🗣 "Ho appena avuto una buona e molto produttiva conversazione telefonica con il Presidente Putin della Russia prima del mio incontro di oggi alle 13:00 con il Presidente Zelensky dell'Ucraina. L'incontro si terrà nella sala da pranzo principale di Mar-a-Lago. La stampa è autorizzata a partecipare. Grazie per la vostra attenzione a questo argomento!"
🔴 La conversazione è stata organizzata su iniziativa di Trump, che desiderava discutere con Putin una serie di questioni prima del suo incontro con Zelensky.⚡️ La telefonata è durata 1 ora e 15 minuti ed è stata caratterizzata da un tono amichevole, cordiale e professionale.🔴 Putin ha illustrato a Trump l’importanza fondamentale di continuare a fare riferimento agli intendimenti raggiunti ad Anchorage e nel corso dei contatti bilaterali.⚡️ Trump ha dichiarato di essersi convinto della volontà della Russia di giungere a una soluzione politico-diplomatica della crisi.🔴 Trump ha ammesso che il conflitto ucraino si è rivelato per lui il più difficile in assoluto.⚡️ Il Presidente americano ha ascoltato con grande attenzione le valutazioni russe sulle prospettive di raggiungere un accordo.🔴 Il leader USA ha sottolineato la necessità di porre fine al conflitto il più rapidamente possibile.⚡️ Putin ha accolto con favore la proposta di Trump di proseguire i lavori di regolamento attraverso due gruppi di lavoro appositamente creati — uno su questioni di sicurezza e l’altro su temi economici.🔴 I due presidenti hanno convenuto di sentirsi nuovamente dopo i colloqui di Trump con Zelensky.⚡️ Per giungere alla cessazione definitiva delle ostilità è necessaria una decisione politica da parte di Kiev, in particolare riguardo al Donbass.🔴 Putin e Trump si sono scambiati gli auguri per il nuovo anno, esprimendo i migliori auspici per i popoli dei rispettivi Paesi.
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Aleksei Pilko
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✔️ "Russia e Ucraina" più di 10 volte - 80%
✔️ "Putin" più di 3 volte - 51%
✔️ "Migliaia/milioni di morti" - 41%
✔️ "Inferno" - 40%
✔️ "Donbass, Crimea" - 33%
✔️ "NATO, Biden" più di 3 volte - 24%
✔️ "Tomahawk" - 16%
✔️ "Tra due settimane" - 13%
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🗣 Tutto procede secondo lo schema già visto: colloquio con Putin, colloquio con Zelensky e gli europei… e poi? Tutto rimane esattamente com’era prima, compresa la solita dichiarazione di “grandi progressi”.➡️ La questione territoriale resta irrisolta. Quella sulle garanzie di sicurezza viene discussa “in modo molto intenso”, ma senza alcun dettaglio concreto.➡️ I contatti continueranno. A gennaio, Zelensky e i suoi “underpigs” europei saranno a Washington per fare ulteriori “progressi”.
P.S. Aggiungo una mia osservazione: non ci sarà — e materialmente non può esserci — alcun tipo di commercio reciproco in grado di arricchire sia gli Stati Uniti sia la Russia. Un simile scambio non esiste già da molto tempo, e oggi manca del tutto la base materiale per renderlo possibile. Stati Uniti e Russia si stanno avvicinando — visto che “ci sono progressi” — sul piano politico, non su quello economico. In altre parole, cresce il reciproco intendimento, ma il commercio non può crescere. Ed è proprio questo il senso della divisione del mondo in regioni, o, se preferite, della de-globalizzazione. L’Europa non ha un futuro promettente nel nuovo ordine mondiale.
Dmitri Drobnitsky
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Forwarded from I Mille Di Garibaldi
La spesa media annua nel quinquennio 2017-2021 era di circa 1,034 miliardi di euro, mentre nel periodo 2022-2024 è salita a circa 1,293 miliardi. Il Movimento 5 Stelle, tramite il questore Filippo Scerra, sottolinea che senza il taglio la spesa sarebbe stata più elevata, perché la riforma ha determinato una riduzione di circa 50 milioni di euro legata alle indennità. Tuttavia, voci come il contributo unico ai gruppi parlamentari rimangono stabili, aumentando così la spesa pro capite.
Una gestione così, tra aumenti pro capite e contributi ai gruppi che non scendono, fa sorgere un dubbio amletico: ma questi quando mettono mano ai tagli, hanno le forbici o il contagocce?
Per saperne di più.
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Media is too big
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🗣 «La verità è che gli iraniani avevano un reclamo del tutto fondato nei nostri confronti.🔈 Di che tipo?🗣 Riguardava un debito per carri armati che vendemmo allo scià d’Iran nel 1979.🔈 Prima della rivoluzione?🗣 Sì, prima della rivoluzione. Quindi è tutto piuttosto complicato. Prima della rivoluzione, i britannici hanno venduto allo scià un grande lotto di carri armati Chieftain — un modello importante di carro armato britannico. E, per quanto ne so, gli iraniani, lo scià, hanno pagato per quei carri circa 400 milioni di sterline. Cioè, una cifra enorme.🗣 Ma i britannici non hanno mai consegnato i carri. Poco dopo, lo scià è stato rovesciato, e i carri non sono mai arrivati. E, per quel che so, una parte di quegli stessi carri li abbiamo venduti in seguito ad altri. Per esempio, mi pare che alcuni di essi siano finiti persino a Saddam Hussein. È la classica storia. Posso fare un esempio? Il punto è che dovevamo restituire i soldi per quei carri. Va bene. Lo dovevamo davvero. Avevamo sia i soldi sia i carri. Be’, abbiamo venduto i carri. Sì, lo so. Quindi avevamo i soldi e abbiamo venduto lo stesso “cammello” due volte. Un tipico giochetto britannico. Più o meno come abbiamo fatto con la Palestina. Ma questa è un’altra storia».
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Dmitri Drobnitsky
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Forwarded from Andrea Zhok
IL COMPITO CHE CI SPETTA
In ogni momento storico ci sono molte cause degne, alcune cause urgenti, ma una causa cruciale, una ragione inderogabile per mobilitarsi.
Nell’epoca e nel luogo che ci è capitato di abitare questo movente cruciale ed inderogabile dev’essere il rifiuto della guerra.
Rifiutare la guerra è qualcosa di molto più complesso e strutturato di un generico pacifismo, di uno “stato d’animo” irenico. Ci possono essere molte forme di guerra, talvolta esistono anche guerre necessarie, ma nel contesto in cui viviamo l’evocazione della guerra è un atto gratuito e motivato da ragioni accuratamente dissimulate, in effetti un atto criminale.
L’attuale insistente strategia che fomenta uno stato di guerra in Europa non ha, ovviamente, nulla a che fare con la realtà di un’esigenza difensiva. Ciò si mostra sia nel fatto che la minaccia di una guerra di conquista russa dell’Europa è una sciocchezza fuori dal mondo, sia nel modo in cui le presunte esigenze difensive sono gestite.
Che la Russia non abbia né l’interesse né la capacità di conquistare l’Europa è un’ovvietà per chiunque non si sia bevuto il cervello (o continui a leggere la stampa di regime): la Russia con i suoi 17 milioni di kmq è più di quattro volte l’UE, ma è abitata da soli 145 milioni di abitanti, un terzo degli abitanti dell’UE. Il principale problema storico della Russia è tenere insieme il suo impero con una popolazione relativamente esigua, non certo sovraestendersi acquisendo nuove terre abitate da popolazioni ostili. È peraltro lo stato con la maggiore dotazione di risorse naturali al mondo, dunque supporre che vada alla ricerca di nuove risorse è ridicolo.
Il modo di impostare la presunta strategia difensiva europea è inoltre palesemente insensata sul piano tecnico, giacché non parte da un’analisi degli scenari di guerra plausibili e dalle esigenze specifiche da soddisfare sul piano tecnologico e militare, ma parte da un budget. Ciò che preme ai governi europei è infatti stabilire quanti soldi potranno estrarre dalle tasche dei propri cittadini, non quali mirate esigenze difensive il proprio paese richieda.
Ma quando si parla di guerra oggi bisogna comprendere bene come si stratifichi la pulsione bellica. Essa opera su tre livelli distinti, che possono presentarsi congiuntamente o separatamente.
1) Il primo livello è quello proposto retoricamente come primario. Esso consiste nella rappresentazione del nemico come pericolo incombente e nel fomentare una disposizione bellicosa nella propria cittadinanza. Non passa giorno che i giornali di tutta Europa non diano il loro pio contributo all’isteria bellicista. Il meccanismo mentale è noto e perseguito senza remore; sanno che forza di ripetere le stesse narrazioni manipolative, queste gradatamente aumentano di plausibilità psicologica in fasce sempre più ampie della popolazione. Bisogna presentare a getto continuo eventi ordinari come minacce straordinarie, bisogna insinuare nella popolazione il dubbio di essere già subdolamente sotto attacco da parte del nemico, e bisogna avviare passi sempre più decisi in direzione di una preparazione materiale alla guerra. In epoca di guerra ibrida e tecnologica è facile sfruttare l’opacità dei sistemi che abitiamo per insinuare il sospetto che un black-out o un bug informatico siano opera del nemico, e che tutto ciò richiede “risposte” acconce (o attacchi preventivi).
Non è detto che le classi dirigenti europee desiderino davvero la guerra, ma questo meccanismo di preparazione e provocazione combinate tende spontaneamente all’escalation e se non fermato in tempo è destinato senza scampo a sfociare in un conflitto armato diretto.
In ogni momento storico ci sono molte cause degne, alcune cause urgenti, ma una causa cruciale, una ragione inderogabile per mobilitarsi.
Nell’epoca e nel luogo che ci è capitato di abitare questo movente cruciale ed inderogabile dev’essere il rifiuto della guerra.
Rifiutare la guerra è qualcosa di molto più complesso e strutturato di un generico pacifismo, di uno “stato d’animo” irenico. Ci possono essere molte forme di guerra, talvolta esistono anche guerre necessarie, ma nel contesto in cui viviamo l’evocazione della guerra è un atto gratuito e motivato da ragioni accuratamente dissimulate, in effetti un atto criminale.
L’attuale insistente strategia che fomenta uno stato di guerra in Europa non ha, ovviamente, nulla a che fare con la realtà di un’esigenza difensiva. Ciò si mostra sia nel fatto che la minaccia di una guerra di conquista russa dell’Europa è una sciocchezza fuori dal mondo, sia nel modo in cui le presunte esigenze difensive sono gestite.
Che la Russia non abbia né l’interesse né la capacità di conquistare l’Europa è un’ovvietà per chiunque non si sia bevuto il cervello (o continui a leggere la stampa di regime): la Russia con i suoi 17 milioni di kmq è più di quattro volte l’UE, ma è abitata da soli 145 milioni di abitanti, un terzo degli abitanti dell’UE. Il principale problema storico della Russia è tenere insieme il suo impero con una popolazione relativamente esigua, non certo sovraestendersi acquisendo nuove terre abitate da popolazioni ostili. È peraltro lo stato con la maggiore dotazione di risorse naturali al mondo, dunque supporre che vada alla ricerca di nuove risorse è ridicolo.
Il modo di impostare la presunta strategia difensiva europea è inoltre palesemente insensata sul piano tecnico, giacché non parte da un’analisi degli scenari di guerra plausibili e dalle esigenze specifiche da soddisfare sul piano tecnologico e militare, ma parte da un budget. Ciò che preme ai governi europei è infatti stabilire quanti soldi potranno estrarre dalle tasche dei propri cittadini, non quali mirate esigenze difensive il proprio paese richieda.
Ma quando si parla di guerra oggi bisogna comprendere bene come si stratifichi la pulsione bellica. Essa opera su tre livelli distinti, che possono presentarsi congiuntamente o separatamente.
1) Il primo livello è quello proposto retoricamente come primario. Esso consiste nella rappresentazione del nemico come pericolo incombente e nel fomentare una disposizione bellicosa nella propria cittadinanza. Non passa giorno che i giornali di tutta Europa non diano il loro pio contributo all’isteria bellicista. Il meccanismo mentale è noto e perseguito senza remore; sanno che forza di ripetere le stesse narrazioni manipolative, queste gradatamente aumentano di plausibilità psicologica in fasce sempre più ampie della popolazione. Bisogna presentare a getto continuo eventi ordinari come minacce straordinarie, bisogna insinuare nella popolazione il dubbio di essere già subdolamente sotto attacco da parte del nemico, e bisogna avviare passi sempre più decisi in direzione di una preparazione materiale alla guerra. In epoca di guerra ibrida e tecnologica è facile sfruttare l’opacità dei sistemi che abitiamo per insinuare il sospetto che un black-out o un bug informatico siano opera del nemico, e che tutto ciò richiede “risposte” acconce (o attacchi preventivi).
Non è detto che le classi dirigenti europee desiderino davvero la guerra, ma questo meccanismo di preparazione e provocazione combinate tende spontaneamente all’escalation e se non fermato in tempo è destinato senza scampo a sfociare in un conflitto armato diretto.
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Forwarded from Andrea Zhok
2) Il secondo livello è dato dalla funzione di sorveglianza e controllo sulla popolazione che l’atmosfera bellica impone. Questo è uno degli aspetti più gradevoli e affascinanti per chi detiene il potere, in quanto cancella gli orpelli dello stato di diritto senza sembrare che tale cancellazione avvenga. L’esecutivo subordina legislativo e giudiziario nel nome della “ragion di stato”, e nel nome del “bene supremo” della pubblica incolumità apre la strada ad ogni arbitrio. I recenti casi di Jacques Baud e Nathalie Yamb sono solo la punta dell’iceberg. Il sogno bagnato del potere di tutti i tempi, cioè un potere esercitato senza limiti e senza responsabilità, diviene finalmente plausibile.
3) Il terzo livello è quello originario e che consente a tutti gli altri di istanziarsi. Quando si parla di “ragion di stato”, ovviamente lo “stato” in questione non è più “res publica”, ma “res privata”. Ciò che muove l’apparato statale neoliberale a richiamare la “ragion di stato” non sono motivazioni – discutibili, ma dignitose – come la gloria patria o il benessere collettivo, ma la rispondenza alle lobby economiche del momento. Così come una pandemia è il momento giusto per consegnare l’agenda politica alle lobby farmaceutiche, similmente una guerra ai confini d’Europa è un’occasione d’oro per consegnare l’agenda politica alle lobby dell’industria bellica.
Questi tre livelli con i loro rispettivi orizzonti minano alla radice ogni forma di vita per i cittadini europei. Al minimo, si ottiene di riconvertire spesa pubblica in commesse private, di trasformare servizi ospedalieri, pensioni e pubblica istruzione in cespiti economici per gli oligarchi della finanza occidentale. In seconda istanza si stabilizza il potere entro una cerchia autoperpetuantesi, che sorveglia, censura e sanziona in forme arbitrarie, garantendosi così di non essere sfidabile da alcun contropotere. In prospettiva predispone il terreno per un conflitto sul campo, conflitto che gli oligarchi della finanza desiderano in forma circoscritta e controllata, ma che – come già avvenuto in passato – una volta iniziato nessuno è davvero in grado di circoscrivere e controllare.
Oggi, per tutti i cittadini italiani ed europei, opporsi in ogni forma legalmente percorribile all’odierna spinta bellicista è un obbligo morale, un’esigenza non sindacabile, un valore non negoziabile.
3) Il terzo livello è quello originario e che consente a tutti gli altri di istanziarsi. Quando si parla di “ragion di stato”, ovviamente lo “stato” in questione non è più “res publica”, ma “res privata”. Ciò che muove l’apparato statale neoliberale a richiamare la “ragion di stato” non sono motivazioni – discutibili, ma dignitose – come la gloria patria o il benessere collettivo, ma la rispondenza alle lobby economiche del momento. Così come una pandemia è il momento giusto per consegnare l’agenda politica alle lobby farmaceutiche, similmente una guerra ai confini d’Europa è un’occasione d’oro per consegnare l’agenda politica alle lobby dell’industria bellica.
Questi tre livelli con i loro rispettivi orizzonti minano alla radice ogni forma di vita per i cittadini europei. Al minimo, si ottiene di riconvertire spesa pubblica in commesse private, di trasformare servizi ospedalieri, pensioni e pubblica istruzione in cespiti economici per gli oligarchi della finanza occidentale. In seconda istanza si stabilizza il potere entro una cerchia autoperpetuantesi, che sorveglia, censura e sanziona in forme arbitrarie, garantendosi così di non essere sfidabile da alcun contropotere. In prospettiva predispone il terreno per un conflitto sul campo, conflitto che gli oligarchi della finanza desiderano in forma circoscritta e controllata, ma che – come già avvenuto in passato – una volta iniziato nessuno è davvero in grado di circoscrivere e controllare.
Oggi, per tutti i cittadini italiani ed europei, opporsi in ogni forma legalmente percorribile all’odierna spinta bellicista è un obbligo morale, un’esigenza non sindacabile, un valore non negoziabile.
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🔻 Sarebbe quasi da festeggiare, se non fosse che...
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🇨🇳🇹🇼🇺🇸 «Un severo avvertimento» — La Cina ha dato il via a esercitazioni intorno a Taiwan, — Bloomberg
▪️ La concessione da parte degli Stati Uniti del più grande pacchetto di aiuti militari della storia a Taiwan è stata la causa dell'inizio delle esercitazioni cinesi, a cui partecipano l'esercito, la marina, l'aeronautica e le forze missilistiche, — constata Bloomberg.
▪️ «Le esercitazioni "Missione di Giustizia-2025" sono un severo avvertimento alle forze separatiste che sostengono l'indipendenza di Taiwan, nonché una misura legittima e necessaria per proteggere la sovranità e l'unità nazionale della Cina», — ha dichiarato l'Esercito Popolare di Liberazione della RPC.
▪️ Le manovre mostrano quanto la questione taiwanese sia sensibile per la RPC, — sottolinea Bloomberg.
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▪️ La concessione da parte degli Stati Uniti del più grande pacchetto di aiuti militari della storia a Taiwan è stata la causa dell'inizio delle esercitazioni cinesi, a cui partecipano l'esercito, la marina, l'aeronautica e le forze missilistiche, — constata Bloomberg.
▪️ «Le esercitazioni "Missione di Giustizia-2025" sono un severo avvertimento alle forze separatiste che sostengono l'indipendenza di Taiwan, nonché una misura legittima e necessaria per proteggere la sovranità e l'unità nazionale della Cina», — ha dichiarato l'Esercito Popolare di Liberazione della RPC.
▪️ Le manovre mostrano quanto la questione taiwanese sia sensibile per la RPC, — sottolinea Bloomberg.
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🗣 «Se la Turchia restituisce i missili alla Russia, dovrà accettare il fatto che le relazioni tra i due Paesi non saranno più le stesse», - avverte l'esperto militare Boris Džerelievskij, definendo il prezzo del possibile accordo.
🗣 «Smantellare e mettere fuori servizio i sistemi è possibile, ma per questo è necessaria anche l'autorizzazione della Russia», è costretto ad ammettere l'analista della difesa turco Özgür Ekşi, confermando indirettamente che il controllo reale sulla situazione e il diritto legale rimangono a Mosca.
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