"Stop al traffico di armi nei porti!" con questo slogan è iniziato lo sciopero dei portuali genovesi di USB.
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COMUNISTI FUORILEGGE, ESTREMA DESTRA NELL'ESERCITO, BANDERA EROE E DIVIETO DI PARLARE RUSSO...CHE STRANA LA DEMOCRAZIA IN UCRAINA!
I media occidentali ci raccontano che l'Ucraina sarebbe una democrazia governata da un eroico presidente liberale. Eppure anche prima di diventare presidente Zelensky ha rilasciato varie interviste in cui ha definito il filo-nazista Stepan Bandera come "eroe", dichiarandosi inoltre favorevole alla "decomunistizzazione" dell'Ucraina. Ad esempio l'intervista a cui facciamo riferimento nell'immagine è comparsa sul sito di RBC Ucraina il 18 aprile 2019 (Nel primo commento il frammento video in cui Zelensky elogia Bandera, sottotitolato in inglese).
L'idea che hanno di democrazia dalle parti di Kiev è insomma davvero curiosa: il Partito Comunista è fuorilegge dal 2015, i militanti perseguitati e i leader comunisti come i fratelli Kononovich sono stati arrestati e rischiano la pena di morte. Nei giorni scorsi a tutti i partiti di opposizione (anche quelli moderati di centrosinistra) Zelensky ha impedito di svolgere attività pubbliche con l'accusa di essere filo-russi, solo ad un partito non governativo non è stata applicata questa norma repressiva: Svoboda, movimento di ultradestra dichiaratamente banderista.
Del resto la destra più estrema in Ucraina è stata inquadrata direttamente nelle forze armate: dal famigerato battaglione Azov, al battaglione Aidar, fino ai combattenti razzisti e suprematisti di Pravy Sektor arruolati nel corpo di incursione Vedmediv.
Come se non bastasse la lingua russa è stata bandita dalla sfera pubblica e l’ucraino è lingua obbligatoria per tutte le scuole a partire dalla quinta classe, equivalente alla nostra quinta elementare. La lingua russa è ammessa solo negli asili e nelle scuole elementari. Un vero e proprio processo di cancellazione forzata dell'identità culturale della popolazione russofona.
Insomma proprio uno strano modello di democrazia, quello di Zelensky!
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I media occidentali ci raccontano che l'Ucraina sarebbe una democrazia governata da un eroico presidente liberale. Eppure anche prima di diventare presidente Zelensky ha rilasciato varie interviste in cui ha definito il filo-nazista Stepan Bandera come "eroe", dichiarandosi inoltre favorevole alla "decomunistizzazione" dell'Ucraina. Ad esempio l'intervista a cui facciamo riferimento nell'immagine è comparsa sul sito di RBC Ucraina il 18 aprile 2019 (Nel primo commento il frammento video in cui Zelensky elogia Bandera, sottotitolato in inglese).
L'idea che hanno di democrazia dalle parti di Kiev è insomma davvero curiosa: il Partito Comunista è fuorilegge dal 2015, i militanti perseguitati e i leader comunisti come i fratelli Kononovich sono stati arrestati e rischiano la pena di morte. Nei giorni scorsi a tutti i partiti di opposizione (anche quelli moderati di centrosinistra) Zelensky ha impedito di svolgere attività pubbliche con l'accusa di essere filo-russi, solo ad un partito non governativo non è stata applicata questa norma repressiva: Svoboda, movimento di ultradestra dichiaratamente banderista.
Del resto la destra più estrema in Ucraina è stata inquadrata direttamente nelle forze armate: dal famigerato battaglione Azov, al battaglione Aidar, fino ai combattenti razzisti e suprematisti di Pravy Sektor arruolati nel corpo di incursione Vedmediv.
Come se non bastasse la lingua russa è stata bandita dalla sfera pubblica e l’ucraino è lingua obbligatoria per tutte le scuole a partire dalla quinta classe, equivalente alla nostra quinta elementare. La lingua russa è ammessa solo negli asili e nelle scuole elementari. Un vero e proprio processo di cancellazione forzata dell'identità culturale della popolazione russofona.
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Un frammento di video del 2019 in cui Zelensky dichiara che il fatto che tanti ucraini considerino il filo-nazista Bandera un eroe è normale e bello. Bandera è un liberatore dell'Ucraina sostiene il "democratico" premier di Kiev
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Edy Ongaro, militante antifascista italiano è caduto in Donbass, dove combatteva dal 2015 contro le milizie neonaziste ucraine. È rimasto ucciso in battaglia, nel villaggio di Adveedka, a nord di Donetsk, colpito da una bomba a mano.
Gloria eterna a lui e a tutti i martiri antifascisti. Al fianco del Donbass senza se e senza ma.
✊
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A EDY ONGARO, MOZAMBO
Gloria ai partigiani antifascisti!
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Sui muri degli edifici di Lubiana e Maribor, in Slovenia, sono apparsi murales in cui si confrontano i simboli militari ucraini e nazisti, sottolineando la loro estrema somiglianza. I disegni sono accompagnati dalla domanda: "Non ci sono nazisti in Ucraina?"
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Repubblica, il giornale che titolava sui nazisti lettori di Kant, non trova di meglio che insultare come rossobruni i combattenti antifascisti del Donbass. Questo è il livello infimo della stampa atlantista. Davvero rivoltante.
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Anche i simboli ci dicono qualcosa. C'è chi combatte sotto le insegne naziste, e chi sulle proprie uniformi porta la bandiera sovietica, come questi due soldati delle forze speciali russe.
Questo non significa ovviamente fare facili e impropri parallelismi storici, ma tenere conto dei differenti modelli ideali a cui fanno riferimento alcuni combattenti in questo conflitto.
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Nei giorni scorsi militanti antimperialisti greci hanno gettato gavettoni di vernice rossa sui veicoli blindati statunitensi che la NATO sta trasportando dal porto di Alexandroupolis ai confini dell'Ucraina.
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Tra poco a Roma a San Lorenzo, in via dei Sabelli 88 inizierà questa importante iniziativa. La potrete seguire in diretta sulle Pagine Facebook di Patria Socialista e di Spread It.
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EQUIDISTANZA? C'È CHI LA PENSA COSÌ
Chi è il nemico principale della pace e delle classi popolari? Questi manifesti apparsi sui muri di Milano lo indicano chiaramente.
Immagine presa dal profilo Facebook di Alessandro Pascale.
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MORTE AL FASCISMO
LIBERTÀ PER IL POPOLO
GRAZIE EDY BOZAMBO
In occasione dell'assemblea nazionale di OSA, Opposizione Studentesca d'Alternativa, con questo striscione è stato ricordato Edy "Bozambo" Ongaro.
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LIBERTÀ PER IL POPOLO
GRAZIE EDY BOZAMBO
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I militanti del Partito Comunista Indiano (Marxista) hanno formato una catena di bandiere rosse lunga 23 chilometri. Il numero "23" non è casuale: dal 6 al 10 aprile infatti si svolgerà il 23° Congresso del PCI(M).
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Media is too big
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Fabiola D'Aliesio ricorda in tv che dietro a Zelensky ci sono Usa e Nato e che la guerra in Ucraina è iniziata nel 2014 con il golpe di Maidan. Brava!
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IL 4 APRILE 1949 VENIVA FIRMATO IL PATTO ATLANTICO. UN DISASTRO PER L'ITALIA E PER LA PACE NEL MONDO
Settantatré anni fa, il 4 aprile del 1949, veniva firmato a Washington il trattato che istuiva la NATO, acronimo che sta per North Atlantic Treaty Organization,
l’alleanza militare atlantica. L'Italia fu tra i dodici paesi aderenti. Da allora le forze armate, i servizi segreti, la collocazione geopolitica e le decisioni di politica estera del nostro paese sono fortemente dipendenti (per usare un eufemismo) da Washington. Da allora siamo costretti ad ospitare basi militari statunitensi sul nostro territorio, e addirittura ordigni nucleari, senza che il governo, il parlamento o tantomeno il popolo italiano possano avere voce in capitolo. Gli apparati della Nato hanno avuto inoltre un ruolo fondamentale nel limitare la democrazia, partecipando alle pagine più buie della storia repubblicana come la stagione della strategia della tensione volta a bloccare l'ascesa dei comunisti e l'avanzata delle lotte operaie. Dal 1991 in poi l'Italia ha partecipato a tutte le guerre imperialiste scatenate dagli Usa, dalla prima guerra contro l'Iraq, passando per l'aggressione alla Serbia, all'Afghanistan, ancora all'Iraq, alla Libia, fino a giungere al coinvolgimento nel conflitto in corso in Ucraina con l'invio di tonnellate di armi al governo Zelensky e di soldati nei paesi confinanti. Per non parlare del costante e spropositato incremento delle spese militari, a discapito dei bisogni sociali della popolazione italiana.
Tutte cose chiare a Pietro Secchia che in un suo articolo pubblicato su Critica Marxista (anno VII n.2, marzo/aprile 1968), scriveva: "L'adesione alla Nato è contro la sovranità del popolo Italiano e in violazione di alcuni principi della Costituzione. [...] Gli articoli 5 e 9 del Patto sono altresì in netto contrasto con l'articolo 11 della Carta Costituzionale: 'L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.' Vi è qui la condanna esplicita della politica estera che persegua la soluzione di controversie internazionali con l'aggressione, la soppressione o l'offesa alla libertà degli altri popoli. Ma vi è altresì la condanna di tutta la politica estera seguita in questi anni che limita la sovranità nazionale a vantaggio di particolari raggruppamenti (Nato), la cui struttura è essenzialmente militare ed il cui scopo è l'impiego della forza. Poiché una cosa è prevedere tale limitazione in condizioni di PARITÀ e reciprocità con altri stati, e per un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le nazioni, cosa ben diversa è invece sacrificare tale sovranità a vantaggio di uno stato (gli Usa) che si propone, come i fatti hanno dimostrato (Vietnam, Corea, Grecia, Cuba) di intervenire a risolvere le controversie con la forza e a proprio esclusivo vantaggio".
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Settantatré anni fa, il 4 aprile del 1949, veniva firmato a Washington il trattato che istuiva la NATO, acronimo che sta per North Atlantic Treaty Organization,
l’alleanza militare atlantica. L'Italia fu tra i dodici paesi aderenti. Da allora le forze armate, i servizi segreti, la collocazione geopolitica e le decisioni di politica estera del nostro paese sono fortemente dipendenti (per usare un eufemismo) da Washington. Da allora siamo costretti ad ospitare basi militari statunitensi sul nostro territorio, e addirittura ordigni nucleari, senza che il governo, il parlamento o tantomeno il popolo italiano possano avere voce in capitolo. Gli apparati della Nato hanno avuto inoltre un ruolo fondamentale nel limitare la democrazia, partecipando alle pagine più buie della storia repubblicana come la stagione della strategia della tensione volta a bloccare l'ascesa dei comunisti e l'avanzata delle lotte operaie. Dal 1991 in poi l'Italia ha partecipato a tutte le guerre imperialiste scatenate dagli Usa, dalla prima guerra contro l'Iraq, passando per l'aggressione alla Serbia, all'Afghanistan, ancora all'Iraq, alla Libia, fino a giungere al coinvolgimento nel conflitto in corso in Ucraina con l'invio di tonnellate di armi al governo Zelensky e di soldati nei paesi confinanti. Per non parlare del costante e spropositato incremento delle spese militari, a discapito dei bisogni sociali della popolazione italiana.
Tutte cose chiare a Pietro Secchia che in un suo articolo pubblicato su Critica Marxista (anno VII n.2, marzo/aprile 1968), scriveva: "L'adesione alla Nato è contro la sovranità del popolo Italiano e in violazione di alcuni principi della Costituzione. [...] Gli articoli 5 e 9 del Patto sono altresì in netto contrasto con l'articolo 11 della Carta Costituzionale: 'L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.' Vi è qui la condanna esplicita della politica estera che persegua la soluzione di controversie internazionali con l'aggressione, la soppressione o l'offesa alla libertà degli altri popoli. Ma vi è altresì la condanna di tutta la politica estera seguita in questi anni che limita la sovranità nazionale a vantaggio di particolari raggruppamenti (Nato), la cui struttura è essenzialmente militare ed il cui scopo è l'impiego della forza. Poiché una cosa è prevedere tale limitazione in condizioni di PARITÀ e reciprocità con altri stati, e per un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le nazioni, cosa ben diversa è invece sacrificare tale sovranità a vantaggio di uno stato (gli Usa) che si propone, come i fatti hanno dimostrato (Vietnam, Corea, Grecia, Cuba) di intervenire a risolvere le controversie con la forza e a proprio esclusivo vantaggio".
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Sabato a Bergamo si è svolto un corteo antifascista in risposta all'aggressione di due persone di origine senegalese avvenuta ad opera dei fascisti di CasaPound fuori dalla loro sede in via Spaventa venerdì scorso. Denazificare anche le nostre città!
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