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a cura di Davide Malacaria
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🇻🇪🇻🇪🇻🇪 IL NOBEL PER LA PACE TRASFORMATO IN NOBEL PER LA GUERRA

Il Nobel per la pace non è stato assegnato a Trump, né era possibile nonostante tanti abbiano solleticato il suo narcisismo che l’aveva portato a pretenderlo, dal genocida Netanyahu (Timesofisrael), per la tregua a Gaza, passando a Zelensky, che si è detto pronto a sostenerne la candidatura se invierà i missili Tomahwak in Ucraina (Politico) – cioè se aumenterà le probabilità di una guerra nucleare.

Ma, in qualche modo, l’ha vinto per interposta persona dal momento che è stato assegnato a María Corina Machado, leader dell’opposizione venezuelana che in questo modo è stata incoronata reginetta del suo Paese. Pronta, cioè, a essere il volto nuovo del regime-change che l’amministrazione Trump intende realizzare a Caracas.

Così il Nobel per la pace è stato militarizzato per supportare una guerra che appare sempre più prossima. Da tempo, infatti, l’amministrazione Trump, sotto la spinta di Marco Rubio, sta accumulando forze contro il Venezuela, ufficialmente per contrastare il narcotraffico.

Alle prime navi da guerra se ne sono aggiunte progressivamente altre, tra cui un sommergibile, e ieri è arrivata una nave adibita alle operazioni speciali, mentre una squadriglia di F-35 è stata inviata in una base di Porto Rico.
Le forze statunitensi hanno già affondato alcune imbarcazioni venezuelane che sarebbero state usate per il narcotraffico, accusa non verificata e che non giustifica un crimine del genere, che peraltro è un atto di guerra.

Due giorni fa, poi, l’affondamento di un naviglio della Colombia, che dovrebbe essere fuori dal mirino degli Stati Uniti, ma che sembra esserci entrata a causa del sostegno accordato dal presidente Gustavo Petro al Venezuela…


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🇵🇸🇵🇸🇵🇸🇵🇸 GAZA: L'ACCORDO ATTUALE ERA STATO RIGETTATO DA BIDEN

Tanti i dettagli in sospeso nell’accordo tra Hamas e Israel, ma secondo Gershon Baskin, che ha svolto un ruolo cruciale nelle trattative, reggerà: “L’accordo”, scrive su Timesofisrael, “è una dichiarazione di fine guerra, non un cessate il fuoco temporaneo”.

Si spera che abbia ragione perché non rassicurano le dichiarazioni di Netanyahu, che domenica ha lasciato intendere che la “campagna militare” continua. Dichiarazioni sulle quali è stato interpellato Trump al suo arrivo in Israele, dov’è atterrato per prendersi la gloria del caso per poi spostarsi a Sharm el-Sheikh per firmare la pace alla presenza dei leader arabi che hanno favorito tale sviluppo. Richiesto il suo commento sulle parole di Netanyahu, ha risposto tranchant: “La guerra è finita. È finita. Okay? Lo capisci?”

Di grande interesse quanto scrive Baskin sulle trattative, perché svela il doppiogioco dell’amministrazione Biden, apparentemente meno schiacciata di Trump sul sogno genocidario di Netanyahu, invece…

“Questo accordo” scrive, “poteva essere raggiunto molto tempo fa. Hamas accettò le stesse condizioni nel settembre 2024, come delineato nel Three Weeks Deal che avevo ricevuto sia in forma scritta che orale, in arabo e inglese. Ma a quel punto, i negoziatori israeliani risposero che ‘il Primo Ministro non era d’accordo a chiuedere la guerra’. Sebbene la proposta del Three Week Deal fosse giunta sulla scrivania del presidente Biden, il suo responsabile, Bret McGurk, si rifiutò di discostarsi dal pessimo accordo che stava negoziando” [diverso da quello accettato da Hamas ndr.].

“Ho incontrato i membri del team negoziale americano nell’ottobre 2024 ed erano frustrati quanto me per la loro incapacità di convincere Biden e i suoi uomini a considerare seriamente l’accordo sul tavolo…


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IL DISCORSO DI TRUMP ALLA KNESSET E IL NIET ALLA LIBERAZIONE DI BARGHOUTI

Il raccapricciante discorso di Trump alla Knesset aveva diversi scopi. Anzitutto, il tycoon voleva prendersi la dovuta gloria, cosa in sé legittima dal momento che senza il suo intervento il genocidio avrebbe continuato il suo corso. In secondo luogo, serviva a costringere Netanyahu a essere conseguente.

Dopo le lodi sperticate quanto stridenti all’indirizzo del premier israeliano che, avendo vinto la guerra, ha saputo cogliere l’occasione per fare una pace che proietta Israele verso un futuro aureo (grazie all’ampliamento degli Accordi di Abramo), così nello stralunato discorso del tycoon, e dopo le reiterate standing ovation di tutta la Knesset al suo indirizzo, sollecitate dal presidente Usa, gli sarà più arduo tornare a far strame di gazawi.

La pace, così la chiamano, non gli toglierà il potere, prospettiva che più di altre lo ha spinto a proseguire il genocidio; anche perché, se i partiti di ultradestra si sfilassero dal governo, il centrista Lapid è pronto a sostenerlo. Non per nulla è stato l’unico politico israeliano presente all’assise, oltre a Netanyahu, a essere lodato da Trump.

Inoltre, il fatto che, con la sua augusta presenza, Trump abbia voluto porre il sigillo imperiale alla cosiddetta pace, un’eventuale violazione palese degli accordi da parte di Israele sarebbe, di fatto, un crimine di lesa maestà, ponendo rischi catastrofici al rapporto con l’impero…


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🇵🇸🇵🇸🇵🇸 GAZA: IL NODO DEL DISARMO DI HAMAS OFFRE SPAZI PER SABOTARE LA TREGUA

La tregua a Gaza tiene, nonostante siano iniziate le operazioni per farla collassare. A iniziare dalle insistenze sulla restituzione dei corpi degli ostaggi defunti, legittime per quanto riguarda i parenti, pretestuose per quanto riguarda le autorità israeliane, che non si rassegnano a deporre le armi come testimonia anche l’assassinio di una decina di palestinesi dopo il cessate il fuoco.

Non sappiamo se Hamas quando ha assicurato di poter restituire tutti i corpi degli ostaggi defunti fosse cosciente della difficoltà di reperirli tra le rovine di Gaza. Resta che qualcuno dovrebbe chiarire che la non piena ottemperenza a tale  promessa, per oggettiva impossibilità, non può in alcun modo legittimare la ripresa del genocidio. L’opinione pubblica internazionale non potrà mai accettarlo.

Altra e più grave criticità, il disarmo di Hamas, con Netanyahu che ieri ha minacciato l’inferno se non provvederà. Una dichiarazione, di fatto, contro Trump, che aveva affermato di aver dato il placet ad Hamas per esercitare funzioni di polizia, incarico che non si può svolgere disarmati.

Tanto che il tycoon, evidentemente incalzato dalle parole del premier israeliano, ha chiarito che Hamas provvederà o l’America userà la forza. Di fatto, però, tutto resta come prima, dal momento che non ha chiarito né quando né come avverrà, restando per ora valido quanto promesso dalla milizia, disposta a cedere le armi all’autorità tecnocratica palestinese che dovrebbe prendere il controllo della Striscia.

Sul punto, cioè, Trump non ha fatto marcia indietro, ma…


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🇵🇸🇵🇸🇵🇸 HAARETZ: GLI ISRAELIANI PRENDERANNO MAI COSCIENZA DI QUANTO HANNO FATTO?

Nuove criticità sul cessate il fuoco. Hamas ha difficoltà a restituire i corpi degli ostaggi defunti, seppelliti dalle bombe israeliane sotto le macerie di Gaza. Di alcuni sanno dove si trovano, ma servono macchinari che non hanno per estrarli, altri sono dispersi perché hanno perso i contatti con i miliziani che li detenevano, morti insieme ad essi.
Israele denuncia la violazione degli accordi, ma nell’intesa, al punto 5e, Hamas si era impegnato a profondere il “massimo sforzo” per restituirli, non che li avrebbe restituiti sicuramente tutti.

Ma Israele contesta anche questo massimo sforzo, che non sarebbe profuso, e comunicato l’inadempienza agli Usa per ottenere il via libera alla ripresa delle ostilità. Per ora Trump tiene il punto, affermando che sarà lui a decidere se Israele riaprirà il mattatoio, al momento frenato dalla sua autorità; perché, ha detto, “se Israele potesse intervenire per farli fuori, lo farebbe”.

In linea con il loro presidente, funzionari americani hanno dichiarato che Hamas non sta violando gli accordi e che il loro Paese e altri (Egitto, Qatar e Turchia) stanno aiutando Hamas a individuare i resti dei defunti.
Ma la tenuta di Trump non è certa, anzi, e i minacciosi moniti che sta rivolgendo ad Hamas non rassicurano; né rassicura il comunicato del Forum delle famiglie degli ostaggi, che ha ammonito il governo di Tel Aviv a “cessare immediatamente l’attuazione delle fasi rimanenti dell’accordo di cessate il fuoco finché Hamas ‘continuerà a violare il suo impegno di restituire tutti gli ostaggi caduti’. Dove quel “tutti” è pietra tombale, perché anche “le autorità israeliane riconoscono che sarà difficile localizzare un piccolo numero di corpi” 


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🇷🇺🇺🇸🇷🇺🇺🇸 TRUMP-PUTIN: I TOMAHAWK E IL VERTICE DI BUDAPEST

Trump spiazza tutti e, dopo tre settimane in cui i media hanno dato per scontato che avrebbe dato i Tomahawk all’Ucraina, chiama Putin e annuncia che lo incontrerà a breve. In Ungheria, cioè nella nazione europea che più ha frenato lo slancio della leadership Ue, soggiogata da Londra, per fare del conflitto per procura ucraino una guerra continentale (nella folle illusione che rimarrebbe tale, senza cioè evolvere, com’è invece inevitabile, in una guerra termonucleare globale – sul punto, ha posto una pietra tombale l’esercitazione Usa Proud Prophet, vedi New York Times).

Zelensky, sbarcato negli Usa stamane nella convinzione che avrebbe ottenuto l’ambito regalo dal presidente americano, è rimasto sorpreso dalla mossa di Trump, annota Axios, e probabilmente se ne tornerà con le pive nel sacco. Forse avrebbe dovuto prendere più seriamente le dichiarazioni di Trump che, alcuni giorni fa, interpellato sui Tomahawk, ha risposto “ne parlerò con la Russia“. Esattamente quel che ha fatto.

Peraltro, se è vero che la querelle dei missili ha innescato ovvie reazioni a Mosca, l’inattesa telefonata di ieri segnala che i rapporti sottotraccia tra le due potenze sono stati preservati.

Prima di incontrare il presidente americano Zelensky ha incontrato i produttori di armi statunitensi, abboccamento che la dice lunga sulla natura di questo conflitto che, oltre all’obiettivo, mancato, di fiaccare le risorse russe e quello, in parte raggiunto, di distoglierla dallo scacchiere globale (vedi Gaza), ha anche quello di rafforzare l’apparato militar-industriale Usa e le forze politiche-finanziarie connesse.

L’incontro tra Putin e Trump verterà sull’Ucraina, com’è ovvio, ma...


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🇵🇸🇵🇸🇵🇸 GAZA: IL NODO DEL RECUPERO DELLE SALME DEGLI OSTAGGI DEFUNTI

La criticità della restituzione dei corpi degli ostaggi defunti da parte di Hamas, che procede a rilento, è brandita da Israele per riprendere le ostilità. Infatti, sta facendo pressione sugli Usa per denunciare la violazione degli accordi e avere il via libera in tal senso e/o per procrastinare i tempi della fase due dei negoziati e ritagliarsi spazi di manovra per sabotare l’intesa in altro modo.

Per frenare l’attivismo israeliano urge che il team composto da militari americani, turchi, egiziani e qatarioti, dotato di “attrezzature ingegneristiche” messe a disposizione da Doha, giunto a Gaza per le operazioni di recupero, inizi a lavorare.

È una corsa contro il tempo. Mentre Tel Aviv continua a contestare, Hamas ripete che il recupero è reso difficile dalla devastazione che, oltretutto, ha cancellato tutti i punti di riferimento, rendendo ancora più arduo localizzare i luoghi in cui erano detenuti gli ostaggi. E aggiungendo che alcuni non erano prigionieri loro, ma di altre milizie islamiche, i cui membri sono stati falcidiati.

Di interesse, una nota di Amos Harel su Haaretz: “Lo staff del presidente degli Stati Uniti Donald Trump è consapevole delle difficoltà tecniche che caratterizzano le operazioni di ricerca a Gaza e non è disposto a sfruttare l’incapacità di Hamas di soddisfare le aspettative per dichiarare il congelamento della seconda fase dell’accordo”…


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🇷🇺🇺🇦🇺🇸 TRUMP: L'INCONTRO CON ZELENSKY E QUELLI CON PUTIN E XI

L’incontro con Zelenzky è andato come doveva andare, con il presidente ucraino che si era presentato alla Casa Bianca con mappe dettagliate sui punti deboli dell’industria della difesa russa, cioè gli obiettivi dei Tomahawk che si aspettava di ricevere, ed è tornato a casa con le pive nel sacco. La guerra termonucleare, perché questo stava chiedendo Zelensky a Trump per conto dei suoi sponsor, può attendere.

D’altronde, bastava osservare come Trump si stava preparando all’incontro per capire che dei bellicosi propositi di Zelensky non gli importava nulla: un video surreale, infatti, immortala il presidente che si rilassa ricevendo alla Casa Bianca il cantante lirico Andrea Bocelli e mette a tutto volume il suo successo “Con te partirò“.

Tutto resta come prima, dunque, in attesa del vertice di Budapest con Putin. Nell’incontro con il presidente ucraino, con il quale ha voluto parlare in via riservata, altra anomalia, Trump ha fatto pressioni perché accetti le richieste avanzate in precedenza, cioè fermare la guerra e accettare che i russi conservino i territori conquistati, come ha scritto successivamente su Truth social.


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🇵🇸🇵🇸🇵🇸🇵🇸 GAZA: IL CESSATE IL FUOCO È SEMPRE PIÙ FRAGILE

Tanti analisti in buona fede hanno criticato aspramente il cosiddetto piano di pace di Trump, spiegando, in estrema sintesi, che per i palestinesi resta un futuro di soggezione, con Israele che continuerà a imperversare contro gli obiettivi che riterrà di dover colpire nella Striscia e con la Cisgiordania sempre in balia dell'espansionismo dei coloni e lo Stato palestinese fuori dall'orizzonte degli eventi.

Critiche condivisibili, ma che mancano di realismo. Infatti, quel che a oggi è drammaticamente a tema, non è il futuro prossimo venturo dei palestinesi, ma il presente, perché è possibile che il futuro ancora più prossimo non veda più palestinesi in Medio oriente, uccisi o sfollati dalla loro terra.

Ciò che è drammaticamente a tema, infatti, è che ricominci, domani o dopo, e vada a compimento la soluzione finale dei palestinesi che il cessate il fuoco ha provvisoriamente, e in via più che precaria, interrotto. Con tutti i suoi tragici difetti, evidenti e innegabili, la tregua ha posto un argine alla soluzione finale, ma tale argine può rompersi da un momento all'altro, sommergendo di nuovi orrori Gaza e la Cisgiordania.

Adesso urge, cioè, stabilizzare la tregua prima che crolli. Perché il governo israeliano e i suoi tanti complici e conniventi internazionali stanno facendo di tutto per sabotarla per l'ennesima volta, mentre va dato atto a Trump che, per ora e in via del tutto provvisoria, sta cercando di portarla avanti, nonostante le sue dichiarazioni su quanto avviene a Gaza siano, al solito, ambigue e spesso riprorevoli…


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PRESSIONI PER SABOTARE I NEGOZIATI IN UCRAINA E IL CESSATE IL FUOCO A GAZA

I media hanno rivelato lo scontro avvenuto nel chiuso della Casa Bianca tra Trump e Zelensky, nel quale sembra siano volate urla e le mappe che il presidente ucraino si era portato con sé per segnalare gli obiettivi dei Tomahawk che pretendeva dall’interlocutore.

Un incontro al quale ha assistito il Segretario della Guerra Pete Pete Hegseth, il quale indossava una sgargiante cravatta rosso-bianco-blu che ha irritato alcuni media che hanno immaginato fossero i colori della bandiera russa. All’Huffingotn Post, che ha chiesto al Pentagono spiegazioni in merito, la secca replica del portavoce: “Gliel’ha comprata tua madre ed è una cravatta patriottica americana, idiota”.

Dello stesso tenore la risposta della portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt a un’altra domanda dell’HP, stavolta sulla sede dell’incontro tra Putin e Trump, perché Budapest è considerata troppo filo-russa. Interpellata su chi avesse scelto tale sede, la Leavitt ha risposto: “Tua madre”.

Scambio di battute che rende l’idea dello scontro al calor bianco che sta suscitando la posizione di Trump sul conflitto ucraino e dell’irritazione dell’amministrazione Usa per l’ostruzionismo che incontra.

Manovre che spesso non affiorano in superficie, ma non per questo sono meno pericolose per la riuscita dell’impresa. Basta osservare il tripudio con cui i media hanno rilanciato la notizia della CNN sul rinvio del vertice tra il Capo del Dipartimento di Stato Marco Rubio e il ministro degli Esteri russo Dmitrj Lavrov, che dovrebbe preludere all’incontro Trump – Putin...


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🇷🇺🇺🇸🇨🇳 TRUMP FRENA SUGLI INCONTRI CON PUTIN E XI, MA NON LI ESCLUDE

“Donald Trump ha dichiarato di non volere “sprecare un incontro’ dopo che l’ipotesi di tenere colloqui faccia a faccia con il suo omologo russo Vladimir Putin sulla guerra ucraina è stato sospeso”. Così l’incipit la BBC che ricalca quanto strillano, giubilanti, più o meno tutti i media occidentali.

Ad annunciare per prima l’annullamento una fonte interna alla Casa Bianca, annuncio anch’esso rilanciato con giubilo dai media di cui sopra e che seguiva quello dell’annullamento dell’incontro tra i rispettivi ministri degli Esteri, che doveva precedere il summit tra i presidenti.

Bene, se vero che l’incontro tra i due ministri degli Esteri è stato sospeso dopo la telefonata “produttiva” tra gli interessati, non sembra sia stato ricacciato oltre l’orizzonte degli eventi, come da narrazione generalizzata, tanto che il Wall Street Journal riferiva che i due Paesi stavano ancora lavorando per realizzarlo.

Ancora più stravagante la distorsione delle dichiarazioni di Trump, il quale, richiesto sull’annullamento del suo incontro con Putin e se ciò comportasse un ripensamento sull’invio dei missili Tomahawk a Kiev, rispondeva: “No, no, non voglio che l’incontro sia inutile, non voglio perdere tempo […] vedremo quel che succede, non abbiamo ancora deciso” (video).

Insomma, ha reiterato il niet all’invio dei missili a lungo raggio Tomahawk, al quale il partito della guerra non si è rassegnato, tanto che Zelensky è tornato alla carica con un post su X: “Continueremo a confrontarci con europei e americani sulle capacità a lungo raggio”. Inoltre, Trump ha detto che…


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🇵🇸🇵🇸🇵🇸 GLI USA PREMONO SU NETANYAHU PERCHÉ RISPETTI LA TREGUA

Dopo la visita degli inviati per il Medio oriente Witkoff e Kushner e quella del vicepresidente Usa Vance, e solo mezz’ora dopo la partenza di questi, in Israele è atterrato il Capo del Dipartimento di Stato Marco Rubio, mentre il Centcom ha installato una base operativa in Israele per vigilare sul cessate il fuoco, come ha spiegato Vance, e creare una forza di stabilizzazione internazionale che dovrebbe presidiare Gaza.

Un vero e proprio pressing da parte dell’amministrazione Usa (Yedioth aeronoth), che nasce dalla consapevolezza che Israele sta cercando di far collassare la tregua, come dimostra anche l’approvazione alla Knesset di un disegno di legge per annettere la Cisgiordania, avvenuta mentre Vance era in loco.

A decidere l’approvazione della norma, che dovrà essere approvata altre due volte per diventare effettiva, il voto di un esponente del Likud, Yuli Eldstein, che Netanyahu ha subito rimosso da tutte le cariche per aver disobbedito all’ordine di scuderia di votare no.

Mossa obbligata da parte del premier perché, al di là del mostruoso destino al quale tale legge condannerebbe i palestinesi, è anche uno schiaffo in faccia a Trump che ha dichiarato la sua contrarietà all’annessione, e crea attriti, pericolosi per la tenuta della tregua, tra l’amministrazione Usa, che continuerà a sostenere l’alleato, e i Paesi arabi che devono (obtorto collo) tenere il punto sull’idea, a oggi tale, dello Stato palestinese.

In realtà, la rimozione del dissidente del Likud appare un’excusatio non petita di un’operazione che ha visto Eldstein inviato in missione suicida per conto del premier israeliano, che ha voluto dimostrare cosa volesse intendere quando, commentando le analisi sul suo asserito commissariamento da parte dell’alleato, ha dichiarato che…


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GIDEON LEVY E IL SADISMO DI ISRAELE

La rivelazione delle autorità di Gaza, confermata dai cronisti del Guardian, che i detenuti palestinesi sono stati orribilmente tortutati, come dimostrano i corpi dei 135 prigionieri defunti restituiti in cambio dei corpi degli ostaggi israeliani deceduti, ha scioccato tanti, ma era purtroppo un deja vu.

Meno ovvia la rivelazione di un ostaggio israeliano che, dopo la liberazione, ha raccontato a Yedioth aeronoth che le terribili vessazioni subite dai prigionieri palestinesi, esposte pubblicamente dal ministro per la Sicurezza Ben-Gvir, facevano infuriare i carcerieri degli ostaggi israeliani, che spesso subivano pesanti ritorsioni.

Un racconto che ha scioccato gli israeliani per quanto capitato al poveretto, che però non hanno provato un parallelo orrore per le orrende sevizie subite dai detenuti palestinesi. Ne scrive Gideon Levy su Haaretz, che annota: “Ogni volta che Ben-Gvir si vantava degli abusi che ordinava, di cui il giornalista Yossi Eli si compiaceva nei suoi sadici reportage sul Canale 13 su ciò che accadeva nelle prigioni israeliane, la vendetta arrivava dai tunnel”.

“È doloroso ammettere la malvagità di Israele. Perché abbiamo dovuto prima scoprire la vendetta dei rapitori palestinesi per rimanere sconvolti dalla malvagità dei rapitori israeliani? Ciò che è accaduto (e sta ancora accadendo) nella prigione di Sde Teiman è stato una vergogna, a prescindere dalle terribili sofferenze che ha causato agli ostaggi”.

Terribili sofferenze documentate dal Guardian, continua Levy, che riferisce come “non pochi” corpi dei prigionieri palestinesi defunti “mostravano segni di tortura, come la…


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🇺🇸🇷🇺🇺🇸🇷🇺 L'INVIATO DI PUTIN NEGLI STATI UNITI

L’annullamento dell’incontro tra Trump e Putin, che avrebbe dovuto tenersi a Budapest, e le sanzioni comminate ai due giganti petroliferi della Russia, Lukoil e Rosneft, hanno fatto cantare vittoria al partito della guerra. Le pressioni, che avevamo dato per scontato, evidentemente sono andate a segno (peraltro, le sanzioni arrivano mentre si registrano misteriosi incendi in tre impianti energetici europei collegati alla Russia: in Ungheria, Slovacchia e Romania…).

L’imposizione di sanzioni da parte di Trump, benché abbiamo scarsa efficacia sulla determinazione russa, come tutte le sanzioni imposte finora, segnano però un punto a favore del partito della guerra perché sembrano segnalare un’inversione di tendenza rispetto alla de-escalation Russia-Usa registrata finora.
In realtà, prendendo tale iniziativa, Trump ha commentato:  “Speriamo che non durino a lungo” aggiungendo che l’incontro con Putin “lo faremo in futuro“. Concetto ribadito dalla portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt il giorno successivo, spiegando che si farà quando ci saranno la condizioni perché dia frutti.

Da parte sua, Putin, in una conferenza stampa, ha replicato che “le sanzioni sono gravi, certo, questo è chiaro, e avranno determinate conseguenze, ma non avranno un impatto significativo sul nostro benessere economico”, aggiungendo che, per quanto riguarda l’aspetto politico, si tratta di un “atto ostile” che mina le relazioni che le due potenze stavano lentamente ripristinando (sul punto, ha ricordato anche come la prima presidenza Trump avesse comminato una serie di sanzioni contro Mosca, cenno che vuole sottintendere che sono misure che il suo Paese ha già attraversato e superato).

Altrettanto importante, ha rigettato la logica che sottende l’iniziativa, la famigerata massima pressione che l’amministrazione Trump usa brandire per cercare di ottenere quanto pretende: “Nessun paese o popolo che si rispetti prende mai decisioni sotto pressione. E, naturalmente, la Russia ha il privilegio di sentirsi e considerarsi parte di questa lista di paesi e popoli che si rispettano”…


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🇨🇳🇨🇳🇺🇸🇺🇸 L'INCONTRO TRUMP- XI E LA VISITA DELL'INVIATO DI PUTIN NEGLI USA

Le delegazioni di Cina e Stati Uniti hanno trovato un'intesa. Così l'incontro tra Xi Jinping e Trump di giovedì non avrà solo un alto valore simbolico, quello di una distensione tra le due potenze, ma avrà anche un esito sul piano commerciale, che il presidente americano potrà spendere presso l'opinione pubblica del suo Paese.

Se nell'immediato è più importante il livello commerciale, che ha ricadute globali, in prospettiva è ben più importante l'aspetto simbolico perché va a frenare, e in via provvisoria a chiudere, la spinta verso un confonto militare con il Dragone, che da anni i think tank e l'esercito Usa considerano inevitabile, con conseguenze sia sul riarmo che sulla politica estera Usa in Asia.

Tale de-escalation, di portata storica se andrà a consolidarsi, è stata peraltro tematizzata da tempo dagli analisti di politica estera Usa di stampo realista, che hanno in Henry Kissinger il nume tutelare (sul quale Trump si è appoggiato nel suo primo mandato), ed è stata rilanciata con forza da un rapporto Rand Corporation, il pensatoio della Cia.

Documento ponderoso, impossibile sintetizzarlo, ma che, a fronte dei rischi insiti nella rivalità tra le due potenze, ammonisce: "Moderare questa rivalità emerge come un obiettivo fondamentale per gli Stati Uniti, la Cina e il mondo in generale". 

Tra le tante criticità tra i due Paesi, quelle più a rischio di trasformare la competizione globale in guerra aperta sono la contesa sul Mar cinese meridionale e quella sullo status di Taiwan. Così su Taiwan: "Per stabilizzare la questione di Taiwan bisognerebbe puntare a creare il massimo incentivo affinché Pechino persegua un approccio graduale verso l'unificazione", che quindi diventa prospettiva legittima e non più linea rossa da contrastare con la Forza….

 
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🇵🇸🇵🇸🇵🇸 VANCE: IL SOLDATO DELL'IDF È STATO UCCISO DA HAMAS O DA QUALCUN ALTRO...

Torna in vigore il cessate il fuoco a Gaza dopo la fiammata israeliana, innescata dalla morte violenta di un soldato dell’IDF. Le bombe di Tel Aviv hanno provocato 100 morti, 35 bambini. Risposta più che sproporzionata, anche fosse vera la versione israeliana su un’asserita responsabilità di Hamas. Ma diritto e proporzionalità non appartengono al genocidio in corso.

Abbiamo messo in dubbio la versione israeliana non tanto perché Hamas ha dichiarato di non aver nulla a che fare con l’accaduto, quanto per altri motivi. Il primo è che Israele nel corso del genocidio ha distorto la realtà in un modo così parossistico che è diventata del tutto inaffidabile.

Il secondo è che, poche ore prima della morte del soldato, Netanyahu aveva già provato a lanciare un attacco contro Gaza, venendo fermato dagli Stati Uniti, come rivela il Timesofisrael.

Tutto è iniziato con la querelle del corpo dell’ostaggio restituito ieri da Hamas, che Tel Aviv ha stigmattizzato: sia perché alcuni miliziani di Hamas hanno messo in scena un finto ritrovamento, seppellendo alcuni resti di un ostaggio e facendo poi finta di rinvenirli (un video li inchioda); sia perché quei miseri resti erano parte del cadavere di un ostaggio già parzialmente rinvenuto dall’IDF, al di fuori quindi dell’accordo.

Forse la messinscena del ritrovamento è stata dettata dalla necessità di placare la pressione israeliana, che continua a minacciare nuovi massacri se i corpi degli ostaggi non saranno restituiti in tutta fretta, ma resta che comunque si trattava pur sempre di un ostaggio israeliano.

Oppure, forse è stata opera di qualche infiltrato – non è fantascienza, basta guardare la realistica serie Fauda per capire quanto sia infiltrata Hamas – dal momento che non è possibile che i miliziani ignorino che Israele monitora ogni centimetro quadrato di Gaza. Se proprio dovevano fare una messinscena, perché farla alla luce del sole e non sottoterra o al riparo di una rovina?

Al di là delle inevase domande, Netanyahu ha preso la palla al balzo accusando…


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🇵🇸🇵🇸🇵🇸 ISRAELE: L'ANNESSIONE NEANCHE TROPPO NASCOSTA DELLA CISGIORDANIA

“In Cisgiordania, nessuno ha sentito parlare del cessate il fuoco a Gaza: né l’esercito, né i coloni, né l’Amministrazione Civile e, naturalmente, nemmeno i 3 milioni di palestinesi che vivono sotto la loro tirannia. Non percepiscono minimamente la fine della guerra”. Questo l’incipit di un articolo di Gideon Levy su Haaretz, del quale riportiamo ampi brani.

“Da Jenin a Hebron, non si intravede alcun cessate il fuoco. Da due anni in Cisgiordania regna il terrore, con la copertura della guerra nella Striscia, che funge da pretesto discutibile e da cortina fumogena, e non c’è segno che stia per finire”.

“Tutti i decreti draconiani imposti ai palestinesi il 7 ottobre rimangono in vigore; alcuni sono stati inaspriti. La violenza dei coloni prosegue, così come il coinvolgimento dell’esercito e della polizia nelle incursioni. A Gaza si registra un calo delle vittime e degli sfollati, ma in Cisgiordania tutto continua come se non ci fosse nessun cessate il fuoco”.

E mentre Trump proclama che la Cisgiordania non sarà mai annessa, “alle sue spalle Israele sta facendo tutto il possibile in Cisgiordania per distruggere, espropriare, abusare e impedire ogni possibilità di vita”.

“A volte sembra che il capo del Comando Centrale delle IDF, Avi Bluth, essendo leale e obbediente al suo superiore – il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich […] – stia conducendo un esperimento umano, insieme ai coloni e alla polizia: vediamo quanto possiamo tormentarli prima che esplodano”.

“La speranza che la loro sete di violenza si placasse insieme agli scontri di Gaza è stata infranta. La guerra nella Striscia era solo una scusa…


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🇨🇳🇨🇳🇺🇸🇺🇸 L'INCONTRO XI-TRUMP E LA RUSSIA, PER TACERE DI TAIWAN

Nell’incontro tra Xi Jinping e Donald Trump c’era un convitato di pietra, la Russia, che poi era uno dei punti nodali a tema, dal momento che era ovvio che il summit avrebbe prodotto un accordo commerciale sciogliendo le tensioni accumulate finora (anche se la competizione rimarrà, com’è ovvio che sia).

L’altro nodo cruciale era Taiwan, ma ci torneremo di seguito. A segnalare l’ombra del convitato di pietra il fatto che, prima che si tenesse il summit, Xi ha dovuto dichiarare che la Cina ridurrà l’importazione del gas russo e l’annuncio di Trump sulla ripresa dei test nucleari del suo Paese, interrotti nel 1992. E che tutti i media occidentali hanno preannunciato, ed esultato come cosa fatta, che Pechino avrebbe indotto Putin a più miti consigli sull’Ucraina, costringendolo a una pace alle condizioni di Kiev e dei suoi sponsor.

Annunci e considerazioni alquanto aleatori e dalle tante sfaccettature. Anzitutto la concessione della Cina sul gas russo è solo fomale, non avrà alcun esito, sia per l’esistenza della flotta ombra russa che continuerà a trasportarlo agevolmente da costa a costa (distanze relativamente brevi e di libera circolazione), sia perché Pechino non può rinunciare all’investimento sul Power Siberia 2, avviato a inizi settembre, che potenzierà il flusso del gas russo alla Cina.


Quanto all’annuncio di Trump sui test nucleari, appare una risposta alle iniziative di Mosca che in questi giorni ha annunciato due nuove e più potenti armi: due missili a propulsione nucleare, il Burevestnik, per i cieli, e il Poseidon, per i mari. La ripresa dei test nucleari Usa sembra dove innescare analoghe iniziative russe, e forse anche cinesi, con l’esito probabile che, al termine del giro di boa, si avviino negoziati per reintrodurre controlli sulle armi atomiche, che negli ultimi anni sono stati cancellati dall’orizzonte.

Quanto alla possibilità che la Cina forzi Mosca a dismettere i suoi obiettivi in Ucraina, appaiono pari a…


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