ASSANGE SEPOLTO IN UNA GALERA A VITA: QUESTA È LA LIBERTÀ DI INFORMAZIONE OCCIDENTALE...
La giustizia britannica ha negato il ricorso alla Corte Suprema per Julian Assange contro il via libera all'estradizione negli Usa dato nei mesi scorsi in Appello. Con questa decisione si spalanca la strada alla consegna oltre oceano, dove il fondatore australiano di WikiLeaks rischia una pesantissima condanna per aver contribuito a diffondere documenti riservati. Già le sue condizioni psicofisiche sono pesantemente pregiudicate, una condanna pluridecennale da scontare in un carcere di massima sicurezza statunitense equivale ad una condanna a morire dietro le sbarre. Questo è il trattamento che nei paesi occidentali viene riservato a chi osa rendere pubblica la verità sui crimini dell'imperialismo.
Ovviamente nessuna anima bella si indignerà nei talk show in prima serata, e nessuno verserà una lacrima tra i suoi colleghi nelle redazioni dei grandi giornali. La libertà di informazione esiste solo per chi dice ciò che i padroni vogliono sentire.
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La giustizia britannica ha negato il ricorso alla Corte Suprema per Julian Assange contro il via libera all'estradizione negli Usa dato nei mesi scorsi in Appello. Con questa decisione si spalanca la strada alla consegna oltre oceano, dove il fondatore australiano di WikiLeaks rischia una pesantissima condanna per aver contribuito a diffondere documenti riservati. Già le sue condizioni psicofisiche sono pesantemente pregiudicate, una condanna pluridecennale da scontare in un carcere di massima sicurezza statunitense equivale ad una condanna a morire dietro le sbarre. Questo è il trattamento che nei paesi occidentali viene riservato a chi osa rendere pubblica la verità sui crimini dell'imperialismo.
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Furore anticomunista e russofobo. Ad Odessa è stato divelto un monumento in onore ai combattenti sovietici che difesero la città dagli invasori nazisti durante la Grande Guerra Patriottica.
Questa è l'Ucraina di Zelensky.
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PISA, LIVORNO, GENOVA: I LAVORATORI NON VOGLIONO ESSERE COMPLICI DELL'INVIO DI ARMI IN UCRAINA
Ha fatto scalpore la notizia di ieri a Pisa dove i lavoratori dell'aeroporto addetti al carico degli aerei si sono trovati di fronte casse piene di armi di vario tipo, munizioni, esplosivi dirette in Ucraina e mascherate da "aiuti umanitari" rifiutandosi di caricarle. Oggi arriva il comunicato dei portuali di Livorno iscritti all'USB che esprimono la piena solidarietà ai lavoratori dell'aeroporto di Pisa: "Questa guerra la pagheranno solo i lavoratori, e ora di dire basta. I lavoratori portuali iscritti a USB vogliono manifestare la propria vicinanza e solidarietà ai loro colleghi del trasporto aereo di Pisa che nella giornata di ieri, con coraggio, si sono rifiutati di essere complici di questa guerra", si legge nel comunicato. Nei gioni scorsi anche i portuali genovesi di USB avevano ribadito la loro assoluta indisponibilità a movimentare armi, e a collaborare con la deriva bellicista del governo Draghi.
In settori importanti della classe lavoratrice, cresce insomma l'ostilità alla partecipazione dell'Italia alla guerra in Ucraina con l'invio massiccio di armi. Ci auguriamo che la mobilitazione possa crescere e che si arrivi a proclamare uno sciopero generale contro le politiche di guerra del governo Draghi e per il rispetto dell'articolo 11 della Costituzione.
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Ha fatto scalpore la notizia di ieri a Pisa dove i lavoratori dell'aeroporto addetti al carico degli aerei si sono trovati di fronte casse piene di armi di vario tipo, munizioni, esplosivi dirette in Ucraina e mascherate da "aiuti umanitari" rifiutandosi di caricarle. Oggi arriva il comunicato dei portuali di Livorno iscritti all'USB che esprimono la piena solidarietà ai lavoratori dell'aeroporto di Pisa: "Questa guerra la pagheranno solo i lavoratori, e ora di dire basta. I lavoratori portuali iscritti a USB vogliono manifestare la propria vicinanza e solidarietà ai loro colleghi del trasporto aereo di Pisa che nella giornata di ieri, con coraggio, si sono rifiutati di essere complici di questa guerra", si legge nel comunicato. Nei gioni scorsi anche i portuali genovesi di USB avevano ribadito la loro assoluta indisponibilità a movimentare armi, e a collaborare con la deriva bellicista del governo Draghi.
In settori importanti della classe lavoratrice, cresce insomma l'ostilità alla partecipazione dell'Italia alla guerra in Ucraina con l'invio massiccio di armi. Ci auguriamo che la mobilitazione possa crescere e che si arrivi a proclamare uno sciopero generale contro le politiche di guerra del governo Draghi e per il rispetto dell'articolo 11 della Costituzione.
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Nelle postazioni dell'esercito ucraino spesso si trovano cose di questo tipo: le foto si riferiscono ai locali utilizzati dall'81° brigata delle Forze armate ucraine, sconfitta nei pressi di Izyum, ma tanti altri ritrovamenti simili si susseguono in questi giorni.
•Pallottole proibite dalla prima conferenza dell'Aia, della società americana Hornady Manufacturing Company calibro 7,8 mm tipo espansivo.
•Bandiera con svastica.
•Manifesti di propaganda nazista
E questi reparti vengono armati dalla Nato e anche dal governo italiano.
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•Pallottole proibite dalla prima conferenza dell'Aia, della società americana Hornady Manufacturing Company calibro 7,8 mm tipo espansivo.
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E questi reparti vengono armati dalla Nato e anche dal governo italiano.
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Secondo l'Huffington Post "non c'è nulla da denazificare a Kiev. Il governo però ha irregimentato i super-estremisti di destra del battaglione Azov nell'esercito regolare". Questo è il livello del giornalismo in Italia oggi. Serve commentare??? 🤮
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TRAVAGLIO: LA NATO È GIÀ IN UCRAINA DA ANNI
A sorpresa un minuto e 50 secondi in cui Marco Travaglio svela un pezzo di verità.
"Il tema non è soltanto se l'Ucraina entra o non entra nella Nato, ma è se la Nato esce dall'Ucraina".
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"Il tema non è soltanto se l'Ucraina entra o non entra nella Nato, ma è se la Nato esce dall'Ucraina".
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MORIREMO (DI FAME) PER LA NATO: LE SPESE MILITARI PASSERANNO DA 68 A 104 MILIONI AL GIORNO!
Lega, Partito Democratico, Fratelli d'Italia, Italia Viva, Movimento 5 Stelle votano tutti compatti per portare le spese militari al 2% del pil come chiedeva la Nato. Da 68 a 104 milioni al giorno per le armi, mentre per sanità, scuole e trasporti pubblici non c'è nessun investimento. Lo avevamo già anticipato alcuni giorni fa commentando le dichiarazioni del ministro della difesa Guerini che questo era la deriva verso cui stavano portando il nostro paese.
La povertà cresce, il carovita e il costo stellare di bollette e carburanti erodono salari e pensioni, ma i partiti del governo Draghi e la finta opposizione della Meloni, preferiscono usare i soldi degli italiani per compiacere i piani bellicisti dell'imperialismo. Ricordatevi di loro quando vi chiederanno il voto.
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La povertà cresce, il carovita e il costo stellare di bollette e carburanti erodono salari e pensioni, ma i partiti del governo Draghi e la finta opposizione della Meloni, preferiscono usare i soldi degli italiani per compiacere i piani bellicisti dell'imperialismo. Ricordatevi di loro quando vi chiederanno il voto.
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Medaglia d'oro di arrampicata sugli specchi per il direttore de La Stampa, che in palese imbarazzo cerca di giustificarsi per la clamorosa fake news apparsa sulla prima pagina di ieri. Giudicate voi. Noi evitiamo per non scadere in volgarità.
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IL MANIFESTO ATTACCA IL DONBASS ANTIFASCISTA. LA NATO RINGRAZIA.
Da che parte intendesse schierarsi la redazione del quotidiano il Manifesto era chiaro quando la settimana scorsa Manlio Dinucci venne censurato perché colpevole di scrivere articoli in cui si sottolineavano le gravissime responsabilità della Nato nel precipitare della situazione ucraina. Espliciti i titoli delle prime pagine di questi giorni di guerra, sostanzialmente indistinguibili da quelli di un qualunque giornale padronale. Ma il fondo è stato toccato oggi, con un pezzo veramente imbarazzante teso a gettare fango sulla Resistenza Antifascista in Donbass dove si possono leggere "perle" di questo tenore: "la bandiera rossa simboleggia il potere imperiale sovietico, che aveva barattato l’uguaglianza col sogno di dominare il mondo". O ancora: "le insegne bolsceviche, che nel 1917 simboleggiavano l’unione della classe operaia mondiale contro la guerra, oggi vengono fatte sventolare da giovani coscritti che ammazzano altri giovani coscritti in nome della patria e dei sacri confini. Nel 1956, quando i carri russi entrarono a Budapest, Ignazio Silone si indignò contro chi parlava dell’intervento delle «truppe sovietiche contro gli insorti ungheresi»: «Il rispetto della verità – scrisse – esigerebbe che si dicesse le truppe imperialiste russe contro i soviet dell’Ungheria». Ora è più o meno la stessa cosa". Articolo insomma assolutamente funzionale alla martellante propaganda atlantista diffusa in ogni dove.
E a proposito di Donbass ovviamente non compare nemmeno una riga per smascherare la fake news pubblicata da La Stampa di ieri, che ha tentato di spacciare i martiri di Donetsk colpiti dai missili ucraini, come vittime dei cattivoni russi. Speriamo almeno che presto quelli del Manifesto abbiano la decenza di levare la dicitura "comunista" dalla loro testata. E a chi segue la nostra pagina l'invito è a non acquistare mai più un simile quotidiano. Per leggere simili castronerie non occorre andare in edicola per buttare 1.50€ , basta andare gratuitamente sul sito ufficiale della Nato.
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Da che parte intendesse schierarsi la redazione del quotidiano il Manifesto era chiaro quando la settimana scorsa Manlio Dinucci venne censurato perché colpevole di scrivere articoli in cui si sottolineavano le gravissime responsabilità della Nato nel precipitare della situazione ucraina. Espliciti i titoli delle prime pagine di questi giorni di guerra, sostanzialmente indistinguibili da quelli di un qualunque giornale padronale. Ma il fondo è stato toccato oggi, con un pezzo veramente imbarazzante teso a gettare fango sulla Resistenza Antifascista in Donbass dove si possono leggere "perle" di questo tenore: "la bandiera rossa simboleggia il potere imperiale sovietico, che aveva barattato l’uguaglianza col sogno di dominare il mondo". O ancora: "le insegne bolsceviche, che nel 1917 simboleggiavano l’unione della classe operaia mondiale contro la guerra, oggi vengono fatte sventolare da giovani coscritti che ammazzano altri giovani coscritti in nome della patria e dei sacri confini. Nel 1956, quando i carri russi entrarono a Budapest, Ignazio Silone si indignò contro chi parlava dell’intervento delle «truppe sovietiche contro gli insorti ungheresi»: «Il rispetto della verità – scrisse – esigerebbe che si dicesse le truppe imperialiste russe contro i soviet dell’Ungheria». Ora è più o meno la stessa cosa". Articolo insomma assolutamente funzionale alla martellante propaganda atlantista diffusa in ogni dove.
E a proposito di Donbass ovviamente non compare nemmeno una riga per smascherare la fake news pubblicata da La Stampa di ieri, che ha tentato di spacciare i martiri di Donetsk colpiti dai missili ucraini, come vittime dei cattivoni russi. Speriamo almeno che presto quelli del Manifesto abbiano la decenza di levare la dicitura "comunista" dalla loro testata. E a chi segue la nostra pagina l'invito è a non acquistare mai più un simile quotidiano. Per leggere simili castronerie non occorre andare in edicola per buttare 1.50€ , basta andare gratuitamente sul sito ufficiale della Nato.
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Questa sera i tifosi della Stella Rossa di Belgrado durante la partita di Europa League hanno ricordato agli Usa le innumerevoli guerre criminali di cui sono stati protagonisti dal 1945 ad oggi. Con che coraggio gli Stati Uniti si ergono oggi a paladini della pace e del diritto internazionale?
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La denazificazione del Donbass avanza. Le forze della Repubblica Popolare di Donestk hanno occupato l'amministrazione di un distretto a Mariupol.
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Altro video dal fronte del Donbass: il Presidente della Repubblica Popolare di Donetsk, Denis Pushilin, attacca personalmente un nuovo cartello sull'ex strada intitolata alla 51a Brigata Meccanizzata delle Forze Armate dell'Ucraina nella Volnovakha liberata. Ora questa è una strada che prende il nome dal combattente antifascista Vladimir Zhoga, comandante del battaglione Sparta nel Donbass, caduto il 5 marzo scorso.
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CHI CONDANNA I CRIMINALI DI GUERRA FAREBBE BENE A INIZIARE DA QUELLI CHE STANNO A WASHINGTON...
Il Presidente statunitense Joe Biden, supportato dai servili media occidentali, in questi giorni si esibisce in pubbliche condanne per i crimini di guerra veri o presunti. Una condanna curiosa per chi da otto anni invia armi ed addestra gli estremisti del Battaglione Azov, del Battaglione Aidar, di Pravy Sektor, ecc. Ma soprattutto paradossale per la storia degli Stati Uniti, il paese che dal 1945 ha scatenato guerre in ogni angolo del mondo, dalla Corea al Vietnam, dalla Serbia
all 'Afghanistan e all'Iraq. Per non parlare dei colpi di Stato appoggiati dagli Usa come in Indonesia nel 1965 dove la Cia fornì agli squadroni della morte indonesiani la lista di 5 mila comunisti da eliminare, o in
Cile nel 1973 quando venne assassinato Allende e messo al governo Pinochet, fino ad arrivare al regime change in Ucraina nel 2014 che ha portato a otto anni di guerra civile in Donbass con oltre 14000 morti. Ebbene questa indefessa attività statunitense, secondo lo studio più documentato in materia pubblicato nel 2018 su Global Research, ha prodotto un numero complessivo di persone uccise stimato in 20-30 milioni. Circa il doppio dei caduti della Prima guerra mondiale! Se proprio vogliamo condannare i crimini di guerra non sarebbe forse il caso di iniziare da Washington?
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all 'Afghanistan e all'Iraq. Per non parlare dei colpi di Stato appoggiati dagli Usa come in Indonesia nel 1965 dove la Cia fornì agli squadroni della morte indonesiani la lista di 5 mila comunisti da eliminare, o in
Cile nel 1973 quando venne assassinato Allende e messo al governo Pinochet, fino ad arrivare al regime change in Ucraina nel 2014 che ha portato a otto anni di guerra civile in Donbass con oltre 14000 morti. Ebbene questa indefessa attività statunitense, secondo lo studio più documentato in materia pubblicato nel 2018 su Global Research, ha prodotto un numero complessivo di persone uccise stimato in 20-30 milioni. Circa il doppio dei caduti della Prima guerra mondiale! Se proprio vogliamo condannare i crimini di guerra non sarebbe forse il caso di iniziare da Washington?
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La maggioranza degli italiani non è favorevole all’invio di armi all’Ucraina da parte del nostro Paese. A sostenerlo è l’ultimo sondaggio di Emg per Agorà, in onda su Raitre. Secondo la rilevazione il 55% degli intervistati è contrario all’invio di armi a Kiev, deciso dal nostro Parlamento nelle scorse settimane. Solo il 33%, e dunque uno su tre, è favorevole, mentre il 12% non risponde
Peccato che la grafica mostrata dalla trasmissione era fatta in modo da trarre in inganno. La fetta del grafico a torta che doveva rappresentare il 55% contrario era più piccola della somma di 33% più 12%, cioè del 45%. E colorata di verde, cioè il colore del via libera al semaforo.
Abbiamo provveduto a ripristinare dimensioni e colori corretti.
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Peccato che la grafica mostrata dalla trasmissione era fatta in modo da trarre in inganno. La fetta del grafico a torta che doveva rappresentare il 55% contrario era più piccola della somma di 33% più 12%, cioè del 45%. E colorata di verde, cioè il colore del via libera al semaforo.
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SVELATA LA VERITÀ:
NESSUNA STRAGE AL TEATRO DI MARIUPOL, SOLO UN FERITO.
La propaganda di guerra tende spesso a distorcere la realtà. Abbiamo visto tutti la clamorosa prima pagina del quotidiano La Stampa che induceva a credere che gli oltre 20 morti al mercato di Donetsk, caduti sottomano missile Tochka-U ucraino, fossero in realtà vittime dei russi. Nei giorni scorsi abbiamo poi assistito ad articoli di tutti i principali giornali e ai servizi di tutti i TG che raccontavano della raccapricciante strage di civili inermi morti sotto le bombe russe al teatro di Mariupol. Ebbene pochi minuti fa l'agenzia Ansa e l'agenzia Nova, citando fonti governative ucraine hanno informato che al teatro nessuno è morto, ma al massimo c'è stato solo un civile ferito. Diffidate sempre della propaganda di guerra!
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NESSUNA STRAGE AL TEATRO DI MARIUPOL, SOLO UN FERITO.
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I partigiani antifascisti della milizia popolare della Repubblica Popolare di Lugansk innalzano la bandiera della Vittoria Sovietica sull"amministrazione di Rubizhne.
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