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a cura di Davide Malacaria
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🇻🇪🇻🇪🇻🇪 VENEZUELA: DAGLI SQUADRONI DELLA MORTE AI REGIME-CHANGE

Elliott Abrams, ex inviato Usa per il Venezuela, ha illustrato la sua ricetta per “sistemare” il Venezuela, “un Paese che non capisce né rispetta, ma che si sente in diritto di riorganizzare come un mobile nel salotto di Washington”, annota Michelle Ellner su Antiwar.

La sua proposta è intrisa della stessa febbre da Guerra Fredda e della stessa mentalità coloniale che hanno plasmato il suo lavoro negli anni ’80, quando la politica estera statunitense trasformò l’America Centrale in un cimitero”.

“La mia infanzia in Venezuela è stata plasmata da storie della nostra regione che il mondo raramente conosce: storie di sfollamenti, di squadroni della morte, di villaggi cancellati dalle mappe, di governi rovesciati per aver osato agire al di fuori dell’orbita di Washington. E so esattamente chi è Elliott Abrams, non dalle biografie dei think tank, ma dal dolore insito nel paesaggio dell’America Centrale”.

“Abrams scrive con la sicurezza di chi non ha mai vissuto nei paesi destabilizzati dalle sue politiche. La sua ultima argomentazione si basa sul presupposto più pericoloso di tutti: che gli Stati Uniti abbiano l’autorità, in virtù del solo potere, di decidere chi governa il Venezuela”.

“Questo è il peccato originale della politica statunitense nell’emisfero, quello che giustifica tutto il resto: le sanzioni, i blocchi, le operazioni segrete, le navi da guerra nei Caraibi. Il presupposto che l’emisfero sia ancora un’estensione dello spazio strategico statunitense piuttosto che…


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IL GENOCIDIO DI GAZA E LA VISITA DI PAPA LEONE XIV IN LIBANO

“Il cessate il fuoco [a Gaza] rischia di creare la pericolosa illusione che la vita nella Striscia di Gaza stia tornando alla normalità. Ma, sebbene le autorità e le forze armate di Israele abbiano ridotto la portata degli attacchi e consentito l’ingresso di una limitata quantità di aiuti umanitari, il mondo non deve lasciarsi ingannare: il genocidio non è finito”. Così Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.

“A oggi”, ha aggiunto, “non c’è nessun segnale che Israele stia prendendo provvedimenti reali per invertire l’impatto mortale dei suoi crimini e non c’è nessuna prova di un cambiamento delle sue intenzioni. Le autorità israeliane stanno continuando a portare avanti le loro spietate politiche, restringendo l’accesso agli aiuti umanitari e ai servizi essenziali e imponendo deliberatamente condizioni di vita intese a distruggere fisicamente la popolazione palestinese”.

Dichiarazioni riportate in un comunicato di Amnesty nel quale si legge: “Pur in presenza di alcuni miglioramenti più che modesti, Israele continua a limitare di molto l’ingresso delle forniture e il ripristino di servizi essenziali per la sopravvivenza della popolazione civile, ad esempio vietando l’ingresso di attrezzature e materiali che servono a riparare infrastrutture necessarie per la vita umana e per rimuovere ordigni inesplosi, macerie contaminate e rifiuti, causando rischi potenzialmente irreversibili per la salute pubblica e per l’ambiente”.

“I palestinesi restano bloccati in meno della metà del territorio della Striscia di Gaza, nelle aree che hanno meno possibilità di sostenere la vita umana”, ha proseguito la Callamard, “mentre gli aiuti umanitari sono ancora molto limitati. Ancora oggi, nonostante i ripetuti moniti di organismi internazionali, tre serie di ordini giuridicamente vincolanti della Corte internazionale di giustizia, due pareri consultivi della medesima Corte e gli obblighi derivanti dal diritto internazionale umanitario e dal diritto internazionale dei diritti umani in quanto potenza occupante e soggetto coinvolto in un conflitto armato, Israele continua deliberatamente a…

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🇺🇦🇺🇦🇺🇦 UCRAINA. YERMAK, FINORA PRINCIPALE OSTACOLO AI NEGOZIATI, SI DIMETTE

Andriy Yermak, il capo dello staff presidenziale e l’uomo più potente di Kiev, si è dimesso, o è stato rimosso dall’incarico che dir si voglia, dopo la perquisizione degli inquirenti dell’Ufficio anti-corruzione presso la sua abitazione. Perquisizione avviata perché si voleva aumentare la pressione sul principale oppositore dei negoziati con la Russia, affinché Kiev ceda.

Lo evidenzia anzitutto la cronologia, che vede l’iniziativa degli inquirenti prodromica alla visita dell’inviato Usa Daniel Driscoll, che ha già esercitato pressioni in tal senso nel suo precedente viaggio a Kiev.

Ma se questo è chiaro, incerto è l’esito. Infatti, Strana, a perquisizione in corso, prospettava alcuni distinti scenari. Zelensky, privo del suo capo staff, potrebbe rimanere di fatto senza più poteri (dal momento che era Yermak a gestire tutto) anche se formalmente potrebbe rimanere in carica.

In questo caso, due gli scenari prospettati da Strana: a prendere il potere potrebbe essere “la fazione del Servitore del Popolo [il partito di Zelensky ndr] guidata da David Arakhamia”, con il governo attuale ancora in carica con qualche aggiustamento; oppure, la “coalizione anti-Zelensky”, formata da Petro Poroshenko e i parlamentari vicini agli organi da cui fluiscono i finanziamenti per media e politici (più o meno eterodiretti) “potrebbero riuscire a dividere il partito del Servitore del Popolo per formare una nuova maggioranza sfiduciando” il governo.

L’opzione che sembra aprire più opportunità ai negoziati appare quella del…


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🇷🇺🇷🇺🇺🇦🇺🇦 DIFENDERE KIEV DALLE RICHIESTE RUSSE... MA SENZA INTERPELLARE LA POPOLAZIONE

Tolto di mezzo il consigliere di Zelensky Andriy Yermak, dimesso prima che fosse arrestato per corruzione, i negoziati sul conflitto ucraino hanno una chance. Ciò non vuol dire che riusciranno, ché i fautori delle guerre infinite non si rassegneranno all’idea che la guerra per procura contro la Russia fino all’ultimo ucraino finisca: troppi gli interessi in gioco, sia economici che geopolitici.

Ma, almeno, Stati Uniti e Ucraina hanno potuto iniziare a parlare senza scontrarsi con il niet preventivo e irrevocabile del plenipotenziario di Zelensky, l’uomo che Londra e neocon avevano scelto per guidare l’Ucraina da dietro le quinte.
Tanto che il primo tentativo serio di imporre a Kiev di chiudere il conflitto da parte dell’amministrazione Trump, che doveva essere avviato ufficialmente a Istanbul il 19 novembre (dove Witkoff aveva dato appuntamento a Zelensky), è sfumato quando è diventato chiaro che la manovra per escludere Yermak dai giochi era fallita.

Nonostante fosse braccato dalle inchieste dell’Ufficio anti-corruzione e una nutrita schiera di parlamentari del partito del Servitore del popolo ne avesse chiesto le dimissioni, Yermak aveva resistito e, dopo essere volato a Londra per ricevere il sostegno del suo principale sponsor, si era presentato a Istanbul insieme a Zelensky e al Consigliere per la sicurezza nazionale Rustem Umerov, che in precedenza aveva concordato con Witkoff i 28 punti del piano di pace. Vista la mala parata, Witkoff ha deciso di disertare il summit, rimandando a data da destinarsi l’avvio ufficiale del negoziato.

Adesso che la pietra d’inciampo è stata eliminata, Umerov ha potuto...


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🇻🇪🇻🇪🇻🇪 USA - AMERICA LATINA: DA PINOCHET A MARIA CORINA MACHADO

Ieri Trump ha convocato alla Casa Bianca i più alti funzionari della Sicurezza nazionale per un confronto sul Venezuela. La riunione sarebbe stata decisa allo scadere dell’ultimatum dato al presidente venezuelano Nicolás Maduro nella telefonata della scorsa settimana perché abbandonasse immediatamente il Paese.

La notizia dell’ultimatum è stato riportata dal Wall Street Journal insieme alla notizia del rigetto da parte dell’amministrazione Usa della richiesta di Maduro di un’amnistia per sé stesso e alti funzionari a lui collegati, sui quali pende il mandato di cattura Usa per traffico di droga.

Possibile che l’ultimatum sia veritiero, mentre l’ulteriore notizia potrebbe essere fallace, dal momento che se l’esilio di Maduro fosse in Russia o Cina, come molto probabile, non ha bisogno di amnistia. Potrebbe cioè essere una notizia per dare del presidente venezuelano un’immagine di fragilità, per indurre le élite del Paese ad abbandonarlo all’irrevocabile destino.

La nostra è solo un’ipotesi, ovviamente, ma si basa su due dati. Anzitutto su quanto avvenuto nei regime-change pregressi made in Usa, ad esempio la notizia di una fuga di Erdogan dalla Turchia durante il tentato golpe del 2016, data per certa praticamente da tutti i media d’Occidente e poi smentita dai fatti. Il secondo dato è che certe dinamiche tendono a reiterarsi, dal momento che ormai anche i regime-change hanno protocolli e dinamiche collaudate.

Infine, la constatazione che il WSJ sta spingendo per la guerra, come denota…


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🇷🇺🇷🇺🇺🇸🇺🇸 WITKOFF E PUTIN RILANCIANO IL NEGOZIATO

I colloqui tra Putin e Steve Witkoff, sbarcato ieri a Mosca insieme al genero di Trump Jared Kushner, sono stati utili e costruttivi, come ha riferito il consigliere dello zar Yury Ushakov, anche se ancora non si è arrivati a un compromesso. “Abbiamo discusso della sostanza, non di una formula e di soluzioni specifiche”, ha aggiunto.

D’altronde, non è ancora pensabile un accordo. Troppi gli ostacoli frapposti dal partito della guerra e troppe le ambiguità di Zelensky, che da una parte afferma che “la pace è più vicina che mai” e dall’altra continua a interfacciarsi con i “volenterosi” europei che stanno cercando di far naufragare il negoziato.

Situazione di cui sono consapevoli oltreoceano, tanto che Witkoff ha annullato l’incontro con Zelensky a Bruxelles, in calendario subito dopo quello con Putin. Lo aveva preannunciato Axios, ma Witkoff e Kushner hanno preferito tornare subito in America, girando alla larga dal presidente ucraino e dai “volenterosi”.

Degno di nota il fatto che l’arrivo di Witkoff a Mosca sia coinciso con l’annuncio ufficiale della conquista di Pokrovs’k da parte dei russi, l’obiettivo principale della recente campagna militare a motivo dell’importanza della città sia dal punto di vista strategico che economico. Una conquista che Kiev ha cercato di evitare in tutti i modi, difendendola allo stremo nonostante fosse circondata; una determinazione che ha prodotto altre inutili stragi tra le fila dell’esercito ucraino.

La concomitanza tra il solenne annuncio della conquista e l’arrivo di Witkoff segnala che per Mosca la guerra può chiudersi qui, ovviamente se i territori conquistati, o parte di essi, saranno riconosciuti come russi, se a Kiev sarà preclusa la Nato e accetterà una limitazione del suo esercito, condizioni imprescindibili per Mosca e che Kiev e i “volenterosi” rifiutano di accettare.

Un rigetto che non nasce dalla necessità di preservare la sovranità ucraina, della quale non importa nulla né a Zelensky né ai “volenterosi”, quanto a…


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🇺🇸🇺🇸🇺🇸 USA. IL CAPO DEL PENTAGONO NELLA TEMPESTA

Il Capo del Pentagono Pete Hegseth è finito un’altra volta nell’occhio del ciclone: dopo l’attacco a una barca venezuelana sospettata di trasportare droga, avrebbe dato l’ordine di uccidere i sopravvissuti.

Hegseth afferma di non aver dato lui l’ordine e che non era presente quando è stato impartito e Trump lo sostiene, ma le accuse montano. Apparentemente questa tempesta sembra nascere dalla necessità di chiudere la porta sia a nuove aggressioni contro le barche venezuelane sia, soprattutto, alla guerra che incombe su Caracas, rimuovendo dalla scacchiera il pezzo più ingaggiato in questa criminale determinazione.

Ma è davvero così? In realtà, la questione è più complessa. Hegseth è solo un esecutore, la tragica partita si deciderà nello scontro tra neocon e Trump, con i primi che vogliono a tutti i costi la guerra mentre Trump continua nella sua muscolare indecisione, non fosse altro che perché sa che lo spettacolo dei marines che ritorneranno in patria dentro sacchi di plastica – e ce ne saranno se attacca – lederà non poco la sua immagine.

A volere a tutti i costi questa guerra sono i neoconservatori, i quali non hanno nulla da perdere, dal momento che da decenni governano gli Usa da dietro le quinte lasciando che altri si prendano le responsabilità delle loro sanguinarie follie. E, nello specifico, contano sul Capo del Dipartimento di Stato Marco Rubio, che più di altri sta spingendo per l’attacco.

Hegseth, il vicepresidente J. D. Vance e il potente segretario politico del Pentagono Elbridge Colby, di cui scriveremo di seguito, sono in linea col presidente, condividendo, riguardo al Venezuela, sia la posa muscolare che le ambiguità, che per ora hanno evitato lo scontro aperto.

Va anche ricordato che sia Hegseth che Colby sono da tempo nel mirino dei neocon, dal momento che…


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🇵🇸🇵🇸🇵🇸 ISRAELE E LA GUIDA AL GENOCIDIO TECNOLOGICO

“È ormai chiaro che le atrocità orribili non appartengono al passato; i crimini di guerra possono essere commessi dagli eserciti moderni utilizzando l’intelligenza artificiale e altre tecnologie più avanzate”. Così Hossam Shaker su Middle East Eye, e il riferimento è a Gaza, “dove Israele sta consumando un genocidio, una pulizia etnica, una distruzione di massa e una campagna di carestia, senza che ciò abbia ripercussioni sulle proficua cooperazione con le democrazie occidentali e i ‘paladini dei diritti umani’”.

“L’esperienza accumulata da Israele è ora a disposizione del mondo: una guida pratica per commettere un genocidio nel XXI secolo, la cui sfida essenziale è come far sì che il mondo conviva con un genocidio trasmesso in diretta sui nostri dispositivi mobili”.

“Gli sforzi dei media e della propaganda devono essere al servizio della strategia di aggressione adottata […] L’obiettivo non è quello di ‘conquistare i cuori e le menti’, ma di distrarre l’opinione pubblica dall’orrore in corso e di scoraggiare la compassione verso le vittime palestinesi”.

“Questa strategia di offuscamento richiede che Israele si faccia promotore di iniziative specifiche”. Anzitutto attraverso campagne diffamatorie contro gli organismi internazionali che ne denunciano i crimini, nel tentativo di delegittimarli e ridurli al silenzio, com’è avvenuto per la Corte Internazionale di Giustizia, la Corte Penale Internazionale o, con più successo, con l’Unrwa. In tal modo, Israele “ha ottenuto i vantaggi strategici e tattici auspicati, minando al contempo le basi della vita del popolo palestinese e il diritto al ritorno dei rifugiati”.

“Adottare un atteggiamento di negazione è fondamentale per la moderna guida israeliana al genocidio. Il testo potrebbe recitare: ‘Non c’è fame a Gaza. Le immagini e i video strazianti che il mondo vede sono inventati.

La gente di Gaza si gode persino…


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🇷🇺🇷🇺🇷🇺 I DILEMMI DI ZELENSKY, L'AFFANNO DEI "VOLENTEROSI"... E PUTIN VA IN INDIA

Tutto tace sui negoziati Usa – Russia, ma è ovvio che quanto concordato nell’incontro tra Putin e il duo Witkoff – Kushner si sta elaborando sottotraccia. Ieri, infatti, l’incontro tra Witkoff e Umerov a Miami, nel quale l’inviato statunitense avrà riferito al Consigliere per la Sicurezza nazionale ucraino le nuove.

Quanto all’inchiesta sulla corruzione della leadership ucraina, tutto tace. Di interesse quanto riferisce Strana: il potente Yermak, il capo staff di Zelensky, pur costretto alle dimissioni, non ha ricevuto nessun avviso di garanzia. E, come lui neanche gli ex ministri dell’Energia e della Giustizia, anch’essi finiti nel mirino degli inquirenti e dimissionari.

Tutto ciò, annota Strana, “è un’ulteriore prova del fatto che l’obiettivo primario” delle iniziative degli organi inquirenti “non è quello di denunciare i sistemi di corruzione e punire i responsabili, ma piuttosto di costringere Zelensky a prendere determinate decisioni”.

Così, se la loro attività dovessero riprendere e il nome di Yermak dovesse tornare nuovamente in auge “significherebbe solo che sarebbero sorti nuovi interrogativi sul conto di Zelensky”. Insomma, è più che probabile che a tirare le fila dell’inchiesta siano gli oppositori del presidente in combinato disposto con gli Usa.

Questa situazione lascia a Zelensky, che ha già dovuto rinunciare “al solutore di problemi” Yermak, poco spazio di manovra sui negoziati, come poco spazio di manovra, a livello politico, hanno i “volenterosi europei”. Infatti, il loro tentativo di sabotarli appare meno efficace dei precedenti.

Certo, possono spingere sulle provocazioni di natura militare, come ad esempio aiutare Kiev ad affondare navi che trasportano petrolio russo, ma a livello politico sono ai margini. E ciò non solo per la netta presa di posizione contro le ingerenze europee dell’amministrazione Usa, ma anche perché…


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🇵🇸🇵🇸🇵🇸 L'ANNESSIONE DELLA CISGIORDANIA, IL SILENZIO DEL MONDO

Mentre iniziava l’attacco alzo zero a Gaza nel post 7 ottobre, “un altro fronte di guerra si apriva silenziosamente. Non con attacchi aerei o artiglieria, ma con bulldozer, leggi e milizie di coloni. Mentre le bombe polverizzavano Gaza, la Cisgiordania occupata si incendiava in un fuoco diverso: quello delle espulsioni sistematiche, delle espropriazioni violente e dell’annessione legalizzata”. Così su The Cradle.

“Questa guerra non fa notizia né fa tendenza sui social media […] Ma le sue conseguenze potrebbero rivelarsi ancora più durature. Sotto la copertura della devastazione di Gaza, Israele ha accelerato una campagna pianificata da tempo per smembrare con la forza la Cisgiordania occupata, distruggere la vita agricola palestinese e cancellare ogni prospettiva di uno Stato palestinese sovrano”.

“I suoi strumenti sono sia brutali che burocratici: coloni armati, sottrazione dell’acqua, decreti su siti archeologici, strangolamento economico e la neutralizzazione politica di ciò che resta dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP)”.
“Gli attacchi dei coloni contro i palestinesi non sono più casuali o arbitrari […] questa violenza è diventata un’estensione semi-ufficiale dello Stato israeliano tramite paramilitari. Gruppi armati di coloni operano in pieno coordinamento con l’esercito di occupazione, agendo come esecutori di una politica volta allo sfollamento forzato”.

“Nelle aree B e C della Cisgiordania occupata, i contadini e gli abitanti dei villaggi palestinesi sono braccati da queste milizie, che irrompono nelle case, distruggono i pannelli solari, avvelenano i…


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🇧🇪🇧🇪🇧🇪🇺🇦 GLI ASSET RUSSI CHE L'UE VUOLE IMMOLARE SULLA PILA FUNERARIA UCRAINA

“La grande farsa dell’Europa tardo-imperiale è che ogni volta che Bruxelles inciampa in un altro errore storico di sua stessa creazione cerca immediatamente una mano straniera a cui dare la colpa”. Così, la riluttanza del Belgio a usare gli asset russi congelati nella società Euroclear all’inizio della guerra ucraina per aiutare Kiev è stata ricondotta a un’indebita influenza russa e i leader belgi accusati di essere, al solito, risorse di Mosca. Lo ha fatto Politico, come annota Gerry Nolan sul Ron Paul Institute, che critica il relativo articolo e commenta: “In realtà, l’unica risorsa di cui la Russia aveva bisogno era l’arroganza della stessa UE”.

Infatti, continua Nolan il “Belgio ha semplicemente fatto l’impensabile: ha detto la verità […] L’UE sta cercando di orchestrare il più grande furto di beni di un Paese sovrano della storia moderna, un’incursione diretta alle riserve della Banca centrale russa”. E, a fronte del pressing Ue, il “Belgio ha posto l’unica domanda sensata rimasta in Europa: ‘Siete tutti completamente fuori di testa?'”.

Così il primo ministro belga Bart De Wever è dipinto come “eccentrico, impulsivo e instabile, le stesse etichette utilizzate solitamente quando qualcuno si rifiuta di inchinarsi al pilota automatico imperiale. Ma il vero scandalo è che Bruxelles si aspettava che firmasse la messa in crisi dell’ordine finanziario del dopoguerra per un’altra foto con Zelensky”.

“I politici possono nascondersi dietro spettacolari cene di vertice a base di scampi, ma la realtà giuridica è brutale: saccheggiare la banca centrale di un’altra nazione non è una banale ritorsione politica. È una dichiarazione di guerra finanziaria al mondo intero. Annullerebbe l’immunità nazionale, distruggerebbe la neutralità delle riserve e segnalerebbe immediatamente al Sud del mondo che i loro asset nelle banche dell’UE sono ostaggio degli spasmi emotivi dell’Unione”.

“Un atto, un tratto di penna sconsiderato, e l’euro crolla come valuta sicura, i capitali fuggono in Asia e l’Occidente perde l’ultimo pilastro funzionale del suo potere. Il Belgio ha visto il baratro, Bruxelles lo ha valutato come un (perverso) atto di fede morale”.
Tale furto, peraltro, innescherebbe le ritorsioni di Mosca, che sono…


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🇸🇾🇸🇾 LA SIRIA UN ANNO DOPO ASSAD: IL TERRORISTAN DELLA CIA

Un anno fa la caduta di Assad e l’ascesa al potere di al-Jolani, attuale presidente della Siria. Così Kevork Almassian sul Ron Paul Institute ricorda quel regime-change iniziato nel 2011. Una nota che spiega perché l’ex terrorista sia stato accolto a braccia aperte da Washington e dall’Occidente. “Cominciamo con la cronologia”, scrive, “perché già solo questa fa pensare che fin dall’inizio si è trattato di un’operazione di intelligence”.

“Abu Mohammed al-Jolani era in una prigione gestita dalla CIA in Iraq – Camp Bucca – insieme a un altro nome familiare: Abu Bakr al-Baghdadi. Entrambi furono rilasciati all’inizio del 2011. ‘Per una singolare coincidenza’ è proprio allora che inizia la guerra per il regime-change in Siria. Nel giro di poche settimane al-Baghdadi diventa il capo di quello che diventerà l’ISIS e al-Jolani attraversa il confine con la Siria per fondare Jabhat al-Nusra – ufficialmente la filiale di al-Qaeda nel mio Paese”.

Al-Jolani e la sua rete sono identificati come terroristi, c’è anche una taglia che pende sulla sua testa, ma “per oltre un decennio, mentre gli Stati Uniti radevano al suolo intere città in Iraq e Siria per combattere il ‘terrorismo’, per qualche oscuro motivo non hanno mai trovato il tempo o le coordinate per colpire seriamente al-Jolani o la sua struttura di comando”. Ciò perché al-Jolani combatteva “contro un governo che Washington aveva deciso che doveva scomparire: lo Stato siriano di Bashar al-Assad”.

Così, mentre al-Jolani e la sua rete iniziano a imperversare in Siria, ha inizio anche “l’Operazione Timber Sycamore: un programma segreto multimiliardario della CIA che ha fornito armi, denaro e addestramento ai cosiddetti ‘ribelli’ siriani. Questi sono stati spacciati all’opinione pubblica occidentale come ‘opposizione moderata’. Sul campo, quei moderati erano una specie in via di estinzione. Ciò che esisteva in realtà erano fazioni salafite-jihadiste fondamentaliste, con al Nusra al vertice della catena”.

“L’Esercito Siriano Libero (ESL) era la maschera, il logo sui documenti, il marchio che si poteva vendere al Congresso e alla CNN. La vera forza sul campo erano gli uomini di al-Jolani e gli altri gruppi takfiri, che combattevano sul serio, conquistavano territorio e imponevano il loro potere. Le armi andavano ‘ai moderati’ e i moderati le consegnavano magicamente ad al-Qaeda. Tutti a Washington fingevano sorpresa, ma…


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🇵🇸🇵🇸🇵🇸 HAARETZ: ISRAELE, IL GENOCIDIO E LA SANTIFICAZIONE DELLA MORTE

“Nello spinoso dibattito se il termine ‘genocidio’ si possa applicare alle politiche e alle azioni di Israele nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, i fatti chiave non sono in discussione. Certo, c’è una discussione statistica su quanti abitanti di Gaza siano stati uccisi e quanti abbiano perso casa, ma questo dibattito tecnico chiarisce in realtà la posizione di Israele. Stiamo discutendo se 70.000 persone uccise siano sufficienti a dimostrare un genocidio o se sia necessario un numero più alto”. Inizia così un articolo di Zvi Bar’el su Haaretz che collega quanto sta accadendo nella Striscia e in Cisgiordania alla repressione degli arabi-israeliani e di quanti difendono le loro ragioni, e la loro esistenza, all’interno di Israele.

“Ma questo conteggio – indipendentemente dal fatto che sia grande, piccolo o equivalente a un genocidio – nasconde una verità ancora più orribile”, continua Bar’el. “Una parte considerevole dell’opinione pubblica israeliana ritiene che l’uccisione e l’espulsione degli abitanti di Gaza siano giustificate e che, anche se ciò rientrasse nella definizione di genocidio, sia stato giusto perpetrarlo”.

“Fortunatamente, desiderare non attira nessuna punizione. Così gli israeliani possono continuare a sognare, felici, la scomparsa dei palestinesi non solo da Gaza, ma anche dalla Cisgiordania, da Gerusalemme Est e da Israele. Il pericolo che ciò comporta è che nel momento in cui il desiderio di annientare un’etnia e una nazione diventa legittimo, esso trova i canali attraverso i quali trasformarsi in realtà anche senza l’annientamento fisico”.

Quest’ultimo cenno fa riferimento “all’annientamento politico” della minoranza araba e alla “campagna di pulizia politica e culturale contro un’ampia fetta della società ebraica israeliana”, la cui leadership “è stata definita un nemico interno che, ‘per il bene dell’unità nazionale’, deve essere annientato”. Un processo che vede una stretta capillare contro gli arabi israeliani e quanti li sostengono, accettata più o meno da…


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🇻🇪🇻🇪🇻🇪 VENEZUELA. IL NOBEL PER LA PACE E L'ATTACCO USA ALLA PETROLIERA DI CARACAS

L’attacco alla petroliera venezuelana da parte degli Stati Uniti segna un’ulteriore escalation contro Caracas. Abbiamo usato il termine attacco perché di questo si è trattato, non di un sequestro come da dichiarazioni ufficiali che hanno usato un termine proprio del linguaggio giuridico che attenua volutamente quanto avvenuto. Si tratta di una vera e propria aggressione, un atto di guerra.

Non sfugge che l’attacco è avvenuto in concomitanza con il ritiro da parte di Maria Corina Machado del premio Nobel della pace a lei inspiegabilmente – o spiegabilmente – assegnato dal Comitato norvegese preposto a questa sciarada sempre più politicizzata. Coincidenza temporale non certo casuale.

La cosiddetta leader dell’opposizione, una “risorsa” degli States, è sbarcata in Norvegia dopo aver lasciato indisturbata il suo Paese (nel quale è perseguita dalla magistratura) grazie all’ausilio americano, secondo le sue dichiarazioni nelle quali ha raccontato la sua fuga clandestina. Il ministro dell’Interno venezuelano ha invece affermato che i suoi movimenti erano noti al governo, che non l’ha fermata (di certo non poteva, sarebbe stato un casus belli).

Al di là della querelle, appare più che singolare quel che ha dichiarato la donna ai media norvegesi. Nel riportare le sue parole, il New York Times riferisce che la Machado ha evitato di sostenere un eventuale attacco di Washington – ovvio, scatenerebbe le ire dei suoi connazionali – ma ha applaudito a quanto ha fatto finora, plauso che quindi ricomprende tacitamente anche l’affondamento delle barche venezuelane e l’uccisione dei civili connessa (quasi cento).

In realtà, però, ha trovato un modo ingegnoso per sostenere implicitamente l’attacco, affermando che di fatto il Venezuela sarebbe già sotto attacco. Così, infatti, sul New York Times: “Il Venezuela è già stato invaso. Abbiamo agenti…

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🇵🇸🇵🇸🇵🇸 GAZA: COME SI PIANIFICA UN GENOCIDIO

“La più efficace manipolazione che Israele ha messo in atto negli ultimi due anni è stata quello di imporre dei parametri del tutto infondati al ‘dibattito’ che si è svolto in Occidente riguardo la credibilità del bilancio delle vittime di Gaza, che ora ufficialmente ammonta a poco più di 70.000”. Così Jonathan Cook su Consortium news.

“Non è solo che siamo rimasti impantanati in controversie senza fine sull’affidabilità delle autorità sanitarie di Gaza o su quanti di quei morti siano combattenti di Hamas (nonostante le campagne di disinformazione israeliane, l’esercito israeliano stesso ritiene che oltre l’80% dei morti siano civili); o che questi ‘dibattiti’ ignorino sempre il fatto che, fin dall’inizio, Israele ha distrutto la capacità di Gaza di contare i propri morti, distruggendo gli uffici governativi e gli ospedali dell’enclave, da cui discende che la cifra di 70.000 morti è probabilmente una drastica sottostima”.

“No, il trucco più grande è che Israele è riuscito a trascinarci tutti in un ‘dibattito’ completamente scollegato dalla realtà, che riguarda solo quelli che sono stati uccisi direttamente dalle sue bombe e dai colpi d’arma da fuoco. La verità è che un numero molto, molto più grande di persone di Gaza è stato ucciso volutamente da Israele non attraverso mezzi diretti, ma attraverso quelli che gli statistici chiamano mezzi ‘indiretti'”.

“Tutte queste persone sono state uccise da Israele, che ha distrutto le loro case e le ha lasciate senza riparo. Da Israele, che ha distrutto le loro risorse idriche, le infrastrutture elettriche e i sistemi igienico-sanitari. Da Israele, che ha raso al suolo i loro ospedali. Da Israele, che li ha fatti morire di fame. Da Israele, che ha creato le condizioni perfette per la diffusione delle malattie. L’elenco dei modi in cui Israele sta uccidendo le persone a Gaza è infinito”.

“Immaginate le vostre società devastate come Gaza. Per quanto tempo sopravviverebbero i vostri genitori anziani in questo inferno? Come se la caverebbe il tuo bambino diabetico o tua sorella con l’asma o tuo fratello con il cancro? Quanto facilmente ti ammaleresti di polmonite o di raffreddore se avessi consumato solo un pasto frugale al giorno per mesi e mesi? Come affronterebbe tua moglie un parto difficile se non ci fossero anestetici né un ospedale nelle vicinanze, o vi fosse un ospedale a malapena funzionante e sovraffollato dalle vittime dell’ultimo bombardamento israeliano?”…


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GLI ATTENTATI ALLA SINAGOGA AUSTRALIANA E ALL'UNIVERSITÀ USA: TORNA LA PAURA

Il Terrore rialza la testa. L’attacco parallelo alla sinagoga di Bondi Beach e quello alla Brown University, benché di natura differente, come probabilmente di altra estrazioni gli autori, hanno avuto un effetto cumulativo. Un’ondata di Paura ha travolto il mondo.

Diverso l’impatto dei due attentati a causa del numero delle vittime, 15 in Australia 2 negli Stati Uniti, ma i morti della Brown potevano essere molti di più dal momento che l’attentatore ha infierito in un’aula magna affollata di studenti; se il bilancio è stato limitato è solo perché qui le vittime predestinate erano tutte giovani, più atte alla fuga, e nell’Università in passato si erano svolte esercitazioni che prefiguravano eventualità del genere.

Infine, gli attentatori che hanno infierito in Australia hanno agito del tutto indisturbati, colpevolmente assenti le forze di polizia, e solo l’intervento di un passante islamico, che ha disarmato un attentatore, ha evitato lutti peggiori.

Come accennato, è ovvio che i due attentati hanno cause diverse, ma la ristretta cronologia degli eventi li collega necessariamente agli occhi degli osservatori e di quanti sono chiamati a contrastare il Terrore.

Se azzardiamo un parallelo tra i due eventi è anche per una nota della CNN, che lo ha fatto prima di noi, spiegando che entrambi gli attentati “presentavano i rituali ormai di routine delle sparatorie di massa, tra cui i filmati sincopati ripresi dai cellulari delle persone in fuga per salvarsi la vita. E due comunità che sono rimaste sconvolte dalla stessa incomprensibile realtà: la morte giunta all’improvviso a ghermire persone […] che svolgevano le usuali attività quotidiane”.

L’attacco alla sinagoga ha ovviamente portato…


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🇷🇺🇷🇺🇺🇦🇺🇦 UCRAINA: TRUMP DÀ A KIEV TEMPO FINO A NATALE PER DECIDERSI

Sembra che si sia rotto lo stallo dei negoziati sulla crisi ucraina. Al di là dei commenti enfatici di Trump, un mantra già sentito e smentito in precedenza, a conferma che qualcosa si sta muovendo sono le dichiarazioni dei tanti che hanno partecipato alle trattative, che fanno trapelare ottimismo.

Al di là degli aspetti secondari, più o meno tutti gli altri, l’unica vera querelle su cui tutto sta o crolla è il riconoscimento del controllo russo sui territori ucraini già conquistati e lo status di quelli che Mosca si era prefissata di conquistare, cioè la parte del Donbass ancora sotto la sovranità ucraina.

Mentre su quelli già conquistati Kiev, nonostante le rigidità, potrebbe cedere – d’altronde anche i “volenterosi” europei, dediti al sabotaggio delle trattative, avevano proposto un cessate il fuoco lungo la linea del fronte – sulla parte rimanente del Donbass non sembra cedere di un millimetro.

Prima di tornare su questo punto va esaminato il progresso compiuto in questi negoziati, un cedimento di Kiev che i media spacciano per grande passo avanti. Si tratta dell’adesione dell’Ucraina alla Nato, richiesta che finalmente Zelensky ha riposto nel cassetto.

In realtà, al di là dell’immaginazione di Zelensky, tale richiesta era da tempo diventata aleatoria, dal momento che anche i “volenterosi” europei si erano adeguati al niet statunitense, che della Nato è l’azionista di maggioranza. E, peraltro, già in precedenza tale richiesta era sempre stata accolta con enfatico entusiasmo dagli sponsor di Kiev, ma con altrettanto rigetto sostanziale.

Pur se i “volenterosi” non… 

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🇵🇸🇵🇸🇵🇸 LEVY: LA STRAGE DI BONDI BEACH E IL GENOCIDIO DEI PALESTINESI

Mentre il mondo era scosso dallo shock per il massacro alla sinagoga di Bondi Beach, a Gaza la gente continuava a morire di stenti, fame, malattie e colpita dai proiettili israeliani. “Tutti sono rimasti inorriditi per quanto accaduto” in Australia, scrive Gideon Levy su Haaretz. “Il massacro di Bondi meritava un tale shock globale. Ma lo shock è stato accompagnato da ipocrisia, cinismo e doppi standard. Su tutti, ovviamente, il primo ministro Benjamin Netanyahu, che si è affrettato ad attribuire la responsabilità del massacro al primo ministro australiano Anthony Albanese”.

“Netanyahu sa qualcosa sull’assumersi le responsabilità personali ed è per questo che si è affrettato ad accusare il suo omologo di aver osato riconoscere lo Stato palestinese; apparentemente, c’è un collegamento tra il vuoto riconoscimento di uno Stato immaginario e il massacro. Israele non perde mai l’occasione di generare capitale politico e propagandistico da ogni attacco terroristico”.

Quindi, dopo aver accennato alla velocità con cui un ministro israeliano si è recato ai funerali celebrati in Australia, velocità che stride con l’assenza dei rappresentanti del governo ai funerali degli israeliani vittime di questi due anni di conflitto, Levy ricorda le lamentele per la mancanza di un invito ufficiale da parte delle autorità australiane, commentando che, con tale lagnanza. “la sfrontatezza ha superato ogni limite”.

“Il momento comico è arrivato sotto forma dell’eroe australiano-siriano che ha salvato gli ebrei. Netanyahu ha persino provato a parlare di ‘eroismo ebraico’, finché non sono emerse le imbarazzanti informazioni sull’identità di Ahmed al-Ahmed e, per un attimo, tutte le affermazioni secondo cui tutti i musulmani e gli arabi del mondo sarebbero colpevoli di avere un istinto omicida innato sono state messe a tacere”.

“È possibile che ci sia un arabo che dimostra umanità e coraggio? Un altro castello…


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