🇵🇸🇵🇸🇵🇸 HAARETZ: GLI ISRAELIANI PRENDERANNO MAI COSCIENZA DI QUANTO HANNO FATTO?
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Nuove criticità sul cessate il fuoco. Hamas ha difficoltà a restituire i corpi degli ostaggi defunti, seppelliti dalle bombe israeliane sotto le macerie di Gaza. Di alcuni sanno dove si trovano, ma servono macchinari che non hanno per estrarli, altri sono dispersi perché hanno perso i contatti con i miliziani che li detenevano, morti insieme ad essi.
Israele denuncia la violazione degli accordi, ma nell’intesa, al punto 5e, Hamas si era impegnato a profondere il “massimo sforzo” per restituirli, non che li avrebbe restituiti sicuramente tutti.
Ma Israele contesta anche questo massimo sforzo, che non sarebbe profuso, e comunicato l’inadempienza agli Usa per ottenere il via libera alla ripresa delle ostilità. Per ora Trump tiene il punto, affermando che sarà lui a decidere se Israele riaprirà il mattatoio, al momento frenato dalla sua autorità; perché, ha detto, “se Israele potesse intervenire per farli fuori, lo farebbe”.
In linea con il loro presidente, funzionari americani hanno dichiarato che Hamas non sta violando gli accordi e che il loro Paese e altri (Egitto, Qatar e Turchia) stanno aiutando Hamas a individuare i resti dei defunti.
Ma la tenuta di Trump non è certa, anzi, e i minacciosi moniti che sta rivolgendo ad Hamas non rassicurano; né rassicura il comunicato del Forum delle famiglie degli ostaggi, che ha ammonito il governo di Tel Aviv a “cessare immediatamente l’attuazione delle fasi rimanenti dell’accordo di cessate il fuoco finché Hamas ‘continuerà a violare il suo impegno di restituire tutti gli ostaggi caduti’. Dove quel “tutti” è pietra tombale, perché anche “le autorità israeliane riconoscono che sarà difficile localizzare un piccolo numero di corpi”
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Piccole Note
Haaretz: gli israeliani prenderanno mai coscienza di quanto hanno fatto?
Tanta drammatica incertezza che stride con la gioia con cui è stata accolta la tregua. In attesa di quel che riserva il futuro, riportiamo quanto scritto da
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🇷🇺🇺🇸🇷🇺🇺🇸 TRUMP-PUTIN: I TOMAHAWK E IL VERTICE DI BUDAPEST
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Trump spiazza tutti e, dopo tre settimane in cui i media hanno dato per scontato che avrebbe dato i Tomahawk all’Ucraina, chiama Putin e annuncia che lo incontrerà a breve. In Ungheria, cioè nella nazione europea che più ha frenato lo slancio della leadership Ue, soggiogata da Londra, per fare del conflitto per procura ucraino una guerra continentale (nella folle illusione che rimarrebbe tale, senza cioè evolvere, com’è invece inevitabile, in una guerra termonucleare globale – sul punto, ha posto una pietra tombale l’esercitazione Usa Proud Prophet, vedi New York Times).
Zelensky, sbarcato negli Usa stamane nella convinzione che avrebbe ottenuto l’ambito regalo dal presidente americano, è rimasto sorpreso dalla mossa di Trump, annota Axios, e probabilmente se ne tornerà con le pive nel sacco. Forse avrebbe dovuto prendere più seriamente le dichiarazioni di Trump che, alcuni giorni fa, interpellato sui Tomahawk, ha risposto “ne parlerò con la Russia“. Esattamente quel che ha fatto.
Peraltro, se è vero che la querelle dei missili ha innescato ovvie reazioni a Mosca, l’inattesa telefonata di ieri segnala che i rapporti sottotraccia tra le due potenze sono stati preservati.
Prima di incontrare il presidente americano Zelensky ha incontrato i produttori di armi statunitensi, abboccamento che la dice lunga sulla natura di questo conflitto che, oltre all’obiettivo, mancato, di fiaccare le risorse russe e quello, in parte raggiunto, di distoglierla dallo scacchiere globale (vedi Gaza), ha anche quello di rafforzare l’apparato militar-industriale Usa e le forze politiche-finanziarie connesse.
L’incontro tra Putin e Trump verterà sull’Ucraina, com’è ovvio, ma...
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Piccole Note
Trump-Putin: i Tomahawk e il vertice di Budapest
Trump spiazza tutti e, dopo tre settimane in cui i media hanno dato per scontato che avrebbe dato i Tomahawk all'Ucraina, chiama Putin e annuncia che lo
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🇵🇸🇵🇸🇵🇸 GAZA: IL NODO DEL RECUPERO DELLE SALME DEGLI OSTAGGI DEFUNTI
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La criticità della restituzione dei corpi degli ostaggi defunti da parte di Hamas, che procede a rilento, è brandita da Israele per riprendere le ostilità. Infatti, sta facendo pressione sugli Usa per denunciare la violazione degli accordi e avere il via libera in tal senso e/o per procrastinare i tempi della fase due dei negoziati e ritagliarsi spazi di manovra per sabotare l’intesa in altro modo.
Per frenare l’attivismo israeliano urge che il team composto da militari americani, turchi, egiziani e qatarioti, dotato di “attrezzature ingegneristiche” messe a disposizione da Doha, giunto a Gaza per le operazioni di recupero, inizi a lavorare.
È una corsa contro il tempo. Mentre Tel Aviv continua a contestare, Hamas ripete che il recupero è reso difficile dalla devastazione che, oltretutto, ha cancellato tutti i punti di riferimento, rendendo ancora più arduo localizzare i luoghi in cui erano detenuti gli ostaggi. E aggiungendo che alcuni non erano prigionieri loro, ma di altre milizie islamiche, i cui membri sono stati falcidiati.
Di interesse, una nota di Amos Harel su Haaretz: “Lo staff del presidente degli Stati Uniti Donald Trump è consapevole delle difficoltà tecniche che caratterizzano le operazioni di ricerca a Gaza e non è disposto a sfruttare l’incapacità di Hamas di soddisfare le aspettative per dichiarare il congelamento della seconda fase dell’accordo”…
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Piccole Note
Gaza: il nodo del recupero delle salme degli ostaggi defunti
Per frenare l'attivismo israeliano urge che il team composto da militari americani, turchi, egiziani e qatarioti, dotato di "attrezzature ingegneristiche"
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🇷🇺🇺🇦🇺🇸 TRUMP: L'INCONTRO CON ZELENSKY E QUELLI CON PUTIN E XI
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L’incontro con Zelenzky è andato come doveva andare, con il presidente ucraino che si era presentato alla Casa Bianca con mappe dettagliate sui punti deboli dell’industria della difesa russa, cioè gli obiettivi dei Tomahawk che si aspettava di ricevere, ed è tornato a casa con le pive nel sacco. La guerra termonucleare, perché questo stava chiedendo Zelensky a Trump per conto dei suoi sponsor, può attendere.
D’altronde, bastava osservare come Trump si stava preparando all’incontro per capire che dei bellicosi propositi di Zelensky non gli importava nulla: un video surreale, infatti, immortala il presidente che si rilassa ricevendo alla Casa Bianca il cantante lirico Andrea Bocelli e mette a tutto volume il suo successo “Con te partirò“.
Tutto resta come prima, dunque, in attesa del vertice di Budapest con Putin. Nell’incontro con il presidente ucraino, con il quale ha voluto parlare in via riservata, altra anomalia, Trump ha fatto pressioni perché accetti le richieste avanzate in precedenza, cioè fermare la guerra e accettare che i russi conservino i territori conquistati, come ha scritto successivamente su Truth social.
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Trump: l'incontro con Zelensky e quelli con Putin e Xi
L'incontro con Zelenzky è andato come doveva andare, con il presidente ucraino che si era presentato alla Casa Bianca con mappe dettagliate sui punti deboli
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🇵🇸🇵🇸🇵🇸🇵🇸 GAZA: IL CESSATE IL FUOCO È SEMPRE PIÙ FRAGILE
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Tanti analisti in buona fede hanno criticato aspramente il cosiddetto piano di pace di Trump, spiegando, in estrema sintesi, che per i palestinesi resta un futuro di soggezione, con Israele che continuerà a imperversare contro gli obiettivi che riterrà di dover colpire nella Striscia e con la Cisgiordania sempre in balia dell'espansionismo dei coloni e lo Stato palestinese fuori dall'orizzonte degli eventi.
Critiche condivisibili, ma che mancano di realismo. Infatti, quel che a oggi è drammaticamente a tema, non è il futuro prossimo venturo dei palestinesi, ma il presente, perché è possibile che il futuro ancora più prossimo non veda più palestinesi in Medio oriente, uccisi o sfollati dalla loro terra.
Ciò che è drammaticamente a tema, infatti, è che ricominci, domani o dopo, e vada a compimento la soluzione finale dei palestinesi che il cessate il fuoco ha provvisoriamente, e in via più che precaria, interrotto. Con tutti i suoi tragici difetti, evidenti e innegabili, la tregua ha posto un argine alla soluzione finale, ma tale argine può rompersi da un momento all'altro, sommergendo di nuovi orrori Gaza e la Cisgiordania.
Adesso urge, cioè, stabilizzare la tregua prima che crolli. Perché il governo israeliano e i suoi tanti complici e conniventi internazionali stanno facendo di tutto per sabotarla per l'ennesima volta, mentre va dato atto a Trump che, per ora e in via del tutto provvisoria, sta cercando di portarla avanti, nonostante le sue dichiarazioni su quanto avviene a Gaza siano, al solito, ambigue e spesso riprorevoli…
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Piccole Note
Gaza: il cessate il fuoco è sempre più fragile
Ciò che è drammaticamente a tema, infatti, è che ricominci, domani o dopo, e vada a compimento la soluzione finale dei palestinesi che il cessate il fuoco ha
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PRESSIONI PER SABOTARE I NEGOZIATI IN UCRAINA E IL CESSATE IL FUOCO A GAZA
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I media hanno rivelato lo scontro avvenuto nel chiuso della Casa Bianca tra Trump e Zelensky, nel quale sembra siano volate urla e le mappe che il presidente ucraino si era portato con sé per segnalare gli obiettivi dei Tomahawk che pretendeva dall’interlocutore.
Un incontro al quale ha assistito il Segretario della Guerra Pete Pete Hegseth, il quale indossava una sgargiante cravatta rosso-bianco-blu che ha irritato alcuni media che hanno immaginato fossero i colori della bandiera russa. All’Huffingotn Post, che ha chiesto al Pentagono spiegazioni in merito, la secca replica del portavoce: “Gliel’ha comprata tua madre ed è una cravatta patriottica americana, idiota”.
Dello stesso tenore la risposta della portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt a un’altra domanda dell’HP, stavolta sulla sede dell’incontro tra Putin e Trump, perché Budapest è considerata troppo filo-russa. Interpellata su chi avesse scelto tale sede, la Leavitt ha risposto: “Tua madre”.
Scambio di battute che rende l’idea dello scontro al calor bianco che sta suscitando la posizione di Trump sul conflitto ucraino e dell’irritazione dell’amministrazione Usa per l’ostruzionismo che incontra.
Manovre che spesso non affiorano in superficie, ma non per questo sono meno pericolose per la riuscita dell’impresa. Basta osservare il tripudio con cui i media hanno rilanciato la notizia della CNN sul rinvio del vertice tra il Capo del Dipartimento di Stato Marco Rubio e il ministro degli Esteri russo Dmitrj Lavrov, che dovrebbe preludere all’incontro Trump – Putin...
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Piccole Note
Pressioni per sabotare i negoziati in Ucraina e il cessate il fuoco a Gaza
I media hanno rivelato lo scontro avvenuto nel chiuso della Casa Bianca tra Trump e Zelensky, nel quale sembra siano volate urla e le mappe che il presidente
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🇷🇺🇺🇸🇨🇳 TRUMP FRENA SUGLI INCONTRI CON PUTIN E XI, MA NON LI ESCLUDE
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“Donald Trump ha dichiarato di non volere “sprecare un incontro’ dopo che l’ipotesi di tenere colloqui faccia a faccia con il suo omologo russo Vladimir Putin sulla guerra ucraina è stato sospeso”. Così l’incipit la BBC che ricalca quanto strillano, giubilanti, più o meno tutti i media occidentali.
Ad annunciare per prima l’annullamento una fonte interna alla Casa Bianca, annuncio anch’esso rilanciato con giubilo dai media di cui sopra e che seguiva quello dell’annullamento dell’incontro tra i rispettivi ministri degli Esteri, che doveva precedere il summit tra i presidenti.
Bene, se vero che l’incontro tra i due ministri degli Esteri è stato sospeso dopo la telefonata “produttiva” tra gli interessati, non sembra sia stato ricacciato oltre l’orizzonte degli eventi, come da narrazione generalizzata, tanto che il Wall Street Journal riferiva che i due Paesi stavano ancora lavorando per realizzarlo.
Ancora più stravagante la distorsione delle dichiarazioni di Trump, il quale, richiesto sull’annullamento del suo incontro con Putin e se ciò comportasse un ripensamento sull’invio dei missili Tomahawk a Kiev, rispondeva: “No, no, non voglio che l’incontro sia inutile, non voglio perdere tempo […] vedremo quel che succede, non abbiamo ancora deciso” (video).
Insomma, ha reiterato il niet all’invio dei missili a lungo raggio Tomahawk, al quale il partito della guerra non si è rassegnato, tanto che Zelensky è tornato alla carica con un post su X: “Continueremo a confrontarci con europei e americani sulle capacità a lungo raggio”. Inoltre, Trump ha detto che…
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Trump frena sugli incontri con Putin e Xi, ma non li esclude
"Donald Trump ha dichiarato di non volere "sprecare un incontro' dopo che l'ipotesi di tenere colloqui faccia a faccia con il suo omologo russo Vladimir Putin
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🇵🇸🇵🇸🇵🇸 GLI USA PREMONO SU NETANYAHU PERCHÉ RISPETTI LA TREGUA
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Dopo la visita degli inviati per il Medio oriente Witkoff e Kushner e quella del vicepresidente Usa Vance, e solo mezz’ora dopo la partenza di questi, in Israele è atterrato il Capo del Dipartimento di Stato Marco Rubio, mentre il Centcom ha installato una base operativa in Israele per vigilare sul cessate il fuoco, come ha spiegato Vance, e creare una forza di stabilizzazione internazionale che dovrebbe presidiare Gaza.
Un vero e proprio pressing da parte dell’amministrazione Usa (Yedioth aeronoth), che nasce dalla consapevolezza che Israele sta cercando di far collassare la tregua, come dimostra anche l’approvazione alla Knesset di un disegno di legge per annettere la Cisgiordania, avvenuta mentre Vance era in loco.
A decidere l’approvazione della norma, che dovrà essere approvata altre due volte per diventare effettiva, il voto di un esponente del Likud, Yuli Eldstein, che Netanyahu ha subito rimosso da tutte le cariche per aver disobbedito all’ordine di scuderia di votare no.
Mossa obbligata da parte del premier perché, al di là del mostruoso destino al quale tale legge condannerebbe i palestinesi, è anche uno schiaffo in faccia a Trump che ha dichiarato la sua contrarietà all’annessione, e crea attriti, pericolosi per la tenuta della tregua, tra l’amministrazione Usa, che continuerà a sostenere l’alleato, e i Paesi arabi che devono (obtorto collo) tenere il punto sull’idea, a oggi tale, dello Stato palestinese.
In realtà, la rimozione del dissidente del Likud appare un’excusatio non petita di un’operazione che ha visto Eldstein inviato in missione suicida per conto del premier israeliano, che ha voluto dimostrare cosa volesse intendere quando, commentando le analisi sul suo asserito commissariamento da parte dell’alleato, ha dichiarato che…
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Gli Usa premono su Netanyahu perché rispetti la tregua
Dopo la visita degli inviati per il Medio oriente Witkoff e Kushner e quella del vicepresidente Usa Vance, e solo mezz'ora dopo la partenza di questi, in
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GIDEON LEVY E IL SADISMO DI ISRAELE
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La rivelazione delle autorità di Gaza, confermata dai cronisti del Guardian, che i detenuti palestinesi sono stati orribilmente tortutati, come dimostrano i corpi dei 135 prigionieri defunti restituiti in cambio dei corpi degli ostaggi israeliani deceduti, ha scioccato tanti, ma era purtroppo un deja vu.
Meno ovvia la rivelazione di un ostaggio israeliano che, dopo la liberazione, ha raccontato a Yedioth aeronoth che le terribili vessazioni subite dai prigionieri palestinesi, esposte pubblicamente dal ministro per la Sicurezza Ben-Gvir, facevano infuriare i carcerieri degli ostaggi israeliani, che spesso subivano pesanti ritorsioni.
Un racconto che ha scioccato gli israeliani per quanto capitato al poveretto, che però non hanno provato un parallelo orrore per le orrende sevizie subite dai detenuti palestinesi. Ne scrive Gideon Levy su Haaretz, che annota: “Ogni volta che Ben-Gvir si vantava degli abusi che ordinava, di cui il giornalista Yossi Eli si compiaceva nei suoi sadici reportage sul Canale 13 su ciò che accadeva nelle prigioni israeliane, la vendetta arrivava dai tunnel”.
“È doloroso ammettere la malvagità di Israele. Perché abbiamo dovuto prima scoprire la vendetta dei rapitori palestinesi per rimanere sconvolti dalla malvagità dei rapitori israeliani? Ciò che è accaduto (e sta ancora accadendo) nella prigione di Sde Teiman è stato una vergogna, a prescindere dalle terribili sofferenze che ha causato agli ostaggi”.
Terribili sofferenze documentate dal Guardian, continua Levy, che riferisce come “non pochi” corpi dei prigionieri palestinesi defunti “mostravano segni di tortura, come la…
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Gideon Levy e il sadismo di Israele
Un racconto che ha scioccato gli israeliani per quanto capitato al poveretto, che però non hanno provato un parallelo orrore per le orrende sevizie subite dai
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🇺🇸🇷🇺🇺🇸🇷🇺 L'INVIATO DI PUTIN NEGLI STATI UNITI
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L’annullamento dell’incontro tra Trump e Putin, che avrebbe dovuto tenersi a Budapest, e le sanzioni comminate ai due giganti petroliferi della Russia, Lukoil e Rosneft, hanno fatto cantare vittoria al partito della guerra. Le pressioni, che avevamo dato per scontato, evidentemente sono andate a segno (peraltro, le sanzioni arrivano mentre si registrano misteriosi incendi in tre impianti energetici europei collegati alla Russia: in Ungheria, Slovacchia e Romania…).
L’imposizione di sanzioni da parte di Trump, benché abbiamo scarsa efficacia sulla determinazione russa, come tutte le sanzioni imposte finora, segnano però un punto a favore del partito della guerra perché sembrano segnalare un’inversione di tendenza rispetto alla de-escalation Russia-Usa registrata finora.
In realtà, prendendo tale iniziativa, Trump ha commentato: “Speriamo che non durino a lungo” aggiungendo che l’incontro con Putin “lo faremo in futuro“. Concetto ribadito dalla portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt il giorno successivo, spiegando che si farà quando ci saranno la condizioni perché dia frutti.
Da parte sua, Putin, in una conferenza stampa, ha replicato che “le sanzioni sono gravi, certo, questo è chiaro, e avranno determinate conseguenze, ma non avranno un impatto significativo sul nostro benessere economico”, aggiungendo che, per quanto riguarda l’aspetto politico, si tratta di un “atto ostile” che mina le relazioni che le due potenze stavano lentamente ripristinando (sul punto, ha ricordato anche come la prima presidenza Trump avesse comminato una serie di sanzioni contro Mosca, cenno che vuole sottintendere che sono misure che il suo Paese ha già attraversato e superato).
Altrettanto importante, ha rigettato la logica che sottende l’iniziativa, la famigerata massima pressione che l’amministrazione Trump usa brandire per cercare di ottenere quanto pretende: “Nessun paese o popolo che si rispetti prende mai decisioni sotto pressione. E, naturalmente, la Russia ha il privilegio di sentirsi e considerarsi parte di questa lista di paesi e popoli che si rispettano”…
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Piccole Note
L'inviato di Putin negli Stati Uniti
L'annullamento dell'incontro tra Trump e Putin, che avrebbe dovuto tenersi a Budapest, e le sanzioni comminate ai due giganti petroliferi della Russia, Lukoil
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Germania, libertà d'espressione sempre più a rischio https://share.google/jDxLUXMTB0cSV8Jon
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Germania, libertà d'espressione sempre più a rischio
Il monito del costituzionalista Dietrich Murswiek: in Germania la libertà d'espressione è sempre più a rischio.
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🇨🇳🇨🇳🇺🇸🇺🇸 L'INCONTRO TRUMP- XI E LA VISITA DELL'INVIATO DI PUTIN NEGLI USA
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Le delegazioni di Cina e Stati Uniti hanno trovato un'intesa. Così l'incontro tra Xi Jinping e Trump di giovedì non avrà solo un alto valore simbolico, quello di una distensione tra le due potenze, ma avrà anche un esito sul piano commerciale, che il presidente americano potrà spendere presso l'opinione pubblica del suo Paese.
Se nell'immediato è più importante il livello commerciale, che ha ricadute globali, in prospettiva è ben più importante l'aspetto simbolico perché va a frenare, e in via provvisoria a chiudere, la spinta verso un confonto militare con il Dragone, che da anni i think tank e l'esercito Usa considerano inevitabile, con conseguenze sia sul riarmo che sulla politica estera Usa in Asia.
Tale de-escalation, di portata storica se andrà a consolidarsi, è stata peraltro tematizzata da tempo dagli analisti di politica estera Usa di stampo realista, che hanno in Henry Kissinger il nume tutelare (sul quale Trump si è appoggiato nel suo primo mandato), ed è stata rilanciata con forza da un rapporto Rand Corporation, il pensatoio della Cia.
Documento ponderoso, impossibile sintetizzarlo, ma che, a fronte dei rischi insiti nella rivalità tra le due potenze, ammonisce: "Moderare questa rivalità emerge come un obiettivo fondamentale per gli Stati Uniti, la Cina e il mondo in generale".
Tra le tante criticità tra i due Paesi, quelle più a rischio di trasformare la competizione globale in guerra aperta sono la contesa sul Mar cinese meridionale e quella sullo status di Taiwan. Così su Taiwan: "Per stabilizzare la questione di Taiwan bisognerebbe puntare a creare il massimo incentivo affinché Pechino persegua un approccio graduale verso l'unificazione", che quindi diventa prospettiva legittima e non più linea rossa da contrastare con la Forza….
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L'incontro Trump- Xi e la visita dell'inviato di Putin negli Usa
Le delegazioni di Cina e Stati Uniti hanno trovato un'intesa. Così l'incontro tra Xi Jinping e Trump di giovedì non avrà solo un alto valore simbolico, quello
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🇵🇸🇵🇸🇵🇸 VANCE: IL SOLDATO DELL'IDF È STATO UCCISO DA HAMAS O DA QUALCUN ALTRO...
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Torna in vigore il cessate il fuoco a Gaza dopo la fiammata israeliana, innescata dalla morte violenta di un soldato dell’IDF. Le bombe di Tel Aviv hanno provocato 100 morti, 35 bambini. Risposta più che sproporzionata, anche fosse vera la versione israeliana su un’asserita responsabilità di Hamas. Ma diritto e proporzionalità non appartengono al genocidio in corso.
Abbiamo messo in dubbio la versione israeliana non tanto perché Hamas ha dichiarato di non aver nulla a che fare con l’accaduto, quanto per altri motivi. Il primo è che Israele nel corso del genocidio ha distorto la realtà in un modo così parossistico che è diventata del tutto inaffidabile.
Il secondo è che, poche ore prima della morte del soldato, Netanyahu aveva già provato a lanciare un attacco contro Gaza, venendo fermato dagli Stati Uniti, come rivela il Timesofisrael.
Tutto è iniziato con la querelle del corpo dell’ostaggio restituito ieri da Hamas, che Tel Aviv ha stigmattizzato: sia perché alcuni miliziani di Hamas hanno messo in scena un finto ritrovamento, seppellendo alcuni resti di un ostaggio e facendo poi finta di rinvenirli (un video li inchioda); sia perché quei miseri resti erano parte del cadavere di un ostaggio già parzialmente rinvenuto dall’IDF, al di fuori quindi dell’accordo.
Forse la messinscena del ritrovamento è stata dettata dalla necessità di placare la pressione israeliana, che continua a minacciare nuovi massacri se i corpi degli ostaggi non saranno restituiti in tutta fretta, ma resta che comunque si trattava pur sempre di un ostaggio israeliano.
Oppure, forse è stata opera di qualche infiltrato – non è fantascienza, basta guardare la realistica serie Fauda per capire quanto sia infiltrata Hamas – dal momento che non è possibile che i miliziani ignorino che Israele monitora ogni centimetro quadrato di Gaza. Se proprio dovevano fare una messinscena, perché farla alla luce del sole e non sottoterra o al riparo di una rovina?
Al di là delle inevase domande, Netanyahu ha preso la palla al balzo accusando…
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Piccole Note
Vance: il soldato dell'IDF è stato ucciso da Hamas o da qualcun altro...
Così veniamo alle dichiarazioni rese dal vicepresidente Usa J. D. Vance durante il raid israeliano, che di fatto hanno impedito a Netanyahu di far crollare la
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🇵🇸🇵🇸🇵🇸 ISRAELE: L'ANNESSIONE NEANCHE TROPPO NASCOSTA DELLA CISGIORDANIA
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“In Cisgiordania, nessuno ha sentito parlare del cessate il fuoco a Gaza: né l’esercito, né i coloni, né l’Amministrazione Civile e, naturalmente, nemmeno i 3 milioni di palestinesi che vivono sotto la loro tirannia. Non percepiscono minimamente la fine della guerra”. Questo l’incipit di un articolo di Gideon Levy su Haaretz, del quale riportiamo ampi brani.
“Da Jenin a Hebron, non si intravede alcun cessate il fuoco. Da due anni in Cisgiordania regna il terrore, con la copertura della guerra nella Striscia, che funge da pretesto discutibile e da cortina fumogena, e non c’è segno che stia per finire”.
“Tutti i decreti draconiani imposti ai palestinesi il 7 ottobre rimangono in vigore; alcuni sono stati inaspriti. La violenza dei coloni prosegue, così come il coinvolgimento dell’esercito e della polizia nelle incursioni. A Gaza si registra un calo delle vittime e degli sfollati, ma in Cisgiordania tutto continua come se non ci fosse nessun cessate il fuoco”.
E mentre Trump proclama che la Cisgiordania non sarà mai annessa, “alle sue spalle Israele sta facendo tutto il possibile in Cisgiordania per distruggere, espropriare, abusare e impedire ogni possibilità di vita”.
“A volte sembra che il capo del Comando Centrale delle IDF, Avi Bluth, essendo leale e obbediente al suo superiore – il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich […] – stia conducendo un esperimento umano, insieme ai coloni e alla polizia: vediamo quanto possiamo tormentarli prima che esplodano”.
“La speranza che la loro sete di violenza si placasse insieme agli scontri di Gaza è stata infranta. La guerra nella Striscia era solo una scusa…
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Piccole Note
Israele: l'annessione neanche troppo nascosta della Cisgiordania
E mentre Trump proclama che la Cisgiordania non sarà mai annessa, "alle sue spalle Israele sta facendo tutto il possibile in Cisgiordania per distruggere,
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🇨🇳🇨🇳🇺🇸🇺🇸 L'INCONTRO XI-TRUMP E LA RUSSIA, PER TACERE DI TAIWAN
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Nell’incontro tra Xi Jinping e Donald Trump c’era un convitato di pietra, la Russia, che poi era uno dei punti nodali a tema, dal momento che era ovvio che il summit avrebbe prodotto un accordo commerciale sciogliendo le tensioni accumulate finora (anche se la competizione rimarrà, com’è ovvio che sia).
L’altro nodo cruciale era Taiwan, ma ci torneremo di seguito. A segnalare l’ombra del convitato di pietra il fatto che, prima che si tenesse il summit, Xi ha dovuto dichiarare che la Cina ridurrà l’importazione del gas russo e l’annuncio di Trump sulla ripresa dei test nucleari del suo Paese, interrotti nel 1992. E che tutti i media occidentali hanno preannunciato, ed esultato come cosa fatta, che Pechino avrebbe indotto Putin a più miti consigli sull’Ucraina, costringendolo a una pace alle condizioni di Kiev e dei suoi sponsor.
Annunci e considerazioni alquanto aleatori e dalle tante sfaccettature. Anzitutto la concessione della Cina sul gas russo è solo fomale, non avrà alcun esito, sia per l’esistenza della flotta ombra russa che continuerà a trasportarlo agevolmente da costa a costa (distanze relativamente brevi e di libera circolazione), sia perché Pechino non può rinunciare all’investimento sul Power Siberia 2, avviato a inizi settembre, che potenzierà il flusso del gas russo alla Cina.
Quanto all’annuncio di Trump sui test nucleari, appare una risposta alle iniziative di Mosca che in questi giorni ha annunciato due nuove e più potenti armi: due missili a propulsione nucleare, il Burevestnik, per i cieli, e il Poseidon, per i mari. La ripresa dei test nucleari Usa sembra dove innescare analoghe iniziative russe, e forse anche cinesi, con l’esito probabile che, al termine del giro di boa, si avviino negoziati per reintrodurre controlli sulle armi atomiche, che negli ultimi anni sono stati cancellati dall’orizzonte.
Quanto alla possibilità che la Cina forzi Mosca a dismettere i suoi obiettivi in Ucraina, appaiono pari a…
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L'incontro Xi-Trump e la Russia, per tacere di Taiwan
Nell'incontro tra Xi Jinping e Donald Trump c'era un convitato di pietra, la Russia, che poi era uno dei punti nodali a tema, dal momento che era ovvio che il
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🇷🇺🇷🇺🇷🇺 LA RUSSIA STA PERDENDO... OLTRE 10MILA SOLDATI UCRAINI ACCERCHIATI
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L’accerchiamento delle forze ucraine a Kupjansk e Pokrovsk (Krasnoarmijsk per i russi) stride con la propaganda di ritorno sulle magnifiche sorti e progressive di Kiev riguardo lo sviluppo della guerra, refrain che era stato abbandonato per evidente infondatezza e che ha ripreso vigore negli ultimi tempi, con i media tornati a battere sul tema che la Russia non ha le risorse per continuare a combattere e che la sua economia sarebbe prossima al collasso.
Tali fandonie, che esasperano certe difficoltà che pure esistono ma sono gestibili da Mosca sia ora che in futuro (peraltro incomparabili con quelle di Kiev e della Ue), servono ad alimentare le fiamme del conflitto, a tenere alta la barra della contesa, per evitare di ammettere che la guerra è persa e che la strage diuturna dei fanti ucraini è stata ed è del tutto inutile, da cui la doppia responsabilità di quanti hanno mandato all’aria le trattative pure intercorse in questi anni.
L’altra corbelleria sulle prospettive della guerra, anch’essa tornata in auge di recente, è che i russi sono in palese difficoltà, come evidenzierebbe il fatto che avanzano molto lentamente. Ancora non hanno capito, o l’hanno capito e vogliono nasconderlo all’opinione pubblica, che questa è una guerra di logoramento, come la Prima guerra mondiale, dove l’avanzamento del fronte conta poco o nulla.
Tutto sta a distruggere quante più risorse possibili del nemico, cosa che sta accadendo e che sfibra il fronte avversario fino a creare varchi nei quali far incuneare le proprie forze per circondare un massivo agglomerato di forze nemiche, che presto saranno costrette a cedere (a meno che siano costrette a farsi uccidere inutilmente dai loro comandanti).
È esattamente quello che è accaduto a Kupjansk e Pokrovsk, dove oltre 10mila soldati sono bloccati in due blocchi distinti, impossibilitati a ricevere rifornimenti, rinforzi e a fare quelle rotazioni di personale che…
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La Russia sta perdendo... oltre 10mila soldati ucraini accerchiati
L'accerchiamento delle forze ucraine a Kupjansk e Pokrovsk (Krasnoarmijsk per i russi) stride con la propaganda di ritorno sulle magnifiche sorti e
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🇵🇸🇱🇧🇵🇸🇱🇧🇵🇸🇱🇧 ISRAELE VIOLA ANCORA LA TREGUA A GAZA E IN LIBANO
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Jet e artiglieria israeliani stamane hanno bersagliato Khan Younis e Gaza City, due i morti, stavolta senza brandire alcun pretesto. Nessuna querelle sui corpi degli ostaggi, nessuna scaramuccia, per usare le parole di J. D. Vance, con i miliziani di Hamas. E ciò dopo aver dichiarato che la tregua rotta due giorni fa era tornata in vigore. Netanyahu in tal modo ha inteso rivendicare il diritto all’arbitrio rispetto all’alleato d’oltreoceano, che continua a lavorare come se il cosiddetto piano di pace di Trump dovesse attuarsi davvero (dove quel davvero sottente tante cose).
Infatti, Washington sta faticosamente cercando di mettere su la Forza di stabilizzazione che, secondo il piano, dovrebbe presidiare Gaza, che sarebbe composta da foze palestinesi e soldati provenienti da Paesi arabi e musulmani, cooptando peraltro anche la Turchia in contrasto con il veto posto su di essa da Tel Aviv.
Lo spiega Axios riferendo le difficoltà poste dai Paesi interessati, che chiedono garanzie temendo che le loro forze finiscano sotto il fuoco incrociato delle varie fazioni palestinesi (Israele ha armato bande locali contro Hamas); o, peggio, di essere bersagliate delle bombe di Tel Aviv.
Sempre Axios riferisce che gli Stati Uniti hanno offerto ai miliziani di Hamas che si trovano nella zona di Gaza controllata da Israele un passaggio sicuro per l’area più o meno libera (se così si può definire la zona in cui sono stipati i palestinesi, ancora stretti dalle limitazioni agli aiuti e senza possibilità di accedere alle cure più elementari). Un modo per tentare di evitare incidenti di percorso che diano a Israele nuovi pretesti per bombardare.
Allo stesso tempo, le bombe sganciate stamane vogliono indurre Hamas a una qualche reazione, fosse solo un…
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Israele viola ancora la tregua a Gaza e in Libano
Lo spiega Axios riferendo le difficoltà poste dai Paesi interessati, che chiedono garanzie temendo che le loro forze finiscano sotto il fuoco incrociato delle
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GIDEON LEVY E IL FASCISMO CHE ABITA ISRAELE
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Da quando è entrata in vigore la tregua a Gaza, e fino al 28 ottobre, Israele l’ha violata 107 volte, uccidendo 226 persone, di cui 97 bambini, e ferendone altre 594 (alcune o molte di queste periranno). Non solo, gli accordi stabilivano che Israele avrebbe consentito l’ingresso di 600 camion di aiuti al giorno, invece la media giornaliera è stata di soli 145 veicoli, così che la fame continua ad affligere i residenti e gli ospedali continuano a scarseggiare di farmaci e attrezzature sanitarie, con tragiche conseguenze per i degenti.
Tutto ciò avviene nel silenzio degli Stati Uniti, che pure si sono fatti garanti della tregua, e degli altri Paesi occidentali che hanno derubricato il genocidio dei palestinesi a un passato che non merita più attenzione, neanche quella di facciata accordata in precedenza. Tutto sopito, tutto sottaciuto.
L’unica problematica relativa a Gaza alla quale gli States dedicano la loro attenzione pubblica è il recupero dei corpi degli ostaggi. Evidentemente anche da defunti gli israeliani hanno un valore imparagonabile rispetto a quello dei palestinesi, vivi o morti che siano.
Né i media di Tel Aviv, a parte rarissime eccezioni, lamentano questo interminabile stillicidio. Tutta la loro attenzione è focalizzata sul ritorno dei corpi dei defunti e sulle querelle politiche interne: il braccio di ferro tra governo e Haredi, che vogliono continuare a eludere la leva e chiedono la cancellazione della legge che gliela impone (si troverà un compromesso); inoltre, tanta altra attenzione è assorbita dalle manovre di Netanyahu per accentrare ancora più potere su di sé.
La “zona di interesse” (citazione del film premio Oscar) dell’opinione pubblica israeliana, a parte eccezioni che confermano la regola, è tutta qui…
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Gideon Levy e il fascismo che abita Israele
Se ci soffermiamo sul compatto disinteresse dell'opinione pubblica israeliana per le sofferenze dei palestinesi è anche perché tale convergenza si registra
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NEW YORK: L'ELEZIONE DI MAMDANI, UN REFERENDUM SULLA PALESTINA
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L’elezione del sindaco di New York ha assunto un alto valore simbolico mano a mano che crescevano i consensi per Zorhan Mamdami, che ha sconfitto due volte Andrew Cuomo, sia alle primarie del partito democratico che alle votazioni successive, alle quali si è presentato come indipendente.
Simboliche perché Mamdami è socialista e musulmano, ma soprattutto perché le sue ferme posizioni su Gaza hanno trasformato le elezioni in un “voto sul Medio oriente”, come titola il New York Times. Titolo un po’ eufemistico per dire che è stato un referendum su quanto sta avvenendo a Gaza e in Cisgiordania, che Mamadami ha stigmatizzato più volte attirandosi ire.
Ha sconfitto un vero e proprio “esercito di miliardari”, per usare le parole del Time, che hanno inondato la campagna elettorale di Cuomo di dollari; e un esercito di rabbini, come attesta la lettera aperta firmata da 1183 rabbini statunitensi che allarmava sulla minaccia che Mamdami rappresenterebbe per gli ebrei.
Ad attestare l’importanza del voto anche l’attenzione spasmodica riservatagli dai media israeliani, quasi tutti allarmati per la possibile vittoria di Mamdami. Allarme che si è trasformato, dopo il voto, in irritazione. Detto questo, non tutti gli ebrei di New York gli erano avversi, tanto il 30% di essi lo ha votato, come scrive Haaretz.
Per comprendere quanto sia stata importante questa elezione per Israele, un cenno di Haaretz: “Mercoledì mattina, i titoli dei giornali israeliani si sono concentrati quasi esclusivamente sulla vittoria di Zohran Mamdani nella corsa a sindaco di New York, per ovvie ragioni. L’elezione di un politico musulmano con posizioni così fortemente contrarie a Israele nella città con la più grande popolazione ebraica al mondo…
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New York: l'elezione di Mamdani, un referendum sulla Palestina
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UCRAINA: LA GUERRA INSENSATA CHE DEVE FINIRE
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Il 3 novembre Trump ha negato nuovamente il trasferimento dei missili Tomahawk all’Ucraina. Non una mera reiterazione del niet opposto a Zelensky quando, a metà ottobre, si era recato alla Casa Bianca sicuro di riceverli in dono. Infatti, dopo quell’incontro, il Pentagono aveva smentito Trump, il quale aveva fatto leva sulla loro scarsità per negarli, comunicando che invece ce n’erano abbastanza da poter rifornire Kiev.
Si era ripetuto quanto avveniva ai tempi di Biden, quando i niet presidenziali alle richieste sempre più eclatanti di Zelensky erano poi superati grazie alle manovre e alle pressioni dei membri della sua amministrazione.
Con Trump il giochino (al massacro) non ha funzionato, almeno per ora. Trump ha vanificato anche la pressione europea, concretizzatasi con l’invio di altri missili Storm Shadow da parte della Gran Bretagna, che evidentemente sperava con tale mossa di favorire l’indebita sollecitazione del Pentagono. Anche questa è una dinamica già vista con la presidenza Biden.
Il niet di Trump è stato accompagnato ad alcune significative dichiarazioni di altre figure chiave del conflitto ucraino, che in questi giorni hanno cercato di convincere Zelensky a recedere dal continuare a mandare al macello i suoi concittadini.
Riportiamo da Strana del 4 novembre (il giorno successivo alla dichiarazione di Trump): “Il rappresentante permanente degli Stati Uniti presso la NATO, Matthew Whitaker, è arrivato a Kiev. Ha già incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky”.
“Whitaker ha scritto [dell’incontro] sul social media X: ‘Ho chiarito che questa guerra insensata deve finire e che la pace, da raggiungere grazie agli sforzi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump; è l’unica via percorribile'”...
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Ucraina: la guerra insensata che deve finire
Il 3 novembre Trump ha negato nuovamente il trasferimento dei missili Tomahawk all'Ucraina. Non una mera reiterazione del niet opposto a Zelensky quando, a
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