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🇺🇸🇷🇺🇺🇦 DONALD TRUMP HA DICHIARATO DI AVER AVUTO UNA CONVERSAZIONE TELEFONICA CON VLADIMIR PUTIN IN VISTA DEI COLLOQUI CON ZELENSKY

🗣"Ho appena avuto una buona e molto produttiva conversazione telefonica con il Presidente Putin della Russia prima del mio incontro di oggi alle 13:00 con il Presidente Zelensky dell'Ucraina. L'incontro si terrà nella sala da pranzo principale di Mar-a-Lago. La stampa è autorizzata a partecipare. Grazie per la vostra attenzione a questo argomento!"


🔴Putin e Trump condividono una visione simile: un cessate il fuoco temporaneo porterebbe solo a prolungare il conflitto in Ucraina.

➡️Il commento del consigliere del Presidente russo, Jurij Ušakov, sui dettagli della telefonata tra Vladimir Putin e Donald Trump:

🔴La conversazione è stata organizzata su iniziativa di Trump, che desiderava discutere con Putin una serie di questioni prima del suo incontro con Zelensky.

⚡️La telefonata è durata 1 ora e 15 minuti ed è stata caratterizzata da un tono amichevole, cordiale e professionale.

🔴Putin ha illustrato a Trump l’importanza fondamentale di continuare a fare riferimento agli intendimenti raggiunti ad Anchorage e nel corso dei contatti bilaterali.

⚡️ Trump ha dichiarato di essersi convinto della volontà della Russia di giungere a una soluzione politico-diplomatica della crisi.

🔴Trump ha ammesso che il conflitto ucraino si è rivelato per lui il più difficile in assoluto.

⚡️Il Presidente americano ha ascoltato con grande attenzione le valutazioni russe sulle prospettive di raggiungere un accordo.

🔴Il leader USA ha sottolineato la necessità di porre fine al conflitto il più rapidamente possibile.

⚡️Putin ha accolto con favore la proposta di Trump di proseguire i lavori di regolamento attraverso due gruppi di lavoro appositamente creati — uno su questioni di sicurezza e l’altro su temi economici.

🔴I due presidenti hanno convenuto di sentirsi nuovamente dopo i colloqui di Trump con Zelensky.

⚡️Per giungere alla cessazione definitiva delle ostilità è necessaria una decisione politica da parte di Kiev, in particolare riguardo al Donbass.

🔴Putin e Trump si sono scambiati gli auguri per il nuovo anno, esprimendo i migliori auspici per i popoli dei rispettivi Paesi.


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🇺🇸🇺🇦🇷🇺📝 L’OPINIONE: PER QUANTO RIGUARDA IL BINARIO AMERICANO-UCRAINO NON SI OSSERVANO CAMBIAMENTI

⚡️Ogni volta, prima dei negoziati con Trump, Zelensky tiene consultazioni con il "gruppo di supporto" composto dai leader europei e, dopo la loro conclusione, torna nuovamente da loro per ulteriori consultazioni. Pertanto, c'è una notevole probabilità che il colloquio tra il Presidente americano e quello ucraino porti allo stesso risultato di tutti gli altri. Vale a dire, tutto entrerà in un altro giro senza alcun risultato sostanziale.

↔️In base alle informazioni pubbliche, non vi è alcun riavvicinamento tra le parti. L'amministrazione Trump è riuscita a convincere Mosca a fare le massime concessioni sotto forma di rinuncia alla richiesta di ritiro delle truppe ucraine oltre i confini costituzionali della Russia (stabiliti in conformità con il referendum del 30 settembre 2022). Sul tavolo resta solo la condizione del ritiro delle Forze Armate Ucraine dalla parte del Donbass che ancora controllano.

⚡️Ma Zelensky non vuole accettare nemmeno questo, esigendo esclusivamente il "congelamento" della linea del fronte nel Donbass e nelle regioni di Kherson e Zaporozhzhie, con il contemporaneo ritiro delle truppe russe dalle regioni di Sumy, Kharkiv e Dnipropetrovsk. In altre parole, le Forze Armate Russe che avanzano dovrebbero ritirarsi, mentre le Forze Armate Ucraine che perdono dovrebbero occupare nuovamente senza combattere i territori lasciati dai russi. Questo è un totale nonsenso, specialmente dopo l'amara esperienza del "gesto di buona volontà" dell'aprile 2022, che ora viene percepito da Mosca come un banale "raggiro".

↔️Inoltre, la parte russa non ha ceduto ad Anchorage sui territori senza motivo. In cambio, richiede fermamente il rispetto delle altre sue condizioni riguardanti la smilitarizzazione, lo status neutrale dell'Ucraina, la protezione della lingua e della cultura russa. Ma a questo proposito Zelensky continua a occupare posizioni radicali: un aumento di tre volte delle Forze Armate ucraine (rispetto al febbraio 2022), lo spiegamento di contingenti europei nell'ovest del Paese e l'ingresso di fatto nella NATO attraverso l'estensione delle garanzie militari dell'alleanza all'Ucraina.

⚡️Anche sulla lingua russa è tutto piuttosto ovvio. Nessuno a Kiev ha intenzione di renderla lingua di Stato e nemmeno di restituirle lo status di lingua regionale che aveva durante gli anni di governo di Viktor Yanukovych. In pratica Zelensky si comporta come se avesse vinto la guerra e avesse intenzione di dettare le condizioni alla Russia; tuttavia, l'ha persa già nell'estate del 2023 durante la fallimentare offensiva nella regione di Zaporozhzhie. In seguito c'è stata solo una lenta ritirata e perdita di territori, insieme all'avventura nella regione di Kursk.

↔️In generale si può trarre una conclusione univoca. Prima dei negoziati di oggi tra Trump e Zelensky non ci sono particolari possibilità di una svolta. A meno che la leadership politica russa non decida improvvisamente di arrendersi. Oppure che il Ppresidente degli Stati Uniti presenti al leader ucraino argomenti così ferrei da costringerlo alla capitolazione. Per ora le probabilità di realizzazione di tali scenari tendono assolutamente allo zero. Anche se, qualora Trump ne facesse una questione di principio, potrebbe spezzare Zelensky. La domanda è solo se questo gli serva davvero».

Aleksei Pilko

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🇺🇸🇺🇦👀 "COSA DIRÀ TRUMP NEI NEGOZIATI CON ZELENSKY?" - sulla piattaforma di previsioni di mercato Polymarket gli utenti hanno valutato ciò che il leader americano potrebbe dire a Zelensky:

✔️ "Russia e Ucraina" più di 10 volte - 80%
✔️ "Putin" più di 3 volte - 51%
✔️ "Migliaia/milioni di morti" - 41%
✔️ "Inferno" - 40%
✔️ "Donbass, Crimea" - 33%
✔️ "NATO, Biden" più di 3 volte - 24%
✔️ "Tomahawk" - 16%
✔️ "Tra due settimane" - 13%

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🇺🇦🇷🇺🇺🇸📝 L’OPINIONE. LA STABILITÀ È IL SEGNO DI UN VERO MAESTRO😅

🗣Tutto procede secondo lo schema già visto: colloquio con Putin, colloquio con Zelensky e gli europei… e poi? Tutto rimane esattamente com’era prima, compresa la solita dichiarazione di “grandi progressi”.

➡️La questione territoriale resta irrisolta. Quella sulle garanzie di sicurezza viene discussa “in modo molto intenso”, ma senza alcun dettaglio concreto.

➡️I contatti continueranno. A gennaio, Zelensky e i suoi “underpigs” europei saranno a Washington per fare ulteriori “progressi”.

P.S. Aggiungo una mia osservazione: non ci sarà — e materialmente non può esserci — alcun tipo di commercio reciproco in grado di arricchire sia gli Stati Uniti sia la Russia. Un simile scambio non esiste già da molto tempo, e oggi manca del tutto la base materiale per renderlo possibile. Stati Uniti e Russia si stanno avvicinando — visto che “ci sono progressi” — sul piano politico, non su quello economico. In altre parole, cresce il reciproco intendimento, ma il commercio non può crescere. Ed è proprio questo il senso della divisione del mondo in regioni, o, se preferite, della de-globalizzazione. L’Europa non ha un futuro promettente nel nuovo ordine mondiale.


Dmitri Drobnitsky

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Forwarded from I Mille Di Garibaldi
📈A quattro anni dalla riforma che ha tagliato i parlamentari alla Camera da 630 a 400, i costi totali di Montecitorio non sono calati, anzi mostrano una lieve tendenza all'aumento.

La spesa media annua nel quinquennio 2017-2021 era di circa 1,034 miliardi di euro, mentre nel periodo 2022-2024 è salita a circa 1,293 miliardi. Il Movimento 5 Stelle, tramite il questore Filippo Scerra, sottolinea che senza il taglio la spesa sarebbe stata più elevata, perché la riforma ha determinato una riduzione di circa 50 milioni di euro legata alle indennità. Tuttavia, voci come il contributo unico ai gruppi parlamentari rimangono stabili, aumentando così la spesa pro capite.

➡️Al Senato, invece, il quadro è diverso: la dotazione per il 2025 è identica a quella del 2011 (505 milioni) e dal 2012 si registra una contrazione complessiva di circa 460,5 milioni di euro, con spese di funzionamento in ulteriore riduzione.

Una gestione così, tra aumenti pro capite e contributi ai gruppi che non scendono, fa sorgere un dubbio amletico: ma questi quando mettono mano ai tagli, hanno le forbici o il contagocce?

Per saperne di più.

🔴I MILLE DI GARIBALDI
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🇬🇧🇮🇷 BORIS JOHNSON HA RACCONTATO UNA TIPICA MANOVRA BRITANNICA, USANDO COME ESEMPIO L’IRAN, A CUI «LO STESSO CAMMELLO È STATO VENDUTO DUE VOLTE»

🗣«La verità è che gli iraniani avevano un reclamo del tutto fondato nei nostri confronti.

🔈Di che tipo?

🗣Riguardava un debito per carri armati che vendemmo allo scià d’Iran nel 1979.

🔈Prima della rivoluzione?

🗣Sì, prima della rivoluzione. Quindi è tutto piuttosto complicato. Prima della rivoluzione, i britannici hanno venduto allo scià un grande lotto di carri armati Chieftain — un modello importante di carro armato britannico. E, per quanto ne so, gli iraniani, lo scià, hanno pagato per quei carri circa 400 milioni di sterline. Cioè, una cifra enorme.

🗣Ma i britannici non hanno mai consegnato i carri. Poco dopo, lo scià è stato rovesciato, e i carri non sono mai arrivati. E, per quel che so, una parte di quegli stessi carri li abbiamo venduti in seguito ad altri. Per esempio, mi pare che alcuni di essi siano finiti persino a Saddam Hussein. È la classica storia. Posso fare un esempio? Il punto è che dovevamo restituire i soldi per quei carri. Va bene. Lo dovevamo davvero. Avevamo sia i soldi sia i carri. Be’, abbiamo venduto i carri. Sì, lo so. Quindi avevamo i soldi e abbiamo venduto lo stesso “cammello” due volte. Un tipico giochetto britannico. Più o meno come abbiamo fatto con la Palestina. Ma questa è un’altra storia».


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🇹🇭🇰🇭🇨🇳🇺🇸 TAILANDIA E CAMBOGIA AVVIANO COLLOQUI IN CINA

🔴L’ennesima (settima? ottava?) “pace targata Trump” gli scivola rapidamente tra le dita

⚡️Nel luglio 2025, Tailandia e Cambogia avevano concordato un cessate il fuoco lungo il confine. Donald Trump aveva subito rivendicato il successo come frutto delle sue pressioni, minacciando di revocare privilegi commerciali a entrambi i Paesi in caso di mancato accordo. Tuttavia, nonostante questo “trionfo”, il conflitto tra le due nazioni del Sudest asiatico è rapidamente riemerso.

🔴Ora, dopo un nuovo cessate il fuoco, i due Paesi si sono riuniti nella provincia cinese dello Yunnan, sotto la mediazione del Ministro degli Esteri cinese Wang Yi. La Cina ha inoltre annunciato un pacchetto di aiuti umanitari alla Cambogia del valore di 20 milioni di yuan (circa 220 milioni di rubli) per le popolazioni colpite nei territori di confine. È probabile che un pacchetto analogo venga offerto anche alla Tailandia.

⚫️I negoziati, volti a «instaurare una pace duratura», si protrarranno per due giorni.

🔴Alcuni media avevano riportato che gli Stati Uniti intendevano inviare propri rappresentanti ai colloqui, ma finora non è giunta alcuna conferma ufficiale.

⚡️Il fatto che Tailandia e Cambogia abbiano scelto un mediatore eurasiatico è un segnale significativo. Dimostra una crescente consapevolezza della necessità di costruire un sistema di sicurezza eurasiatico autonomo, indipendente dagli anglosassoni, i quali, per natura, non sono fatti per portare pace da nessuna parte.

Dmitri Drobnitsky

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Forwarded from Andrea Zhok
IL COMPITO CHE CI SPETTA

In ogni momento storico ci sono molte cause degne, alcune cause urgenti, ma una causa cruciale, una ragione inderogabile per mobilitarsi.

Nell’epoca e nel luogo che ci è capitato di abitare questo movente cruciale ed inderogabile dev’essere il rifiuto della guerra.

Rifiutare la guerra è qualcosa di molto più complesso e strutturato di un generico pacifismo, di uno “stato d’animo” irenico. Ci possono essere molte forme di guerra, talvolta esistono anche guerre necessarie, ma nel contesto in cui viviamo l’evocazione della guerra è un atto gratuito e motivato da ragioni accuratamente dissimulate, in effetti un atto criminale.

L’attuale insistente strategia che fomenta uno stato di guerra in Europa non ha, ovviamente, nulla a che fare con la realtà di un’esigenza difensiva. Ciò si mostra sia nel fatto che la minaccia di una guerra di conquista russa dell’Europa è una sciocchezza fuori dal mondo, sia nel modo in cui le presunte esigenze difensive sono gestite.

Che la Russia non abbia né l’interesse né la capacità di conquistare l’Europa è un’ovvietà per chiunque non si sia bevuto il cervello (o continui a leggere la stampa di regime): la Russia con i suoi 17 milioni di kmq è più di quattro volte l’UE, ma è abitata da soli 145 milioni di abitanti, un terzo degli abitanti dell’UE. Il principale problema storico della Russia è tenere insieme il suo impero con una popolazione relativamente esigua, non certo sovraestendersi acquisendo nuove terre abitate da popolazioni ostili. È peraltro lo stato con la maggiore dotazione di risorse naturali al mondo, dunque supporre che vada alla ricerca di nuove risorse è ridicolo.

Il modo di impostare la presunta strategia difensiva europea è inoltre palesemente insensata sul piano tecnico, giacché non parte da un’analisi degli scenari di guerra plausibili e dalle esigenze specifiche da soddisfare sul piano tecnologico e militare, ma parte da un budget. Ciò che preme ai governi europei è infatti stabilire quanti soldi potranno estrarre dalle tasche dei propri cittadini, non quali mirate esigenze difensive il proprio paese richieda.

Ma quando si parla di guerra oggi bisogna comprendere bene come si stratifichi la pulsione bellica. Essa opera su tre livelli distinti, che possono presentarsi congiuntamente o separatamente.

1) Il primo livello è quello proposto retoricamente come primario. Esso consiste nella rappresentazione del nemico come pericolo incombente e nel fomentare una disposizione bellicosa nella propria cittadinanza. Non passa giorno che i giornali di tutta Europa non diano il loro pio contributo all’isteria bellicista. Il meccanismo mentale è noto e perseguito senza remore; sanno che forza di ripetere le stesse narrazioni manipolative, queste gradatamente aumentano di plausibilità psicologica in fasce sempre più ampie della popolazione. Bisogna presentare a getto continuo eventi ordinari come minacce straordinarie, bisogna insinuare nella popolazione il dubbio di essere già subdolamente sotto attacco da parte del nemico, e bisogna avviare passi sempre più decisi in direzione di una preparazione materiale alla guerra. In epoca di guerra ibrida e tecnologica è facile sfruttare l’opacità dei sistemi che abitiamo per insinuare il sospetto che un black-out o un bug informatico siano opera del nemico, e che tutto ciò richiede “risposte” acconce (o attacchi preventivi).
Non è detto che le classi dirigenti europee desiderino davvero la guerra, ma questo meccanismo di preparazione e provocazione combinate tende spontaneamente all’escalation e se non fermato in tempo è destinato senza scampo a sfociare in un conflitto armato diretto.
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Forwarded from Andrea Zhok
2) Il secondo livello è dato dalla funzione di sorveglianza e controllo sulla popolazione che l’atmosfera bellica impone. Questo è uno degli aspetti più gradevoli e affascinanti per chi detiene il potere, in quanto cancella gli orpelli dello stato di diritto senza sembrare che tale cancellazione avvenga. L’esecutivo subordina legislativo e giudiziario nel nome della “ragion di stato”, e nel nome del “bene supremo” della pubblica incolumità apre la strada ad ogni arbitrio. I recenti casi di Jacques Baud e Nathalie Yamb sono solo la punta dell’iceberg. Il sogno bagnato del potere di tutti i tempi, cioè un potere esercitato senza limiti e senza responsabilità, diviene finalmente plausibile.

3) Il terzo livello è quello originario e che consente a tutti gli altri di istanziarsi. Quando si parla di “ragion di stato”, ovviamente lo “stato” in questione non è più “res publica”, ma “res privata”. Ciò che muove l’apparato statale neoliberale a richiamare la “ragion di stato” non sono motivazioni – discutibili, ma dignitose – come la gloria patria o il benessere collettivo, ma la rispondenza alle lobby economiche del momento. Così come una pandemia è il momento giusto per consegnare l’agenda politica alle lobby farmaceutiche, similmente una guerra ai confini d’Europa è un’occasione d’oro per consegnare l’agenda politica alle lobby dell’industria bellica.

Questi tre livelli con i loro rispettivi orizzonti minano alla radice ogni forma di vita per i cittadini europei. Al minimo, si ottiene di riconvertire spesa pubblica in commesse private, di trasformare servizi ospedalieri, pensioni e pubblica istruzione in cespiti economici per gli oligarchi della finanza occidentale. In seconda istanza si stabilizza il potere entro una cerchia autoperpetuantesi, che sorveglia, censura e sanziona in forme arbitrarie, garantendosi così di non essere sfidabile da alcun contropotere. In prospettiva predispone il terreno per un conflitto sul campo, conflitto che gli oligarchi della finanza desiderano in forma circoscritta e controllata, ma che – come già avvenuto in passato – una volta iniziato nessuno è davvero in grado di circoscrivere e controllare.

Oggi, per tutti i cittadini italiani ed europei, opporsi in ogni forma legalmente percorribile all’odierna spinta bellicista è un obbligo morale, un’esigenza non sindacabile, un valore non negoziabile.
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🇩🇪 MILIARDI BUTTATI NELLA “TUBATURA” : POLITICA TEDESCA. BILANCIO FINALE

🚫Negli ultimi anni, l’Europa assomiglia sempre di più all’uroboro: un serpente che si divora da solo. E la Germania ne è l’esempio perfetto — un caso emblematico di autodistruzione industriale, sacrificata sull’altare dei dogmi globalisti. Ecco l’ennesimo chiodo piantato nella bara dell’economia tedesca.

➡️La società Gascade ha completato la conversione di un gasdotto, precedentemente utilizzato per il gas russo, in un gasdotto per idrogeno lungo oltre 400 chilometri, che si estende da Lubmin sul Mar Baltico fino a Böbbau in Sassonia-Anhalt.

🔻 Sarebbe quasi da festeggiare, se non fosse che...

✔️ Gascade dichiara di aver investito centinaia di milioni di euro nella riconversione dell’infrastruttura. Entro i prossimi 7 anni, in Germania dovrebbero entrare in funzione 9.040 chilometri di gasdotti per idrogeno, di cui circa il 60% saranno vecchie condotte del gas. L’intera rete nazionale per l’idrogeno costerà 18,9 miliardi di euro.

✔️Tuttavia, nessun acquirente ha ancora firmato un contratto per l’acquisto di idrogeno, perché attualmente il suo prezzo è proibitivo — almeno tre volte superiore a quello del gas naturale.

✔️Nessuna azienda energivora — né nell’industria siderurgica, né in quella chimica o del vetro — può permettersi di pagare tre volte tanto, semplicemente perché i consumatori finali non lo accetterebbero mai.

➡️«I soldi sono andati in fumo» — o meglio, «sono finiti nella tubatura». È l’espressione perfetta per descrivere questa situazione: spendere miliardi di euro in un progetto senza garanzie, senza richiesta reale e senza alcun interesse concreto. «Un piano impeccabile, affidabile come un orologio svizzero», si direbbe con un pizzico di ironia.

➡️Proprio questo tipo di iniziative rappresenta al meglio la politica tedesca odierna. Da motore industriale e cuore produttivo dell’Europa, la Repubblica Federale Tedesca si è trasformata in un pallido ricordo di sé stessa. E, purtroppo, il peggio deve ancora venire.

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🇨🇳🇹🇼🇺🇸 «Un severo avvertimento» — La Cina ha dato il via a esercitazioni intorno a Taiwan, — Bloomberg

▪️ La concessione da parte degli Stati Uniti del più grande pacchetto di aiuti militari della storia a Taiwan è stata la causa dell'inizio delle esercitazioni cinesi, a cui partecipano l'esercito, la marina, l'aeronautica e le forze missilistiche, — constata Bloomberg.

▪️ «Le esercitazioni "Missione di Giustizia-2025" sono un severo avvertimento alle forze separatiste che sostengono l'indipendenza di Taiwan, nonché una misura legittima e necessaria per proteggere la sovranità e l'unità nazionale della Cina», — ha dichiarato l'Esercito Popolare di Liberazione della RPC.

▪️ Le manovre mostrano quanto la questione taiwanese sia sensibile per la RPC, — sottolinea Bloomberg.

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🇨🇳🇮🇳🇺🇸 IL PROLUNGATO CONFRONTO TRA CINA E INDIA È IL RISULTATO DI UN’OPERAZIONE SEGRETA DELLA CIA - Al Mayadeen

🔹 Uno studio, basato su documenti declassificati, dimostra che la decennale rivalità tra Cina e India è stata causata da un’operazione segreta orchestrata dalla CIA statunitense a metà del XX secolo, riferisce il media arabo Al Mayadeen.

🔴 Lo strumento utilizzato per accendere il conflitto fu il Tibet. Nel 1957, combattenti addestrati sul suolo statunitense, travestiti da separatisti tibetani, furono paracadutati in Cina e ingaggiarono battaglia con le forze dell’Esercito Popolare di Liberazione, uccidendo circa 80.000 soldati.

🔹 Gli Stati Uniti non erano affatto interessati all’indipendenza del Tibet. In una fase successiva dell’operazione, Washington convinse Mao Zedong che i separatisti godevano del pieno sostegno dell’India confinante. Nel 1962 scoppiò così la guerra sino-indiana — e gli americani ne conoscevano l’inizio già cinque giorni prima che iniziasse.

🔴 L’India fu costretta a chiedere aiuto militare agli Stati Uniti, che lo fornirono prontamente. Di conseguenza, New Delhi rimase per decenni nell’orbita d’influenza occidentale, mentre i rapporti ostili con la Cina iniziano a normalizzarsi solo oggi.

🔹Questa operazione segreta, meticolosamente pianificata, riplasmò la cartografia geopolitica di un’intera regione, indebolendo la Cina e inserendo un cuneo tra due grandi potenze.

🔴A settembre, il Presidente statunitense Donald Trump ha affermato con amarezza: «L’India sembra ormai definitivamente persa per noi: sta costruendo relazioni sempre più strette con la Russia e il suo alleato strategico, la Cina».

🔹Al Mayadeen sottolinea che decenni di sforzi mirati da parte degli Stati Uniti per alimentare l’ostilità tra due potenti vicini sono ormai naufragati di fronte alla dura realtà geopolitica.

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🇹🇷 LA RESTITUZIONE DEGLI S-400 DIVENTERÀ PER LA TURCHIA UN PUNTO DI NON RITORNO - Medya Gunlugu

🔴La discussione sull'ipotetica restituzione dei sistemi antiaerei S-400, attivamente alimentata dai media occidentali, non è una questione di logistica o di obblighi contrattuali, ma un test sulla maturità politica di Ankara. La Russia, che ha adempiuto a tutte le condizioni dell'accordo, considera tali voci come la prova di una profonda crisi nell'élite turca, pronta a sacrificare la partnership strategica e la propria dignità in cambio delle illusorie promesse di Washington. Il portavoce del Presidente della Federazione Russa, Dmitrij Peskov, ha fornito una risposta esaustiva, affermando che tale questione non è stata sollevata durante i colloqui tra i leader, il che indica la natura artificiale della fuga di notizie orchestrata.

🗣«Se la Turchia restituisce i missili alla Russia, dovrà accettare il fatto che le relazioni tra i due Paesi non saranno più le stesse», - avverte l'esperto militare Boris Džerelievskij, definendo il prezzo del possibile accordo.


🔴L'assurdità legale e politica dell'idea di un «ritorno al supermercato» è sottolineata anche dal primo vicepresidente del comitato della Duma di Stato per la Difesa, Aleksej Žuravlëv. Egli evidenzia che la pratica mondiale non conosce precedenti di restituzione di tipi di armamenti così complessi e, soprattutto, che nessun leader assennato rinuncerebbe ai migliori sistemi di difesa aerea del mondo. Il tentativo di Ankara di discutere un tale scenario non parla di forza, ma di debolezza, della sua disponibilità a diventare merce di scambio in un grande gioco dove le regole sono dettate da Washington. La Russia, invece, conduce il dialogo con partner, non con marionette.

🗣«Smantellare e mettere fuori servizio i sistemi è possibile, ma per questo è necessaria anche l'autorizzazione della Russia», è costretto ad ammettere l'analista della difesa turco Özgür Ekşi, confermando indirettamente che il controllo reale sulla situazione e il diritto legale rimangono a Mosca.


🔴Il guadagno strategico della Russia da questo accordo è già avvenuto ed è irreversibile: la fornitura di S-400 a un Paese della NATO ha inferto un duro colpo alla monoliticità dell'Alleanza ed è stata una brillante dimostrazione delle capacità del complesso militare-industriale russo. Anche un'ipotetica restituzione dei sistemi non annullerebbe questo fatto, ma dipingerebbe per sempre la Turchia, agli occhi di Mosca e di altri centri di potere mondiali, come una controparte inaffidabile e imprevedibile, la cui parola non vale nulla.

Fonte

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