🇵🇸🇵🇸🇵🇸 LO STERMINIO DI GAZA E LA SUPER SPARTA DI NETANYAHU
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Inizia l’invasione su larga scala di Gaza City, centinaia di carri armati, bombardamenti, ordigni incendiari sui civili, tanti dei quali bambini. “Gaza brucia”, ha esultato il ministro della Difesa Israel Katz, riecheggiando la fine di Apocalipse now, quando un suo quasi omonimo, il colonnello Kurtz, ripete: “L’orrore… l’orrore”. Un orrore subito come destino ineluttabile per Kurtz, che Katz declina come ineluttabile destino inflitto ad altri.
L’attacco è stato preceduto dalla visita di Marco Rubio, Capo del Dipartimento di Stato e Consigliere per la Sicurezza nazionale Usa (ad interim), che aveva il compito di dimostrare al mondo il sostegno dell’amministrazione americana al genocidio in corso a Gaza e a quello futuro in Cisgiordania.
Per inviare questo messaggio Trump ha scelto Rubio e non il suo fedele Witkoff, che ha gestito in precedenza il dossier israelo-palestinese: un modo per dimostrare distanza dall’operato di Tel Aviv, ma anche che ha ceduto su tutte le richieste di Netanyahu. L’assassinio di Charlie Kirk ha destabilizzato nel profondo il presidente americano, tanto da ridurlo alla totale inermità nei confronti di Netanyahu, che ormai lo bullizza.
Trump ha scelto Rubio perchè, ben prima di essere chiamato nella sua amministrazione, era uno strenuo sostenitore della destra israeliana e si era già esibito nel bacio della pantofola di Netanyahu…
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Piccole Note
Lo sterminio di Gaza e la Super Sparta di Netanyahu
Inizia l'invasione su larga scala di Gaza City, centinaia di carri armati, bombardamenti, ordigni incendiari sui civili, tanti dei quali bambini. "Gaza
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GAZA CITY: L'INVASIONE È INIZIATA NELL'ANNIVERSARIO DI SABRA E SHATILA
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L’attacco di terra contro Gaza City è iniziato nell’anniversario del massacro di Sabra e Shatila (16-18 settembre 1982), quando le forze israeliane circondarono i due campi profughi palestinesi per permettere alle milizie cristiano-falangiste e a quelle filo-israeliane di farne strame.
Tale coincidenza temporale non appare casuale, anche perché per gli ambiti cabalistici a cui afferisce tanta élite israeliana il simbolismo è fondamento e supporto indispensabile all’azione.
Altra coincidenza, casuale stavolta ma significativa, il parallelo vertice dei rappresentanti dei Paesi arabi e islamici a Doha per confrontarsi sull’attacco israeliano contro la delegazione di Hamas in Qatar.
Il fatto che l’inizio la campagna israeliana sia coinciso con tale l’assise dimostra l’insignificanza che Tel Aviv accredita al mondo arabo, nonostante lo alletti con gli Accordi di Abramo, in realtà non un’intesa tra pari, ma un giogo per gli arabi.
Il summit di Doha poteva essere un’occasione per un’azione comune per fermare l’aggressività israeliana nella regione. Così non è stato…
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Piccole Note
Gaza City: l'invasione è iniziata nell'anniversario di Sabra e Shatila
L'attacco di terra contro Gaza City è iniziato nell'anniversario del massacro di Sabra e Shatila (16-18 settembre 1982), quando le forze israeliane
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🇺🇸🇮🇱🇺🇸🇮🇱 L'INFLUENZA DI NETANYAHU NEGLI USA: TRUMP È INCASTRATO?
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Netanyahu “mi sta fottendo”. Così Trump ai suoi collaboratori dopo il bombardamento israeliano del Qatar. Lo riporta il Wall Street Journal, secondo il quale il presidente, pur frustrato per l’ennesima volta dall’iniziativa del premier israeliano, non può rompere pubblicamente.
Secondo il WSJ si spiega con la sua stima per gli uomini forti. Una seconda spiegazione, più convincente, è per “l‘influenza del leader israeliano sul Congresso e sui media repubblicani“.
Altra spiegazione, che potrebbe sommarsi a quest’ultima, l’ha data l’ex funzionario dell’intelligence israeliana Ben-Menashe: “Il governo americano è intrappolato dagli israeliani. Jeffrey Epstein era uno dei loro strumenti per intrappolarli. Hanno intrappolato diversi presidenti degli Stati Uniti usando Jeffrey Epstein. Non era solo una questione di sesso, ma anche di soldi” .
“Trump può porre fine al genocidio a Gaza subito se smette di avere paura degli israeliani”, ha aggiunto. Infatti: “Cosa diranno di lui? Quante ragazze ha abusato? Quanti miliardi di dollari ha preso? Lasciateli dire quello che vogliono. Dovrebbe fermare il genocidio e lasciare che Israele reagisca come vuole, la moralità dovrebbe prevalere”.
La dichiarazioni di Ben-Menashe dal web sono approdate a un media mainstream, il Daily Telegraph NZ, che aggiunge l’ovvio, cioè che Ben-Menashe non ha provato le sue dichiarazioni e che, se dovessero diventare qualcosa di più di un’intervista, attirerebbero smentite incrociate da Israele e Stati Uniti…
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L'influenza di Netanyahu negli Usa: Trump è incastrato?
Netanyahu "mi sta fottendo". Così Trump ai suoi collaboratori dopo il bombardamento israeliano del Qatar. Lo riporta il Wall Street Journal, secondo il quale
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🇸🇦🇸🇦🇵🇰🇵🇰 ACCORDO RIAD-ISLAMABAD: L'ATOMICA ISLAMICA METTE UN PIEDE IN MEDIO ORIENTE
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“Il principe ereditario saudita Mohammad bin Salman e il primo ministro pakistano Shehbaz Sharif hanno firmato mercoledì a Riyadh un accordo congiunto per la difesa strategica, ha riferito l’agenzia di stampa saudita […]. L’accordo stabilisce che qualsiasi aggressione contro uno dei due Paesi è un’aggressione contro entrambi”. Così Arab news.
Notizia passata quasi inosservata, ma di rilevanza geopolitica primaria: Riad ora possiede la deterrenza nucleare, dal momento che il Pakistan ha più di 150 testate atomiche. L’atomica islamica, quindi, si affaccia in Medio oriente. Un problema per Israele che ne era l’unico detentore e faceva conto anche su tale esclusività, parte del suo eccezionalismo, per ascendere al rango di dominus della regione.
Di interesse anche il cenno seguente di Arab news: “L’accordo rientra nel quadro degli sforzi dei due Paesi per rafforzare la propria sicurezza e raggiungere la sicurezza e la pace nella regione e nel mondo”. Quindi, in prospettiva, la svolta saudita potrebbe allargarsi ad altri Paesi della regione, in modi e forme da vedere, anche se ad oggi resta un orizzonte più che nebuloso.
Questa la prima reazione concreta al bombardamento israeliano in Qatar, che ha allarmato tutti i Paesi mediorientali. Da notare che il principe saudita Mohamed Bin Salman, subito dopo aver siglato l’accordo di cui sopra, ha incontrato il Consigliere per la Sicurezza nazionale iraniano Ali Larjani per confrontarsi sulla situazione della regione, minata dalla destabilizzazione propalata a piene mani dall’aggressività israeliana…
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Accordo Riad-Islamabad: l'atomica islamica mette un piede in Medio oriente
"Il principe ereditario saudita Mohammad bin Salman e il primo ministro pakistano Shehbaz Sharif hanno firmato mercoledì a Riyadh un accordo congiunto per la
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🇵🇸🇵🇸🇵🇸🇮🇱 IL GENOCIDIO DI GAZA E LA BANALITÀ DEL MALE
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“L’opinione pubblica israeliana assiste all’espulsione di donne, bambini e anziani e tace”, scrive Ahmad Tibi su Haaretz. “Assiste alla pulizia etnica e non dice nulla. Assiste alla distruzione totale della Striscia di Gaza e non parla. Sa che 18.000 bambini sono stati uccisi a Gaza e rimane in silenzio. Sa che giornalisti, medici, soccorritori, educatori e migliaia di civili sono sepolti sotto le macerie e non dice nulla. E quando case e grattacieli vengono bombardati, non dice nulla, spesso anzi vogliono di più, a volte addirittura sorridono sadicamente”.
“Le atrocità comsumate presso le comunità israeliane al confine con Gaza, durante le quali sono stati assassinati 30 bambini e centinaia di civili, hanno giustamente scioccato l’opinione pubblica israeliana. Ma ciò che il governo sta perpetrando a Gaza, con il sostegno della maggior parte dell’opinione pubblica, non è ‘autodifesa’. Non è una reazione estemporanea, ma l’attuazione di un vecchio piano riposto, in attesa, in qualche cassetto: un piano di trasferimento e annientamento che emerge dalle profondità del discorso politico-difensivo di Israele. Il governo israeliano è diventato un governo apertamente kahanista”.
“Non è lontano il giorno in cui i ministri del Likud deporranno una corona di fiori sulla tomba di Meir Kahane. Quello che un tempo era considerato un abominevole estremismo e dichiarato fuorilegge è ora il fulcro del consenso al potere”.
“Tutti quelli che hanno ripetuto l’affermazione che ‘non ci sono persone estranee a Gaza’ hanno giustificato l’uccisione di bambini e innocenti. Queste parole non sono state un lapsus, ma un’affermazione nazista. Non appena si elimina la distinzione tra combattente e civile, nel momento in cui si afferma che tutti i palestinesi sono obiettivi legittimi, si approva l’uccisione di milioni di persone”.
“[…] Chiunque assista alle atrocità che l’esercito israeliano commette giorno e notte nella Striscia di Gaza – bambini affamati, donne con arti mancanti, interi quartieri polverizzati – e continui a ripetere il trito e ridicolo mantra ‘sull’esercito più morale del mondo’, è complice a tutti gli effetti di questi crimini”…
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Il genocidio di Gaza e la banalità del male
Se abbiamo ripreso questo brano di Levy è per il cenno seguente: "Se avesse chinato il capo per la vergogna e si fosse ritirato dall'Eurovision Song Contest,
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SI INTENSIFICA IL GENOCIDIO DI GAZA E, IN PARALLELO, IL SOSTEGNO USA A ISRAELE
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“Gaza City è avvolta dalle fiamme, mentre l’esercito israeliano lancia la sua offensiva di terra a lungo minacciata dopo settimane di bombardamenti incessanti. Il Primo Ministro Benjamin Netanyahu, già sottoposto a un mandato di arresto internazionale per sospetto di crimini contro l’umanità, ha descritto quest’ultimo assalto come ‘un’operazione intensiva”. Vi esorto a guardare le immagini in streaming da Gaza e a capire cosa significa veramente questo eufemismo”. Inizia così una nota di Orly Noy, presidente del consiglio direttivo di B’Tselem (ong israeliana), pubblicata su +972 Magazine.
“Guardate negli occhi le persone in preda a un terrore senza paragoni persino nei momenti più bui di questo genocidio durato due anni”, prosegue la Noy. “Osservate le file di bambini coperti di cenere che giacciono sul pavimento intriso di sangue di quello che un tempo era un centro medico – alcuni a malapena vivi, altri che piangono di dolore e paura – mentre mani disperate cercano di confortarli o di curarli con le scorte mediche rimaste”.
“Ascoltate le urla delle famiglie in fuga senza un posto dove rifugiarsi. Osservate i genitori che perlustrano l’inferno alla ricerca dei loro figli; arti che sporgono da sotto le macerie; un paramedico che culla una bambina immobile, implorandola invano di aprire gli occhi”.
“Ciò che Israele sta facendo a Gaza City non è il tragico sottoprodotto di eventi caotici che avvengono sul campo di battaglia, ma un atto di annientamento ben calcolato, eseguito a sangue freddo ‘dall’esercito del popolo’, ovvero da padri, figli, fratelli e vicini di casa di noi israeliani”…
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Si intensifica il genocidio di Gaza e, in parallelo, il sostegno Usa a Israele
"Guardate negli occhi le persone in preda a un terrore senza paragoni persino nei momenti più bui di questo genocidio durato due anni", prosegue la Noy.
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🇺🇦🇵🇱🇩🇰 L'OCCIDENTE E LA PERICOLOSA ISTERIA DELLA MINACCIA RUSSA
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La spinta isterica per dar vita a un’escalation contro la Russia si intensifica, con i Paesi Nato a inventare sempre nuovi pretesti per favorire tale sviluppo. Dapprima i droni russi sui cieli polacchi, capitati lì a causa di un disturbo elettronico che li ha deviati – come dimostra anche lo sconfinamento in Bielorussia, paese alleato di Mosca, che certo non aveva alcuna necessità di minacciare. Sconfinamento che ha avuto una coda nella distruzione di una casa – per fortuna nessuna vittima – e nella violazione delle spazio aereo della residenza del presidente polacco da parte di un drone.
Le solite accuse roboanti alla Russia per entrambi gli episodi, seguite poi dalle sussurrate smentite perché si è scoperto che la casa era stata distrutta da un missile partito da un F-16 Nato, dicono impazzito, e che il drone era teleguidato da un ragazzo ucraino e una ragazza bielorussa. Poi c’è stato l’allarme per lo sconfinamento di un drone, dicono russo, in Romania e l’asserito sconfinamento di jet russi nei cieli di Paesi Nato.
Un’escalation progressiva che hanno avuto il suo momento epifanico nell’allarme lanciato dalla guerrafondaia Ursula von der Lyen su un asserito attacco hacker russo al suo velivolo in fase di atterraggio in Bulgaria, allarme dimostratosi del tutto infondato, anzi inventato di sana pianta.
Se ricordiamo l’episodio è perché l’invenzione della Von der Lyen era, oltre che sciocca, di una gravità assoluta: il fatto che non sia stata rimossa dall’alto incarico che presiede getta luce sugli allarmi successivi.
Tutti incidenti usati per adire a un confronto con la Russia, nulla importando se siano stati causati da disturbi elettronici o se siano da ascriversi a quegli sconfinamenti limitati che si registrano con tanta frequenza nei cieli dei Paesi Nato ad opera dei jet russi e nei cieli russi ad opera di jet Nato…
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L'Occidente e la pericolosa isteria della minaccia russa
La spinta isterica per dar vita a un'escalation contro la Russia si intensifica, con i Paesi Nato a inventare sempre nuovi pretesti per favorire tale
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🇺🇸🇷🇺🇺🇦 IL "MOMENTO" KIRK E LA SVOLTA DI TRUMP SULL'UCRAINA
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In una nota pregressa avevamo accennato a come l’assassinio di Charlie Kirk potesse diventare l’11 settembre di Donald Trump, con il presidente ingabbiato, come fu per George W. Bush, dalla cabala neocon. Un cenno che sembra confermato dalla svolta del presidente sul conflitto ucraino, sul quale ha cambiato radicalmente la propria posizione.
Infatti, ieri sembra aver azzerato quanto detto e fatto in precedenza, pubblicando su Truth social un post nel quale scrive che l’Ucraina può vincere la guerra, riconquistare tutti i territori perduti e “forse anche di più”; gli Usa, ha aggiunto, continueranno a “fornire armi alla Nato perché ne faccia quel che vuole”, cioè le giri a Kiev.
Una laude sperticata alla grande nazione ucraina che va di pari passo al disprezzo per la Russia, una “tigre di carta” prossima al collasso economico. Disprezzo rischioso perché apre le porte a incrementare l’escalation, dal momento che presuppone che Mosca non sarebbe in grado di reagire.
E proprio per evitare pericolosi fraintendimenti, la prima reazione russa, in modalità deterrente, è stata quella di negare la natura cartacea della suddetta tigre. Ha artigli atomici, particolare che nella sua belligerante trance l’Occidente tende a obliterare.
Resta che la svolta trumpiana per ora è solo retorica e, peraltro, al di là della fiducia riposta nelle magnifiche sorti e progressive dell’Ucraina, la posizione delineata per il suo Paese appare immutata: il ruolo degli Usa sembra cioè limitarsi a quello di un negozio di armi nel quale la Nato può comprare, contribuendo ovviamente all’arricchimento degli States…
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Il "momento" Kirk e la svolta di Trump sull'Ucraina
In una nota pregressa avevamo accennato a come l'assassinio di Charlie Kirk potesse diventare l'11 settembre di Donald Trump, con il presidente ingabbiato,
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🇵🇸🇵🇸🇵🇸 IL RICONOSCIMENTO DELLA PALESTINA TRA SIMBOLO E REALTÀ
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“Il giorno in cui le Nazioni Unite hanno tenuto una conferenza ad alto livello sulla soluzione dei due Stati e 10 Paesi occidentali si sono aggiunti alla lunga lista dei Paesi che avevano già riconosciuto lo stato immaginario, la Alon Road era quasi priva di veicoli palestinesi. La maggior parte delle strade della Cisgiordania è ora bloccata da cancelli di ferro che vengono aperti e chiusi a piacimento dai comandanti dell’esercito israeliano”. Così inizia un articolo di Gideon Levy su Haaretz.
“Nel giorno in cui 159 stati riconoscevano lo Stato dei sogni, il pastore 81enne Sadek Farhana giaceva a casa, gemendo di dolore. Il giorno prima, i coloni lo avevano picchiato senza pietà […]”, rubandogli le pecore. “Suo nipote sedeva accanto a lui con la testa fasciata: anche lui era rimasto ferito nella rapina dei coloni. La polizia israeliana si è affrettata ad accusare falsamente i pastori palestinesi” di aver rubato agli aggressori…
“Nel giorno in cui il presidente francese celebrava la vittoria diplomatica, la realizzazione di uno Stato palestinese sembrava più lontana che mai. Mai come in questo momento il sogno di questo Stato è sembrato così scollegato dalla realtà. Al presidente dello Stato in divenire, Mahmoud Abbas, non è stato nemmeno permesso di recarsi negli Stati Uniti per partecipare alla conferenza che avrebbe discusso del suo Paese, una palese violazione dell’accordo stipulato con le Nazioni Unite da parte degli Stati Uniti”.
“Proprio in quel momento, l’uomo più ricercato dalla Corte Penale Internazionale, Benjamin Netanyahu, accusato di aver commesso crimini contro l’umanità, si stava preparando per il suo viaggio a New York. Il presidente dello Stato che ormai quasi tutto il mondo ‘riconosce’ partecipa all’Assemblea Generale tramite collegamento video, mentre il ricercato numero uno della CPI parlerà in aula dal podio”.
“Nel giorno in cui il mondo ha riconosciuto lo Stato palestinese, 61 persone sono state uccise a Gaza…
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Il riconoscimento della Palestina tra simbolo e realtà
"Nel giorno in cui il mondo ha riconosciuto lo Stato palestinese, 61 persone sono state uccise a Gaza, più o meno lo stesso numero del giorno prima e del
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🇺🇸🇷🇺🇺🇸🇷🇺🇺🇸🇷🇺 LA SVOLTA DI TRUMP SULL'UCRAINA È SOLO RETORICA
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La svolta di Trump sul conflitto ucraino, a quanto pare, resta limitata alla retorica. In realtà, al di là delle roboanti critiche a Mosca, il nocciolo del discorso all’Onu era una presa di distanza dalla guerra con relativo scaricabarile sulla sola Europa. Lo ha capito anche la stolida rappresentate degli Esteri Ue Kaja Kallas, che in un’intervista ha dichiarato: “Non possiamo essere solo noi“, Trump deve aiutarci.
Peraltro, che fosse quello il punto focale del discorso lo conferma il New York Times: “Grattando la superficie, un desiderio più profondo sembra celarsi nel cambiamento di posizione di Trump […]. Trump sembra volersi lavare le mani del conflitto ucraino, dal momento che non è riuscito a portare il presidente Vladimir Putin al tavolo dei negoziati e ha visto diminuire le sue possibilità di agire come mediatore”.
Il rapporto Usa-Russia resta più o meno inalterato, come conferma l’incontro avvenuto in parallelo al’invettiva di Trump, tra il Segretario di Stato Marco Rubio e il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov. A dimostrazione della proficuità del vertice, la risposta di Lavrov a un cronista che gli chiedeva come fosse andata. Nessuna parola, solo un gesto inequivocabile: pollice in sù…
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La svolta di Trump sull'Ucraina è solo retorica
La svolta di Trump sul conflitto ucraino, a quanto pare, resta limitata alla retorica. In realtà, al di là delle roboanti critiche a Mosca, il nocciolo del
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NETANYAHU NON HA DISMESSO IL SUO SOGNO DI UNA SUPER-SPARTA, ANZI
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L’aspetto più inquietante del discorso di Netanyahu alle Nazioni Unite, in una sala praticamente deserta per l’uscita di scena delle delegazioni di quasi tutto il mondo, non è tanto quel che ha detto, dal momento che ha ribadito le abusate nefandezze retoriche, ma il fatto che le sue parole siano riecheggiate in tutta la Striscia tramite altoparlanti e cellulari.
La trovata degli altoparlanti, piazzati un po’ ovunque dall’IDF, è stata criticata persino dagli stessi militari, con una fonte anonima che, interpellata da Haaretz, l’ha definita “folle“. In effetti, lo scopo non dichiarato era quello di affermare il dominio anche psicologico di Israele sulla Striscia: il comandante in capo del campo di sterminio che impone la sua voce agli impotenti prigionieri.
Ancora più inquietante il fatto che l’IDF abbia preso il controllo dei telefoni cellulari di tutti i cittadini di Gaza perché il messaggio risultasse più capillare e pervasivo. Una trovata in salsa circense, certo, ma che voleva essere una dimostrazione di potenza ostentata al mondo intero dall’alto scranno delle Nazioni Unite. E, in effetti, tale è risultata.
Non per nulla, per indicare il futuro del suo Paese, la Grande Israele agognata dal messianesimo ebraico, Netanyahu ha evocato Sparta, anzi una Super-Sparta a motivo della potenza geometrica della sua tecnologia, vieppiù potenziata dai profondi quanto inconfessabili rapporti con le Big Tech americane (vedi al Jazeera: “Come i veterani dell’intelligence israeliana stanno plasmando le grandi aziende tecnologiche statunitensi).
Peraltro, la trovata di prendere il controllo dei cellulari dei palestinesi aveva il precipuo scopo di rievocare la scioccante, quanto sulfurea, operazione dei cercapersone esplosivi condotta contro Hezbollah…
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Netanyahu non ha dismesso il suo sogno di una super-Sparta, anzi
Non per nulla, per indicare il futuro del suo Paese, la Grande Israele agognata dal messianesimo ebraico, Netanyahu ha evocato Sparta, anzi una Super-Sparta a
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GAZA: QUALCOSA SI MUOVE PER IL CESSATE IL FUOCO
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Tutti i media israeliani parlano di una possibilità reale per raggiungere al cessate il fuoco a Gaza. Decisivo l’incontro tra Netanyahu e Trump di oggi, ma il preludio al faccia a faccia tra i due leader, che ha visto Netanyahu confrontarsi con Steve Witkoff, l’inviato Usa per il Medio oriente, e Jared Kushner (il genero di Trump che non ha nessun titolo per negoziare, ma sta ovunque), sembra sia andato bene.
Per parte sua Trump da alcuni giorni ripete il suo mantra votato all’ottimismo, che alla fine si ha sintetizzato così: “sono tutti sono a bordo“. Dove quel “tutti” dovrebbe ricomprendere anche Netanyahu.
Non sappiamo se sia vero né, se vero, cosa abbia fatto cambiare idea a Netanyahu, anche se si possono enumerare molteplici fattori, anzitutto il fatto che, con l’occupazione di Gaza City, cioè dell’ultimo lembo della Striscia, ha una finestra di opportunità per dichiarare di aver vinto la guerra.
Potrebbe cioè dichiarare di aver liberato gli ostaggi, cosa che otterrebbe con quella tregua che finora ha sabotato, e di aver sconfitto Hamas, avendo espugnato l’ultima roccaforte-rifugio della milizia (così nella sua retorica).
Annuncio di vittoria che ora potrebbe apparire credibile agli occhi dei suoi fan, ricacciando le accuse di aver cacciato l’IDF in un pantano inestricabile, critiche che incrementerebbero se, dopo aver occupato l’intera Striscia, proseguiressero gli attacchi di Hamas…
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Gaza: qualcosa si muove per il cessate il fuoco
Tutti i media israeliani parlano di una possibilità reale per raggiungere al cessate il fuoco a Gaza. Decisivo l'incontro tra Netanyahu e Trump di oggi, ma il
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🇵🇸🇵🇸🇵🇸 GAZA: LE TANTE CRITICITÀ DEL PIANO DI PACE IMPOSTO AD HAMAS
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L’incontro tra Trump e Netanyahu ha avuto come esito, ad oggi l’unico, quello di rivelare il cosiddetto piano di pace stilato da Israele e formalmente proposto dagli Stati Uniti, ponendo fine a tante indiscrezioni pregresse che hanno posto ancora più criticità su una questione già fin troppo critica. In ballo c’è il destino oltre due milioni di palestinesi, sempre che i sopravvissuti al genocidio non siano di meno, e quello di una ventina di ostaggi israeliani (tanti dovrebbero essere i sopravvissuti).
Così si scopre che Tony Blair, segnalato in precedenza come il governatore de facto di Gaza, cosa inaccettabile per palestinesi e arabi, farà solo parte di un Board internazionale supervisionerà l’amministrazione di Gaza, affidata, quest’ultima, a un governo tecnocratico composto da palestinesi.
Inoltre, che la sicurezza della Striscia non sarà gestita da Israele, altra condizione inaccettabile, ma da una Forza di stabilizzazione internazionale composta da forze arabe e musulmane.
Fin qui le rassicurazioni, ma il testo non rassicura affatto sulle possibilità che Hamas lo accetti. Il punto nodale della questione resta il ritiro dell’IDf dalla Striscia, richiesta ovvia e sempre ribadita da Hamas in tutte le trattative pregresse.
Sul punto, il testo è stato cambiato all’ultimo minuto in un confronto riservato con Netanyahu e i suoi collaboratori. Lo scrive il Timesofisrael, che dettaglia: “Il punto 3 di quello che all’epoca era un piano di 21 punti, ottenuto dal Times of Israel, affermava che ‘le forze israeliane si ritireranno sulle linee di combattimento a partire dal momento in cui verrà presentata la proposta [dell’inviato speciale degli Stati Uniti Steve] Witkoff per preparare il rilascio degli ostaggi’”.
La versione aggiornata recita: “Le forze israeliane si ritireranno secondo la linea concordata”. Cenno aleatorio che secondo il Timesofisrael dovrebbe far riferimento “a una nuova mappa compresa nella versione aggiornata [del piano] che illustra le tre fasi del ritiro israeliano da Gaza”…
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Gaza: le tante criticità del piano di pace imposto ad Hamas
Così si scopre che Tony Blair, segnalato in precedenza come il governatore de facto di Gaza, cosa inaccettabile per palestinesi e arabi, farà solo parte di un
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DAL PROIETTILE MAGICO DI JFK A QUELLO MIRACOLOSO DI KIRK
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Tante le domande che circolano nel movimento Maga sull’omicidio di Charlie Kirk, fondatore del Turning point Usa [TPUSA], crimine del quale è accusato Tyler Robinson, ora agli arresti. Un articolo di Kit Kalemberg su al Mayadeen ne squaderna alcune.
Anzitutto, lo sceriffo che, secondo la narrazione, insieme al padre avrebbe convinto Robinson a costituirsi, ha detto che l’ha fatto solo perché “le foto del presunto assassino di Kirk gli somigliavano e temeva di essere ucciso in un raid della SWAT”. E, infatti, nonostante l’FBI abbia pubblicizzato messaggi nei quali si auto-accusava, “nega ogni responsabilità” (perché negare, se ha confessato nei messaggi?).
Domande sorgono sul ritrovamento del suo asserito fucile, avvolto in un asciugamano, nei boschi vicini all’dell’Utah Valley University (UVU), dove si è consumato il crimine, mentre lui continuava ad aggirarsi “per ore nel campus dopo la sparatoria, nonostante potesse fuggire immediatamente in auto”. Ciò, scrive il cronista “è palesemente assurdo”.
E domande sorgono anche sui messaggi di Robinson, che nel movimento Maga si sostengono falsi perché si tratta di un gergo lontano anni luce da quello giovanile. Inoltre, “resta aperta la questione se Israele sia in qualche modo coinvolto nell’omicidio di Kirk. Pur essendo stato un fervente sionista […], negli ultimi mesi Kirk ha iniziato a criticare l’influenza di Tel Aviv sui politici statunitensi e la minaccia che Benjamin Netanyahu trascinasse Washington in una guerra con l’Iran…
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Piccole Note
Dal proiettile magico di JFK a quello miracoloso di Kirk
Una lacuna per nulla irrilevante anche perché il filmato che inchioderebbe Robinson proverebbe che Kirk è "stato colpito frontalmente". Ma dubbi sono sorti
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🇵🇸⛵️🇵🇸⛵️🇵🇸⛵️ LA FLOTTILLA: FINCHÉ LA BARCA VA, LASCIALA ANDARE
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Oggi la Croce Rossa ha annunciato che è costretta a interrompere le proprie attività a Gaza City a causa dell’intensificarsi delle attività militari israeliane. Oggi altri 51 palestinesi si sono aggiunti alla lunga lista dei morti ammazzati, che da quasi due anni ogni giorno si aggiorna di un centinaio di nuovi iscritti, mentre altri due sono morti per fame, aggiungendosi ai 453 precedenti. La maggior parte di questi defunti sono bambini, considerati evidentemente come terroristi in fasce-erba. Ieri l’UNWRA, l’agenzia ONU per la Palestina, ha comunicato che circa 500mila palestinesi di Gaza City sono costretti in “soli otto chilometri quadrati”…
Ma non sono questi i problemi attuali delle Cancellerie europee e di tanti media del Vecchio Continente, che nulla hanno fatto perché tali prevedibilissimi sviluppi non si verificassero, stante anche che sul cosiddetto piano di pace made in Usa, come sugli altri pregressi, non hanno toccato palla. Il problema è che la Flottilla, quattro comici spaventati guerrieri per citare un titolo di Benni, non disturbi la macchina da guerra israeliana, che ha dichiarato Gaza off limits.
Non è off limits solo per i guerrieri di cui sopra, ma anche per l’Onu, per gli osservatori occidentali, come anche per i giornalisti, ché quelli occidentali sono interdetti, mentre i palestinesi sono più prosaicamente ammazzati. Nessun testimone degli orrori di Gaza o, nell’evidente impossibilità di eliminarli tutti, quantomeno è necessario sfoltirne il numero tramite interdizione, bombe e pallottole. E la Flottilla ha il torto, tra le altre cose, di poter testimoniare.
Non tanto di testimoniare gli orrori, che non glieli faranno nemmeno sfiorare, essendo il destino dei navigatori una cella già approntata, se non peggio.
QUANTO DI TESTIMONIARE CHE QUALCOSA PER QUEI POVERETTI SI PUÒ FARE…
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Piccole Note
La Flottilla: finché la barca va, lasciala andare
Ma non sono questi i problemi attuali delle Cancellerie europee e di tanti media del Vecchio Continente, che nulla hanno fatto perché tali prevedibilissimi
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🇻🇪🇮🇷🇻🇪🇮🇷🇻🇪🇮🇷 IL DIPARTIMENTO DELLA GUERRA USA PRENDE DI MIRA VENEZUELA A IRAN
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L’inconsueta riunione dei massimi vertici dell’esercito americano di tutto il mondo, indetta dal Capo del Pentagono Pete Hegseth, ha allarmato il pianeta, spingendo gli analisti a chiedersi se gli Stati Uniti si preparassero a intraprendere una guerra su larga scala.
L’amministrazione Trump, per bocca del vicepresidente Vance, ha gettato acqua sul fuoco, spiegando che Hegseth, un civile che non ha nel suo bagaglio proficui rapporti con i militari chiamato a guidare, voleva avviare un rapporto che non aveva con tanti di essi.
Secondo alcuni analisti Maga, il vertice aveva anche uno altro scopo: dare inizio a una purga che allontanerebbe alcuni dei convenuti dai loro posti. Un ricambio ritenuto necessario per stornare dalla stanza dei bottoni alcuni alti gradi che ancora rispondono ai vecchi padroni, peraltro critici della nuova gestione. Anche nell’esercito, quindi, si starebbe realizzando quanto accaduto nell’amministrazione pubblica statunitense. E il tenore dei discorsi tenuti da Heseth e Trump, che non ha resistito alla tentazione di intervenire, ha confermato tale analisi.
E però, al netto di queste spiegazioni, il tono bellicoso usato nell’occasione da Hegseth non rassicura affatto. Non tanto l’esortazione a essere “preparati alla guerra”, che a tale scopo si esercitano tutti gli eserciti del mondo, quanto la reiterazione del concetto che la pace si realizza “attraverso la forza“, un’idea che appartiene alla religione neoconservatrice e che già tanti danni ha fatto in giro per il mondo...
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Il Dipartimento della guerra Usa prende di mira Venezuela a Iran
Un nuovo approccio muscolare al mondo che tanti osservatori avevano rilevato già quando Trump aveva deciso di cambiare il nome del dicastero che supervisiona
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🏴☠️🏴☠️🏴☠️ LA PIRATERIA CONTRO LA FLOTTILLA E IL SENSO DI NETANYAHU PER LA PACE
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Minacce, pirateria marittima, sequestro di persona, furto (delle imbarcazioni e dei beni, personali e non), e altre fattispecie di reato sono state consumate tra ieri sera e stanotte dall’IDF, e dalle autorità israeliane da cui dipendono, nelle acque internazionali prospicenti Gaza, mentre le autorità dei Paesi dei cittadini contro i quali venivano commessi tali reati si limitavano a chiedere, queruli, ai criminali in questione di non usare violenza.
Tale la follia dilagante nel mondo da quando il Diritto è stato bombardato a Gaza, insieme a una moltitudine di inermi. Non potendo legittimare tale barbarie, i corifei della Hasbara nostrani, interpellati sul tema, hanno tirato in ballo la guerra in corso, che renderebbe giustificabili tali azioni.
Anzitutto quanto accade a Gaza non è una guerra. Una guerra presuppone l’esistenza di due eserciti contrapposti, mentre, come dichiarano esplicitamente le autorità di Tel Aviv, si tratta di un’operazione anti-terrorismo, sebbene condotta con dinamiche di guerra, con tutte le criminali storture del caso.
Resta, però, che il Diritto vale anche in tempo di guerra. A tale scopo sono state stilate le Convenzioni di Ginevra, che Israele può decidere di ignorare, come sta ampiamente dimostrando, ma che non possono permettersi di ignorare i corifei in questione, che vivono in un Paese che tali Convenzioni ha sottoscritto, se vogliono conservare un minimo di autorevolezza.
Peraltro, quanto avvenuto è anzitutto un atto di guerra, ché come tale si configura la violenza esercitata contro cittadini stranieri inermi impegnati in una missione umanitaria, per di più in un’area non appartenente alla sovranità israeliana.
Se è ragionevole, stante la situazione, per i Paesi sfidati non adire a una guerra aperta, resta che una reazione era pur doverosa, come ad esempio quella del presidente colombiano Gustavo Petro, che ha dato il foglio di via alla delegazione israeliana di stanza presso la sua nazione…
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La pirateria contro la Flottilla e il senso di Netanyahu per la pace
Minacce, pirateria marittima, sequestro di persona, furto (delle imbarcazioni e dei beni, personali e non), e altre fattispecie di reato sono state consumate
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Anche oggi la stampa italiana sembra abitare un Paese diverso da quello del popolo italiano. “Flotilla, crociera finita”, titola Libero. “La farsa è finita”, scrive Il Giornale. Oppure la pavida sobrietà di Repubblica: “Israele ferma la Flotilla”. Il Corriere, invece, si domanda se quanto ordinato da Netanyahu sia lecito. E no, non lo è: ve lo diciamo noi. Uniche voci fuori dal coro: il manifesto con “Assalto nel buio” e il Fatto Quotidiano che scrive “I pirati di Netanyahu”.
Ieri notte Israele ha abbordato le imbarcazioni della Flotilla in acque internazionali e ha arrestato gli attivisti, come era previsto. Ciò che non era previsto, invece, è stata la notte storica per l’Europa: dal Belgio all’Italia, dalla Spagna alla Turchia, scrive Muratore su Inside Out, un’onda anomala che chiede lo stop al genocidio di Gaza.
Come scrive Davide Malacaria su InsideOver, hanno fatto qualcosa che ha portato un alito di speranza nell’oscurità di Gaza e non solo.
Ieri notte Israele ha abbordato le imbarcazioni della Flotilla in acque internazionali e ha arrestato gli attivisti, come era previsto. Ciò che non era previsto, invece, è stata la notte storica per l’Europa: dal Belgio all’Italia, dalla Spagna alla Turchia, scrive Muratore su Inside Out, un’onda anomala che chiede lo stop al genocidio di Gaza.
Come scrive Davide Malacaria su InsideOver, hanno fatto qualcosa che ha portato un alito di speranza nell’oscurità di Gaza e non solo.
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"Terroristi, sostenitori di assassini. Non siete venuti qui ad aiutare ma per sostenere Gaza, i terroristi".
Così il ministro israeliano Itamar Ben Gvir ha fatto irruzione nell'area di detenzione al porto militare di Ashdod, urlando agli attivisti detenuti della Steadfastness Fleet, della Global Sumud Flotilla, prima di ordinare il loro trasferimento nella prigione di Ketziot.
In un raro esempio di insulto pubblico a tutti i Paesi europei e arabi, Ben Gvir ha attaccato verbalmente gli attivisti internazionali e giornalisti della Global Sumud Flotilla detenuti.
Il 2 ottobre Israele ha arrestato circa 500 persone provenienti da 46 Paesi che partecipavano all'iniziativa pacifica nata per rompere il blocco israeliano e creare un cordone umanitario per la popolazione stremata di Gaza, da due anni martoriata e affamata dall'esercito israeliano.
Nella navi, secondo anche quanto dichiarato da Ben Gvir, sono state trovate scatole di latte in polvere.
#gazagenocide #bengvirterrorist #globalsumudflotilla
Così il ministro israeliano Itamar Ben Gvir ha fatto irruzione nell'area di detenzione al porto militare di Ashdod, urlando agli attivisti detenuti della Steadfastness Fleet, della Global Sumud Flotilla, prima di ordinare il loro trasferimento nella prigione di Ketziot.
In un raro esempio di insulto pubblico a tutti i Paesi europei e arabi, Ben Gvir ha attaccato verbalmente gli attivisti internazionali e giornalisti della Global Sumud Flotilla detenuti.
Il 2 ottobre Israele ha arrestato circa 500 persone provenienti da 46 Paesi che partecipavano all'iniziativa pacifica nata per rompere il blocco israeliano e creare un cordone umanitario per la popolazione stremata di Gaza, da due anni martoriata e affamata dall'esercito israeliano.
Nella navi, secondo anche quanto dichiarato da Ben Gvir, sono state trovate scatole di latte in polvere.
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🇵🇸🇵🇸🇵🇸🇵🇸 GAZA: MEGLIO UNA PACE DIFETTOSA CHE LA PROSECUZIONE DEL GENOCIDIO
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E così accade quanto sembrava impensabile: Hamas accetta il cosiddetto piano di pace di Trump e, a sua volta, il presidente americano accoglie con favore il consenso della milizia islamica e chiede a Israele di cessare “immediatamente” le azioni offensive.
La reazione di Trump, come rivelato da Barak David a Channel 12, ha “sorpreso” Netanyahu, una sorpresa che si spiega col fatto che, accogliendo subito e senza consultarlo la risposta di Hamas, gli ha tolto margini di manovra per mandare all’aria l’ennesimo negoziato.
Gli ostaggi saranno rilasciati tutti e in una sola tornata insieme ai cadaveri dei poveretti defunti, almeno così prevede il piano di pace, ma ovviamente Hamas ha chiesto che si creino le condizioni perché avvenga, cioè che Israele allenti la presa e cessi le azioni militari, richiesta che Tel Aviv ha accolto passando in modalità difensiva e sospendendo la conquista dell’ultimo lembo di Gaza City.
Ma perché tutto sia predisposto per l’occorrenza, perché cioè il rilascio deli ostaggi proceda in sicurezza, serve un accordo dettagliato, da cui una nuova tornata di negoziati. In questa fase non sembra che possano essere inserite varibili tali da vanificare quanto avvenuto, ma la cautela è d’obbligo.
Per i palestinesi è un momento di sollievo dalle bombe – anche se denunciano ancora attacchi dell’IDF – in attesa che si spalanchino le porte agli aiuti umanitari che nei mesi precedenti sono stati ridotti al lumicino.
Anche stavolta sembrava doversi ripetere il copione delle trattative precedenti quando Hamas, pervenutagli la proposta di pace del caso, l’accoglieva chiedendo alcune modifiche significative, risposta che dava occasione a Netanyahu per sabotare il tutto. Proprio i precedenti devono aver convinto Hamas e i Paesi arabo-musulmani che stanno cercando di porre fine al genocidio di Gaza ad accogliere il piano di Trump senza eccessivi cambiamenti, nonostante le evidenti lacune.
Della partita erano anche Russia e Cina…
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Piccole Note
Gaza: meglio una pace difettosa che la prosecuzione del genocidio
Gli ostaggi saranno rilasciati tutti e in una sola tornata insieme ai cadaveri dei poveretti defunti, almeno così prevede il piano di pace, ma ovviamente
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