La guerra di Trump allo stato profondo interessa la politica estera Usa https://share.google/fE9WSqgNIoRD3eXL4
Piccole Note
La guerra di Trump allo stato profondo interessa la politica estera Usa
L'irruzione dell'Fbi nell'ufficio di John Bolton, già Consigliere per la Sicurezza nazionale, ha fatto il giro del mondo. A dare la misura dell'importanza
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🇵🇸🇵🇸🇵🇸 NON SOLO LA CARESTIA E LE BOMBE: ISRAELE NEGA A GAZA ANCHE L'ACQUA
https://www.piccolenote.it/mondo/non-solo-la-carestia-e-le-bombe-israele-nega-a-gaza-anche-lacqua
“Israele, che da tempo controlla gran parte del flusso d’acqua verso Gaza, ostacolando deliberatamente l’approvvigionamento di acqua potabile da parte della popolazione. A Gaza non c’è acqua potabile disponibile in natura a causa della salinità e della contaminazione delle sorgenti e delle falde acquifere di liquami e sostanze chimiche, così la popolazione dipende dalle condutture di Israele e dagli impianti di desalinizzazione di Gaza, oggetto di reiterati attacchi israeliani”. Così Medicins sans frontieres…
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Piccole Note
Non solo la carestia e le bombe: Israele nega a Gaza anche l'acqua
"Israele, che da tempo controlla gran parte del flusso d'acqua verso Gaza, ostacolando deliberatamente l'approvvigionamento di acqua potabile da parte della
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🇵🇸🇵🇸🇵🇸 GAZA. UCCIDERE I GIORNALISTI PER ELIMINARE I TESTIMONI
https://www.piccolenote.it/mondo/gaza-uccidere-i-giornalisti-per-eliminare-i-testimoni
“Ecco come funziona – commenta l’editoriale di Haaretz – si fa saltare in aria un ospedale, si uccidono dei giornalisti e si esprimere rammarico. La strategia propagandistica è trasparente: non si tratta di un crimine di guerra perché le IDF ‘si pentono’”…
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Piccole Note
Gaza. Uccidere i giornalisti per eliminare i testimoni
Le venti vittime del raid israeliano contro l'ospedale Nasser, il più importante del Sud di Gaza, hanno suscitato reazioni indignate nella leadership
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🇦🇺🇦🇺🇮🇷🇮🇷 LA BOMBA AUSTRALIANA SULLA DE-ESCALATION TRA IRAN E OCCIDENTE
https://www.piccolenote.it/mondo/la-bomba-australiana-sulla-de-escalation-tra-iran-e-occidente
…Eppure è di oggi la notizia che gli ispettori dell’AIEA sono tornati in Iran, un’evidente discrasia con l’annuncio del media europeo. Discrasia che può spiegarsi così: ieri si sarebbe dovuto trovare un’intesa e ripristinare le ispezioni. Ma la bomba australiana ha messo in imbarazzo la delegazione europea, impossibilitata a ufficializzare un’intesa con un Paese che organizza attacchi contro obiettivi ebraici in giro per il mondo…
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Piccole Note
La bomba australiana sulla de-escalation tra Iran e Occidente
L'Australia ha accusato i Guardiani della rivoluzione iraniani di aver ordinato due attacchi antisemiti sul suo territorio ed espulso l'ambasciatore di
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🇷🇺🇷🇺🇪🇺🇺🇦🇺🇦 UCRAINA: RITORNO ALLA FOLLIA DELL'ESCALATION PER FAR FALLIRE I NEGOZIATI
https://www.piccolenote.it/mondo/ucraina-ritorno-alla-follia-dellescalation-per-far-fallire-i-negoziati
..A stoppare l’iniziale flessibilità di Zelensky la Ue, ormai salita con decisione sul carro neocon, che ha preso un abbrivio apparentemente inarrestabile grazie ai guadagni stellari dell’apparato militar-industriale Usa prodotti dal conflitto ucraino e dalla stretta politica e mediatica sull’Occidente che s’accompagna al genocidio di Gaza…
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Piccole Note
Ucraina: ritorno alla follia dell'escalation per far fallire i negoziati
Più che plausibile la spiegazione di Patrica Marins, giornalista ucraina: "L'azienda ucraina afferma di puntare a produrre 8 Flamingo al giorno a ottobre.
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Gaza, le chiese non si piegano: ignorati gli ordini di "evacuazione" https://share.google/INSImYWSKm8DBrDk9
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Gaza, le chiese non si piegano: ignorati gli ordini di "evacuazione"
La Sacra Famiglia e San Porfirio rifiutano gli ordini dell'IDF. Il clero e le suore di Gaza restano accanto ai rifugiati
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🇫🇷🇫🇷🇩🇪🇩🇪🇬🇧🇬🇧 FRANCIA, GERMANIA E REGNO UNITO SPINGONO PER UNA NUOVA GUERRA CONTRO L'IRAN
https://www.piccolenote.it/mondo/francia-germania-e-regno-unito-spingono-per-una-nuova-guerra-contro-liran
C’è poi la possibilità di un ritorno al dialogo: nonostante la deplorevole mossa dell’E-3, Teheran ha ugualmente accolto gli ispettori dell’AIEA, apertura che potrebbe non essere ignorata dall’amministrazione Trump, nonostante la sua scarsa autonomia quando in gioco ci sono interessi israeliani…
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Piccole Note
Francia, Germania e Regno Unito spingono per una nuova guerra contro l'Iran
L'incontro di Ginevra tra le delegazioni di Francia, Germania, Regno Unito (i cosiddetti Paesi dell'E-3) e Iran, per determinare il futuro dell'accordo sul
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🇵🇸🇵🇸🇵🇸 CISGIORDANIA: LEGITTIMATE E RIVENDICATE LE PUNIZIONI COLLETTIVE
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L’esercito israeliano ha sradicato oltre tremila ulivi come punizione collettiva contro un intero villaggio palestinese. Già, in Cisgiordania funziona così: l’IDF e i coloni spadroneggiano su quella terra per terrorizzare gli abitanti, in ogni modo possibile. Violenze e soprusi che fanno parte di una politica di lunga data, e che ora — con il genocidio di Gaza in corso — vengono persino rivendicati dagli stessi generali che li ordinano.
Ha fatto notizia l’ennesimo incidente di percorso, che ha visto un colono lievemente ferito da un palestinese mentre guidava un quad su dei terreni rubati. Per ritorsione, il capo del Comando Centrale dell’IDF, Avi Bluth, ha fatto sradicare 3.100 ulivi — poco prima della raccolta delle olive — punendo così non il singolo aggressore, bensì l’intero villaggio da cui proveniva. Lo ha rivendicato lo stesso Bluth: “I palestinesi devono sapere che, se commettono un attacco terroristico, pagheranno un prezzo elevato”.
Nulla ha importato, infatti, che, mentre l’esercito era all’opera per devastare gli ulivi di al-Mughayyir, l’aggressore fosse stato già identificato e arrestato…
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Piccole Note
Cisgiordania: legittimate e rivendicate le punizioni collettive
L’esercito israeliano ha sradicato oltre tremila ulivi come punizione collettiva contro un intero villaggio palestinese. Già, in Cisgiordania funziona così:
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🇵🇸🇵🇸🇵🇸 GAZA. PRESSIONI PER L'ACCORDO CON HAMAS, MA NETANYAHU TIRA DRITTO
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Riportiamo brani di un articolo del Timesofisrael: “I capi della difesa israeliana presenteranno domenica un fronte pressoché unito al gabinetto di sicurezza, implorando i ministri di accettare l’attuale proposta di cessate il fuoco a Gaza che prevede il rilascio degli ostaggi evitando l’offensiva su Gaza City auspicata dal governo, ha riferito venerdì Channel 12”.
“Tra questi, si legge nel rapporto, figurano il capo delle IDF Eyal Zamir, il direttore del Mossad David Barnea e il consigliere per la sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi. Un’eccezione degna di nota è il capo ad interim dello Shin Bet […] la cui posizione non è stata specificata”.
“I responsabili della sicurezza chiederanno anche perché Israele non abbia tenuto una riunione di gabinetto quantomeno per prendere seriamente in considerazione l’ultima offerta [di Hamas], un’offerta che la stessa Gerusalemme aveva recentemente approvato“.
“[…] La proposta, infatti, è pressoché identica a quella elaborata dall’inviato speciale degli Stati Uniti Steve Witkoff…
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Gaza. Pressioni per l'accordo con Hamas, ma Netanyahu tira dritto
Riportiamo brani di un articolo del Timesofisrael: "I capi della difesa israeliana presenteranno domenica un fronte pressoché unito al gabinetto di sicurezza,
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Oltre 100.000 email dell’ex primo ministro israeliano sono state ottenute dal collettivo di hacker Handala. Le email mostrano Barak che organizza viaggi sull’isola di Epstein con un tono sorprendentemente informale. In un messaggio del 2014, Barak scrive a Epstein: “Sto ancora cercando di organizzare che i ragazzi della sicurezza NON vengano con noi sull’isola. Va bene per te?”. A dicembre dello stesso anno: “Ciao Jeff. Grazie per l’ospitalità. Isola fantastica, impressionante”.
Barak è stato primo ministro e ministro della Difesa durante le operazioni militari “Piombo Fuso” (2008-2009) e “Colonna di Difesa” (2012), offensive su Gaza che hanno causato migliaia di morti tra i palestinesi. Ex capo di stato maggiore delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), Barak era profondamente inserito nel complesso militare-industriale e nelle reti di intelligence di Israele.
https://it.insideover.com/societa/migliaia-di-email-hackerate-svelano-i-legami-oscuri-tra-epstein-e-lex-premier-israeliano-barak.html
Barak è stato primo ministro e ministro della Difesa durante le operazioni militari “Piombo Fuso” (2008-2009) e “Colonna di Difesa” (2012), offensive su Gaza che hanno causato migliaia di morti tra i palestinesi. Ex capo di stato maggiore delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), Barak era profondamente inserito nel complesso militare-industriale e nelle reti di intelligence di Israele.
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InsideOver
I legami oscuri tra Epstein e Ehud Barak
E-mail hackerate rivelano i legami tra Ehud Barak e Jeffrey Epstein, sollevando sospetti su connessioni con il Mossad.
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🇵🇸🇵🇸🇵🇸 IL GENOCIDIO DI GAZA: NON UN FALLIMENTO DELL'OCCIDENTE, BENSÌ UN SUO SUCCESSO
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“Le politiche e le azioni di Israele a Gaza soddisfano la definizione legale di genocidio contenuta nell’articolo II della Convenzione delle Nazioni Unite per la prevenzione e la punizione del crimine di Genocidio”. Così l’International Association of Genocide Scholars (IAGS), la più autorevole associazione internazionale di studi sul genocidio.
Non che ci potessero essere dubbi in merito – al netto dei sostenitori del genocidio stesso, in Israele e altrove, o delle tesi dei tanti che, non potendo sostenere tale impossibile posizione, si affannano a sminuire le responsabilità israeliane affermando che la risposta al 7 ottobre è sproporzionata con annessi crimini di guerra, ma non è un genocidio – resta però importante ribadire che a Gaza c’è un genocidio in atto.
Non cambia nulla, né nell’immediato né forse nel breve (e forse neanche nel lungo periodo), ed è per questo che anche tanti genuini critici di Israele tendono a evitare tale nodo, come se non rivestisse importanza.
Invece è importante, eccome. Perché riguarda l’impunità della quale ha goduto Israele nei decenni passati, con licenza di uccidere e opprimere e rubare terre e beni palestinesi sempre più ampliata negli anni. Un’impunità ad ampio spettro, con eccezioni residuali, che gli ora gli permette di fare quel che sta facendo…
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Il genocidio di Gaza: non un fallimento dell'Occidente, bensì un suo successo
"Le politiche e le azioni di Israele a Gaza soddisfano la definizione legale di genocidio contenuta nell’articolo II della Convenzione delle Nazioni Unite per
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L'AEREO DELLA VON DER LEYEN E L'OMICIDIO DI PARUBIY: SEMPRE PUTIN...
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Sono stati i russi: l’asserito attentato al velivolo della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e l’omicidio di un politico ucraino hanno trovato immediata risposta: Putin! Ormai dismesso il detto “piove, governo ladro”, va di moda “piove, sono stati i russi”. Inutile anche motivare tale responsabilità talmente è ovvia.
Come nel caso del sabotaggio del North Stream, “ovviamente sono stati i russi” commentò subito Lucia Annunziata nel corso della sua trasmissione. Ciò nulla importando che non c’era nessun motivo perché i russi dovessero bombardare la propria infrastruttura che tanto gli rendeva e che, se davvero avessero voluto non rifornire più la Germania, avrebbero potuto semplicemente chiudere il rubinetto, operazione meno complessa e meno costosa.
Ovviamente l’Annunziata fu solo una delle tante voci autorevoli a dare questa ovvia spiegazione, un vero coro internazionale, poi smentito. Così ora il caso dell’aereo della Von der Leyen, che i russi avrebbero voluto tirare giù disturbando il GPS.
En passant si può notare che, come è accaduto per tutti gli attentati politici attribuiti ai russi, come al solito, la vittima è scampata. La lista di attentati falliti dai russi è lunga…
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L'aereo della Von der Leyen e l'omicidio di Parubiy: sempre Putin...
Ovviamente l'Annunziata fu solo una delle tante voci autorevoli a dare questa ovvia spiegazione, un vero coro internazionale, poi smentito. Così ora il caso
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🇵🇸🇵🇸🇵🇸 L'ATTACCO A GAZA CITY DOVREBBE INIZIARE L'11 SETTEMBRE
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“Cerco soldati, soprattutto medici e cecchini, per un’operazione di 70 giorni a partire dall’11 settembre. Se ci sono riservisti interessati, vi prego di contattarmi in privato”. Questo il messaggio whatsapp di un ufficiale dell’IDF riportato da un articolo del Timesofisrael nel quale si dettaglia come tanti israeliani stiano eludendo la nuova chiamata alle armi ordinata per dare l’assalto a Gaza City.
E come, anche tra gli arruolati, tanta sia la sfiducia e la stanchezza, da cui la necessità di ricorrere a messaggi privati, come quello riportato, per completare i ranghi dei 60mila armati chiamati a devastare l’ultima zona di Gaza rimasta relativamente vivibile.
Difficoltà che discendono dal prolungarsi della guerra, ma anche dalla mancanza di fiducia nel governo, il cui interesse per proseguire ad libitum il conflitto è ormai palese, e dalla consapevolezza che tale operazione causerà la morte di parte o tutti gli ostaggi ancora in vita.
Lo spiega un riservista interpellato da Haaretz: “Non possono raccontarmi favole dopo 280 giorni di combattimenti. Conosco Gaza, purtroppo. La conquista di Gaza non ha nulla a che fare con il ritorno degli ostaggi. La sa ognuno di noi”…
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L'attacco a Gaza City dovrebbe iniziare l'11 settembre
"Cerco soldati, soprattutto medici e cecchini, per un'operazione di 70 giorni a partire dall'11 settembre. Se ci sono riservisti interessati, vi prego di
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🇷🇺🇮🇳🇨🇳 SCO: IL GASDOTTO CINA-RUSSIA E IL SORRISO DEL SIGNOR CAI QI 🇷🇺🇮🇳🇨🇳
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Il summit di Tianjin, in Cina, al quale sono convenuti i Paesi aderenti alla Shanghai Cooperation Organization, Paesi osservatori e semplici ospiti – tra i quali spiccava il presidente slovacco Robert Fico – non è stato solo il consolidarsi dell’Asse del Sud del mondo, formula semplicistica usata da tanto mainstream, ma il più deciso palesarsi del futuro del pianeta.
Prospettiva ad oggi inevitabile, a meno di una guerra termonucleare che l’arresti, incenerendo ovviamente con questa il mondo intero. Infatti, il baricentro economico-finanziario del pianeta si è ormai spostato in Asia e anche lo sviluppo tecnologico, a tutti i livelli (armamenti compresi), è ormai più appannaggio dell’Oriente che dell’Occidente, o quantomeno, se si vuol essere eccessivamente prudenti, si situa su un piano paritetico.
Inutile discettare sul multipolarismo, la crescita dei Brics e altro, temi sui quali sono stati spesi fiumi di inchiostro, come anche sulla forza dispiegata dalla Cina in occasione della parata per la vittoria della Seconda guerra mondiale.
Più interessante il ruolo svolto dal Primo ministro indiano Narendra Modi in questo vertice, che già solo la presenza basta, dal momento che da sei anni l’India aveva rotto i ponti con Pechino aggregandosi alla crociata anti-cinese indetta dall’Occidente. Rottura generata da una controversia di confine tra i due giganti asiatici e dalla pressione anglosassone per farne il pilastro della strategia di contenimento del Dragone.
L’importanza che la Cina ha conferito alla presenza dell’India è rivelata, oltre che dalle dichiarazioni di Xi Jinping e Modi…
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SCO: il gasdotto Cina-Russia e il sorriso del signor Cai Qi
Registrando come allo SCO il feeling di lunga data tra Putin e Modi, cioè tra Russia e India, si sia ulteriormente rafforzato, con New Dehli che comprerà
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🇵🇸🇵🇸🇵🇸 GAZA. LA NUOVA PROPOSTA DI TREGUA MADE IN USA E IL CORRIDOIO DI DAVID
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Una nuova proposta di tregua per Gaza è stata avanzata dagli Usa: la liberazione immediata di tutti gli ostaggi in cambio della pace. A parlare dell’iniziativa Bishara Bahbah, che affianca Steve Witkoff nella missione diplomatica mediorientale.
Washington, dunque, sembra aver tolto dal tavolo l’offerta di due mesi fa nonostante il fatto che, alcuni giorni fa, Hamas l’avesse accettata dopo il rifiuto opposto al tempo.
Possibile che sia un modo per superare l’ostracismo di Netanyahu, disinteressato alla recente apertura di Hamas, e per togliere a questi il pretesto per avviare la campagna contro Gaza City, che è quello di esercitare un’ulteriore pressione su Hamas perché liberi gli ostaggi.
Ma è un gioco di specchi giocato sulla pelle dei palestinesi. Né è chiaro come l’amministrazione Trump, subordinata a Israele, possa immaginare che Hamas possa fidarsi delle rassicurazioni Usa sul fatto che, una volta liberati gli ostaggi, riusciranno a placare Netanyahu, anche perché quest’ultimo ha dimostrato di non essere interessato alla loro sorte.
In sintesi, accettare la proposta rischierebbe di dare a Trump e Netanyahu la possibilità di ostentare il trofeo della liberazione degli ostaggi senza ottenere nulla. Anzi, la ritrovata libertà dei prigionieri israelani potrebbe consentire a Netanyahu di proseguire la guerra senza il fastidio delle proteste di piazza, più preoccupate per la vita degli ostaggi che per quelle dei palestinesi.
D’altro canto, l’invasione di Gaza City farà morire gli ostaggi…
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Gaza. La nuova proposta di tregua made in Usa e il Corridoio di David
Una nuova proposta di tregua per Gaza è stata avanzata dagli Usa: la liberazione immediata di tutti gli ostaggi in cambio della pace. A parlare
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🇷🇺🇷🇺🇷🇺🇫🇷🇬🇧🇺🇦 UCRAINA. I MISSILI DEI VOLENTEROSI E LO SGUARDO AL CIELO DI TRUMP E PUTIN
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L’ennesima riunione dei volenterosi ha visto l’ennesimo tentativo della Gran Bretagna di scatenare la guerra termonucleare, ché questo implica l’invio di missili a lungo raggio all’Ucraina annunciato dallo stolido Keir Starmer. Ed è questa la vera notizia post summit, al di là della più publicizzata news sull’intesa trovata tra 26 Paesi per fornire garanzie di sicurezza all’Ucraina, che prenderebbero la forma di un contingente militare.
Opzione quest’ultima, alla quale Putin ha reagito dichiarando che tali forze sarebbero obiettivi legittimi per i russi. In realtà, la coalizione suddetta, al di là dei proclami, non ha specificato come sarebbe composta tale forza, con il Cancelliere Merz che si è defilato, spiegando che la Germania deciderà in base a quel che faranno gli Stati Uniti, seguendo così le mosse della Polonia, che ha ribadito il rifiuto a inviare i suoi soldati (ah sì, anche l’Italia non procederà, ma conta nulla)
Di fatto, senza Germania e Polonia, e soprattutto senza quest’ultima che ha l’esercito più agguerrito del gruppo, il cerino rimane in mano a Francia e Gran Bretagna (con quest’ultima pronta a sfilarsi come al solito), che dovrebbero inviare il grosso di tale schieramento al quale si aggregherebbero fantaccini inviati da Paesi il cui peso militare specifico è alquanto scarso.
Con gli Stati Uniti che ondeggiano tra disimpegno e impegno simbolico – non metteranno stivali a terra, hanno chiarito – tale determinazione non sembra avere molta sostanza. Altro è, invece, se davvero questi Paesi decidessero di inviare missili a lungo raggio per convincere Putin a fare la pace, come da motivazione addotta da Starmer.
Quando fu l’America a compiere tale passo, non fu senza un dialogo sottotraccia con la Russia, che aveva ben compreso come Biden fosse stato forzato a dare tale autorizzazione, negata in più occasioni in precedenza (dopo tante pressioni, decisiva fu l’allusiva minaccia di Zelensky, in un’intervista al New York Times…
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Ucraina. I missili dei volenterosi e lo sguardo al cielo di Trump e Putin
L'ennesima riunione dei volenterosi ha visto l'ennesimo tentativo della Gran Bretagna di scatenare la guerra termonucleare, ché questo implica l'invio di
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🇪🇺🇪🇺🇵🇸🇵🇸 GAZA: L'ASSEMBLEA GENERALE DELL'ONU PUÒ INVIARE UNA FORZA DIFENSIVA
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“Israele, con la complicità degli Stati Uniti, sta commettendo un genocidio a Gaza attraverso la fame di massa della popolazione, così come omicidi di massa diretti e la distruzione fisica delle infrastrutture di Gaza. Israele fa il lavoro sporco. Il governo degli Stati Uniti lo finanzia e fornisce copertura diplomatica attraverso il suo potere di veto presso le Nazioni Unite”.
“Palantir, tramite Lavender, fornisce l’intelligenza artificiale per un efficiente omicidio di massa. Microsoft, tramite i servizi cloud Azure, e Google e Amazon, tramite l’iniziativa Nimbus, forniscono l’infrastruttura tecnologica di base per l’esercito israeliano. Questo segnala come i crimini di guerra del XXI secolo siano forgiati tramite un partenariato pubblico-privato tra Israele e Stati Uniti”. Inizia così un articolo di Jeffrey Sachs pubblicato su al Jazeera nel quale il celebre economista elenca alcuni provvedimenti con cui il mondo, che nella sua stragrande maggioranza depreca quanto sta avvenendo a Gaza e in Cisgiordania, può tentare di porre un argine alla “macchina omicida israelo-americana”.
Rimandando all’articolo per i dettagli sui sei provvedimenti più o meno realistici che, secondo Sachs, i Paesi del pianeta dovrebbero prendere per far pressione su Israele, riferiamo i due più interessanti. Questo il primo: “L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA), con un voto dei due terzi dei presenti e votanti, dovrebbe sospendere Israele dall’Assemblea Generale finché non toglierà il suo sanguinoso assedio a Gaza, sulla base del precedente della sospensione del Sudafrica durante il regime di apartheid. Gli Stati Uniti non hanno diritto di veto all’Assemblea Generale”.
Più incisivo l’ultimo punto: “L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dovrebbe inviare una Forza di Protezione delle Nazioni Unite a Gaza e nella Cisgiordania occupata…
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Gaza: l'Assemblea generale dell'Onu può inviare una forza difensiva
"Israele, con la complicità degli Stati Uniti, sta commettendo un genocidio a Gaza attraverso la fame di massa della popolazione, così come omicidi di massa
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🇷🇺🇷🇺🇵🇸🇵🇸 UCRAINA - PALESTINA: IL RILANCIO DELLE DUE GUERRE INFINITE
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Drammatizzazione parallela tra ieri e stamattina: nel conflitto ucraino si è registrato l’asserito attacco al palazzo governativo e, in quello mediorientale, l’attentato alla fermata di un bus di Gerusalemme, costato la vita a sei israeliani. La guerra infinita si rilancia su entrambi i fronti.
Sull’asserito attacco a Kiev c’è poco da dire, dal momento che è stato smentito dal sindaco della città Vitali Klitschko che, ignorando che il governo voleva usare dell’accaduto, ha comunicato quanto realmente successo in un post rilanciato da Ukrinform: “Nel distretto di Pechersk è scoppiato un incendio in un edificio governativo a seguito del probabile abbattimento di un drone”.
Il vettore, dunque, non mirava all’edificio governativo, anche perché se veramente fosse stato indirizzato contro di esso avrebbe fatto ben altri danni, mentre questi appaiono più causati da un incendio.
Spiegazione, peraltro, data successivamente da Defense Express, secondo cui l’edificio sarebbe stato colpito da un missile da crociera 9M727 Iskander, che però “non è esploso”, ma i cui serbatoi avrebbero innescato le fiamme (né poteva scrivere che era esploso perché intercettato e che a colpire l’edificio è stato quel che ne rimaneva).
Né c’è una ragione logica per cui i russi avrebbero dovuto prendere di mira quell’edificio…
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Piccole Note
Ucraina - Palestina: il rilancio delle due guerre infinite
Se abbiamo sottolineato la contamporaneità delle due drammatizzazioni - una fittizia e l'altra, putroppo, estremamente reale - è anche perché le due guerre si
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🇻🇪🇻🇪🇻🇪 USA VS VENEZUELA: QUESTIONE DI PETROLIO, NON DI DROGA
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Gli Usa tornano alla politica delle cannoniere: nel mirino il Venezuela, accusato di gestire il narcotraffico verso gli States. Dopo le minacce e la taglia di 50 milioni sul presidente Maduro è arrivata la U.s. Navy. Primo squillo di tromba, l’affondamento di un’imbarcazione con 11 persone a bordo, attaccata perché ritenuta “minaccia immediata alla sicurezza” nazionale, nonostante il Capo del Dipartimento di Stato Marco Rubio – che ha una passione per i regime-change nei Paesi latinoamericani – abbia detto che era diretta a Trinidad…
Sull’illegittimità di uccidere senza processo e prove dei presunti criminali rimandiamo a un approfondito articolo di Responsibile Statecraft, in questa sede interessa altro.
È dall’inizio della presidenza che Trump ha avviato una lotta dura contro il narcotraffico, affiancando al brutale repulisti interno un’aggressiva politica estera: prima le accuse alla Cina per l’asserito traffico di Fentanyl, poi il Messico, contro il quale è iniziato a risuonare il tintinnio di sciabole che oggi richeggia al largo delle coste venezuelane.
Inutile sottolineare che si tratta di un pretesto per prendere il controllo di un Paese sul quale i gringos tentano di mettere le mani dai tempi di Chavez con sanzioni e tentati golpe. Il motivo è il solito: il Venezuela galleggia su un mare di petrolio, le riserve più ingenti del pianeta...
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Piccole Note
Usa vs Venezuela: questione di petrolio, non di droga
Gli Usa tornano alla politica delle cannoniere: nel mirino il Venezuela, accusato di gestire il narcotraffico verso gli States. Dopo le minacce e la taglia di
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🇷🇺🇷🇺🇺🇦🇺🇦 ZELENSKY ABBASSA LE PRETESE. MA, NELLA NOTTE, ARRIVA L'ATTACCO A SOCHI
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Nell’intervista del 6 settembre alla ABC news, Zelensky ha ridefinito i termini della vittoria del suo Paese: “L’obiettivo di Putin è occupare l’Ucraina, vuole, ovviamente, occuparla completamente. Questa è la vittoria per lui. E finché non ci riuscirà, la vittoria sarà dalla nostra parte. Ecco perché per noi sopravvivere è una vittoria. Finché sopravviveremo con la nostra identità, con il nostro Paese, con la nostra indipendenza”.
Atteso che la Russia non ha alcun interesse a conquistare tutta l’Ucraina, dal momento che controllarla la dissanguerebbe (attentati e tanto altro), quello di Zelensky è un ripiegamento netto rispetto alle pretese pregresse: nessun riferimento alla riconquista dei territori perduti, né un accenno agli altri irrealistici obiettivi squadernati finora, come la richiesta di danni di guerra alla Russia e fantasmagorie similiari.
Un ammainabandiera mesto dopo tanta isterica, quanto irrealistica, prosopopea. Ora che ha preso coscienza della sconfitta resta solo da capire quando e come si farà la pace. La ragione dovrebbe indurlo ad accelerare i tempi, dal momento che ogni giorno muoiono persone, ma la razionalità da tempo non abita più a Kiev. E c’è sempre il rischio che, se cede, qualcuno lo faccia fuori (minacce in tal senso sono già pervenute).
La “fine del tunnel”, come da dichiarazione di Putin, sta seminando nervosismo nella politica ucraina, come segnala il divieto imposto agli ex diplomatici di viaggiare all’estero, chiusura delle frontiere alle quali è scampato l’ex ministro degli Esteri Dmytro Kuleba che, prima che la norma diventasse operativa, è fuggito in Polonia…
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Piccole Note
Zelensky abbassa le pretese. Ma, nella notte, arriva l'attacco a Sochi
Nell'intervista del 6 settembre alla ABC news, Zelensky ha ridefinito i termini della vittoria del suo Paese: "L'obiettivo di Putin è occupare l'Ucraina,
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🇶🇦🇵🇱🇶🇦🇵🇱 L'ATTACCO A DOHA E IL RILANCIO DELLA GUERRA NATO-RUSSIA
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Nel giorno in cui iniziava l’Assemblea generale dell’Onu, nella quale alcuni Paesi importanti dovrebbero riconoscere lo Stato della Palestina, Israele ha bombardato negoziati e negoziatori di Hamas a Doha, in Qatar. E oggi, il caso polacco, con il premier Donald Tusk che ha chiesto l’attivazione dell’articolo 4 della Nato per lo sconfinamento di alcuni droni russi sul proprio territorio. Al solito, le escalation in Medio oriente e Ucraina viaggiano in parallelo.
Doha ha definito, legittimamente, l’attacco israeliano “terrorismo di Stato”. Una definizione ascrivibile anche al duplice attacco alla Freedom flottilla, contro civili impegnati in una missione umanitaria.
Ma tutto ciò appartiene all’impunità di Tel Aviv, che si sente libera di fare quel che vuole, in sfregio al diritto internazionale e ai più basilari diritti umani, anzitutto quello alla vita, negato ai palestinesi chiamati a evacuare a suon di bombe Gaza City per andare incontro a un destino altrettanto funesto (89 morti stanotte).
Il Qatar ha trovato un sostegno forte nei Paesi arabi, che forse iniziano a comprendere di non essere immuni dall’aggressività israeliana. Da vedere se riusciranno a uscire dalla paralisi di cui sono preda dal 7 ottobre.
Resta da dirimere il ruolo di Trump nell’attacco…
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Piccole Note
L'attacco a Doha e il rilancio della guerra Nato-Russia
Nel giorno in cui iniziava l'Assemblea generale dell'Onu, nella quale alcuni Paesi importanti dovrebbero riconoscere lo Stato della Palestina, Israele ha
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