il conflitto in corso bisogna rendersi conto che si tratta anche di una guerra monetaria tra una concenzione unipolare e il multipolarismo.
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Draghi, con i soldi dei lavoratori italiani, regala armi al governo di Kiev e alle milizie neonaziste. E questi si lamentano pure che le dotazioni belliche ricevute non sono conformi alle loro aspettative...ovviamente spalleggiati da Repubblica il cui editore (Agnelli-Elkann) essendo anche produttore di veicoli da guerra e componenti per armi ha tutto l'interesse a che il governo italiano aumenti in quantità e qualità le forniture alle truppe nazi-ucraine.
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NON DIMENTICHIAMO I FRATELLI MIKHAIL E ALEKSANDER KONONOVICH. CHE FINE HANNO FATTO?
Nessuno parla più dei fratelli Kononovich, perseguitati da anni dall'estrema destra ucraina (qui sotto troverete il video di una aggressione che subirono nel 2018), imprigionati il 6 marzo scorso a Kiev, perché colpevoli di essere dirigenti della giovanile comuniste e attivisti antifascisti. Secondo alcune fonti giornalistiche rischierebbero la pena di morte, e di loro non si hanno notizie. Non facciamo calare l'attenzione e il silenzio su questa drammatica vicenda. No alla persecuzione dei comunisti ucraini! No alla decomunistizzazione promossa dal governo di Kiev!
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Nessuno parla più dei fratelli Kononovich, perseguitati da anni dall'estrema destra ucraina (qui sotto troverete il video di una aggressione che subirono nel 2018), imprigionati il 6 marzo scorso a Kiev, perché colpevoli di essere dirigenti della giovanile comuniste e attivisti antifascisti. Secondo alcune fonti giornalistiche rischierebbero la pena di morte, e di loro non si hanno notizie. Non facciamo calare l'attenzione e il silenzio su questa drammatica vicenda. No alla persecuzione dei comunisti ucraini! No alla decomunistizzazione promossa dal governo di Kiev!
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L'aggressione dei neonazisti ai fratelli Kononovich, a Kiev, nel 2018. Questa è la democrazia in Ucraina.
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Il Partito Comunista della Federazione Russa sostiene la battaglia antifascista contro i neonazisti ucraini e contro la Nato e si è attivato per inviare da tutto il paese carichi umanitari per alleviare le sofferenze della popolazione del Donbass. Le immagini del filmato si riferiscono alla sezione del Partito Comunista di Novgorod che ieri mattina ha inviato cibo a lunga conservazione, vestiti e prodotti per l'igiene in solidarietà con le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk.
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GRAVISSIMA PROVOCAZIONE CONTRO USB. LA GUERRA VOGLIONO FARLA ANCHE CONTRO I LAVORATORI!
Grave atto di provocazione da parte delle forze dell' ordine contro l'@ Unione Sindacale di Base.
Nella mattinata di oggi i carabinieri hanno preteso di effettuare una perquisizione in cerca di armi nella sede romana del sindacato di base giustificando questa azione con l'arrivo di una segnalazione anonima .
Questo atto intimidatorio evidenzia quanto il lavoro di chi difende davvero i diritti dei lavoratori contro lo strapotere dei padroni dia fastidio ad una classe dominante intenzionata già da tempo a silenziare ogni voce veramente alternativa e ogni possibile focolaio di conflitto sociale. Governo Draghi e padronato vogliono approfittare dell'isteria bellicista per restringere ulteriormente ogni spazio di dissenso. La guerra vogliono farla anche contro i lavoratori.
Da parte nostra piena e incondizionata solidarietà ai compagni di USB!
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Grave atto di provocazione da parte delle forze dell' ordine contro l'@ Unione Sindacale di Base.
Nella mattinata di oggi i carabinieri hanno preteso di effettuare una perquisizione in cerca di armi nella sede romana del sindacato di base giustificando questa azione con l'arrivo di una segnalazione anonima .
Questo atto intimidatorio evidenzia quanto il lavoro di chi difende davvero i diritti dei lavoratori contro lo strapotere dei padroni dia fastidio ad una classe dominante intenzionata già da tempo a silenziare ogni voce veramente alternativa e ogni possibile focolaio di conflitto sociale. Governo Draghi e padronato vogliono approfittare dell'isteria bellicista per restringere ulteriormente ogni spazio di dissenso. La guerra vogliono farla anche contro i lavoratori.
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La bandiera sovietica della Vittoria sventola sul monte Kremenets sopra Izyum.
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SARDINE, CANI, OCHE: il meraviglioso mondo di Mattia Santori.
Ve lo ricordate quando veniva invitato a pontificare in ogni talk show sui pericoli del populismo? Vi ricordate che anche alcuni "ingenui" tra i compagni si prestarono ad accorrere nelle piazze delle sardine guidate da questo qui? Ecco nell'ultimo intervento al consiglio comunale di Bologna il prode Mattia Santori, oggi esponente del Partito Democratico, dà il meglio di sé, sfoderando una profondità di pensiero politico davvero invidiabile. Da non perdere. 😁
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Migliaia di lavoratori hanno manifestato ad Atene, contro l'aumento vertiginoso dei prezzi e contro il coinvolgimento della Grecia negli eventi bellici in Ucraina.
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Anche su Energodar sventola la bandiera della Vittoria.
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GLI ANTIFASCISTI DEL DONBASS CE LI SIAMO DIMENTICATI?
Dopo le violenze di Piazza Maidan e il cambio di regime sostenuto da Usa e Unione Europea, dopo che il nazionalismo ucraino iniziava a discriminare le popolazioni russofone e a colpire gli attivisti antifascisti e i militanti comunisti, il 7 aprile 2014, il popolo di Donetsk guidato dai minatori e dagli operai, prendeva possesso dei palazzi governativi e proclamava la Repubblica Popolare. Dopo che le rivendicazioni iniziali della popolazione del Donbass, cioè il diritto al riconoscimento dell'identità culturale russa e la richiesta di un'Ucraina federale con una maggiore autonomia per le regioni dell'est del paese, erano state del tutto ignorate dal governo di Kiev, eterodiretto dalle potenze occidentali e condizionato dalle milizie paramilitari di estrema destra, non restava altra via che la lotta per l'autodeterminazione popolare. Il governo ucraino rispondeva scatenando una durissima guerra civile che costerà oltre 14000 morti. Guerra che ha portato alla attuale precipitazione degli eventi. Fin da subito era chiaro che la componente antifascista e comunista era ben presente tra gli insorti del Donbass, anche in risposta al dichiarato processo di "decomunistizzazione" dell'Ucraina che comportava la rimozione delle statue e dei monumenti a Lenin e ai martiri sovietici caduti nella Grande Guerra Patriottica, l'abolizione del 9 maggio (anniversario della viittoria sul nazismo) come festa nazionale, la persecuzione dei comunisti (fino alla messa fuorilegge del Partito Comunista nel 2015). Il tutto accompagnato dallo sdoganamento delle forze di estrema destra, che venivano progressivamente integrate negli apparati militari e di sicurezza, mentre il collaborazionista Stepan Bandera era proclamato eroe nazionale e "difensore della libertà dell'Ucraina" e in suo onore venivano eretti monumenti mastodontici. Nel 2014 e negli anni successivi non di rado nei cortei della sinistra radicale italiana era possibile vedere le bandiere delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, addirittura europarlamentari della "sinistra europea" si recarono in Donbass a portare solidarietà, eppure tutto questo oggi pare essere passato di moda. Noi invece non dimentichiamo e continuiamo ad esprimere la nostra solidarietà al Donbass antifascista. Contro il fascismo e l'imperialismo Usa-Nato non un passo indietro!
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Dopo le violenze di Piazza Maidan e il cambio di regime sostenuto da Usa e Unione Europea, dopo che il nazionalismo ucraino iniziava a discriminare le popolazioni russofone e a colpire gli attivisti antifascisti e i militanti comunisti, il 7 aprile 2014, il popolo di Donetsk guidato dai minatori e dagli operai, prendeva possesso dei palazzi governativi e proclamava la Repubblica Popolare. Dopo che le rivendicazioni iniziali della popolazione del Donbass, cioè il diritto al riconoscimento dell'identità culturale russa e la richiesta di un'Ucraina federale con una maggiore autonomia per le regioni dell'est del paese, erano state del tutto ignorate dal governo di Kiev, eterodiretto dalle potenze occidentali e condizionato dalle milizie paramilitari di estrema destra, non restava altra via che la lotta per l'autodeterminazione popolare. Il governo ucraino rispondeva scatenando una durissima guerra civile che costerà oltre 14000 morti. Guerra che ha portato alla attuale precipitazione degli eventi. Fin da subito era chiaro che la componente antifascista e comunista era ben presente tra gli insorti del Donbass, anche in risposta al dichiarato processo di "decomunistizzazione" dell'Ucraina che comportava la rimozione delle statue e dei monumenti a Lenin e ai martiri sovietici caduti nella Grande Guerra Patriottica, l'abolizione del 9 maggio (anniversario della viittoria sul nazismo) come festa nazionale, la persecuzione dei comunisti (fino alla messa fuorilegge del Partito Comunista nel 2015). Il tutto accompagnato dallo sdoganamento delle forze di estrema destra, che venivano progressivamente integrate negli apparati militari e di sicurezza, mentre il collaborazionista Stepan Bandera era proclamato eroe nazionale e "difensore della libertà dell'Ucraina" e in suo onore venivano eretti monumenti mastodontici. Nel 2014 e negli anni successivi non di rado nei cortei della sinistra radicale italiana era possibile vedere le bandiere delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, addirittura europarlamentari della "sinistra europea" si recarono in Donbass a portare solidarietà, eppure tutto questo oggi pare essere passato di moda. Noi invece non dimentichiamo e continuiamo ad esprimere la nostra solidarietà al Donbass antifascista. Contro il fascismo e l'imperialismo Usa-Nato non un passo indietro!
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Anche a Rozovka viene innalzata la bandiera sovietica della Vittoria.
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Antifascismo e vocazione socialista nelle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk.
Una testimonianza dell'esperienza in Donbass di Vauro, intervistato da Giulietto Chiesa nel 2015.
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Una testimonianza dell'esperienza in Donbass di Vauro, intervistato da Giulietto Chiesa nel 2015.
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VERGOGNA ALL'ONU. PASSATA LA RISOLUZIONE AMERICANA CHE ESTROMETTE LA RUSSIA DAL CONSIGLIO PER I DIRITTI UMANI.
I paesi che hanno commesso più crimini di guerra come Usa, Gran Bretagna e Israele, estromettono la Russia dal consiglio per i diritti umani dell'ONU. La risoluzione è stata approvata con 93 voti a favore, 58 astenuti e 24 contrari. Tra i contrari tutti i paesi governati dai partiti comunisti (Cina, Cuba, Vietnam, Laos, Corea del Nord), la Bielorussia di Lukashenko, il Nicaragua Sandinista, la Bolivia, l'Eritrea, la Siria e l'Iran. L'India si è astenuta.
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I paesi che hanno commesso più crimini di guerra come Usa, Gran Bretagna e Israele, estromettono la Russia dal consiglio per i diritti umani dell'ONU. La risoluzione è stata approvata con 93 voti a favore, 58 astenuti e 24 contrari. Tra i contrari tutti i paesi governati dai partiti comunisti (Cina, Cuba, Vietnam, Laos, Corea del Nord), la Bielorussia di Lukashenko, il Nicaragua Sandinista, la Bolivia, l'Eritrea, la Siria e l'Iran. L'India si è astenuta.
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VOLETE DRAGHI E LA NATO O LA PACE E IL LAVORO?
Con Draghi abbiamo avuto il record di morti sul lavoro, di poveri assoluti, di licenziamenti, l'aumento a dismisura delle spese militari (che noi denunciavano da mesi prima della guerra: https://www.facebook.com/2288710844699440/posts/3117307801839736/), l'invio di armi all'Ucraina, le sanzioni che colpiscono soprattutto le nostre classi popolari. Povertà e guerra: ecco dove ci ha condotto il governo più atlantista della storia repubblicana. Per assecondare i voleri della Nato Draghi taglia sanità ed istruzione e spende miliardi in armi, continuando a foraggiare le milizie ucraine e alimentando una guerra che rischia di condurre l'Europa alla catastrofe. Se vogliamo la pace e il lavoro dobbiamo liberarci da questo governo e dai guerrafondai della Nato.
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Continua l''ondata russofoba e anticomunista in tutta Europa. Ieri a Berlino è stato vandalizzato il memoriale ai caduti dell'Armata Rossa, stessa cosa accaduta oggi in Lituania nella città di Marijampole. Da un lato sdoganano i neonazisti e dall'altra vogliono cancellare la storia e l'importanza fondamentale del contributo sovietico alla sconfitta della bestia hitleriana.
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Izyum. Foto di gruppo di combattenti antifascisti.
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