🇵🇸⛵️🇵🇸⛵️🇵🇸⛵️ LA FLOTTILLA: FINCHÉ LA BARCA VA, LASCIALA ANDARE
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Oggi la Croce Rossa ha annunciato che è costretta a interrompere le proprie attività a Gaza City a causa dell’intensificarsi delle attività militari israeliane. Oggi altri 51 palestinesi si sono aggiunti alla lunga lista dei morti ammazzati, che da quasi due anni ogni giorno si aggiorna di un centinaio di nuovi iscritti, mentre altri due sono morti per fame, aggiungendosi ai 453 precedenti. La maggior parte di questi defunti sono bambini, considerati evidentemente come terroristi in fasce-erba. Ieri l’UNWRA, l’agenzia ONU per la Palestina, ha comunicato che circa 500mila palestinesi di Gaza City sono costretti in “soli otto chilometri quadrati”…
Ma non sono questi i problemi attuali delle Cancellerie europee e di tanti media del Vecchio Continente, che nulla hanno fatto perché tali prevedibilissimi sviluppi non si verificassero, stante anche che sul cosiddetto piano di pace made in Usa, come sugli altri pregressi, non hanno toccato palla. Il problema è che la Flottilla, quattro comici spaventati guerrieri per citare un titolo di Benni, non disturbi la macchina da guerra israeliana, che ha dichiarato Gaza off limits.
Non è off limits solo per i guerrieri di cui sopra, ma anche per l’Onu, per gli osservatori occidentali, come anche per i giornalisti, ché quelli occidentali sono interdetti, mentre i palestinesi sono più prosaicamente ammazzati. Nessun testimone degli orrori di Gaza o, nell’evidente impossibilità di eliminarli tutti, quantomeno è necessario sfoltirne il numero tramite interdizione, bombe e pallottole. E la Flottilla ha il torto, tra le altre cose, di poter testimoniare.
Non tanto di testimoniare gli orrori, che non glieli faranno nemmeno sfiorare, essendo il destino dei navigatori una cella già approntata, se non peggio.
QUANTO DI TESTIMONIARE CHE QUALCOSA PER QUEI POVERETTI SI PUÒ FARE…
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Piccole Note
La Flottilla: finché la barca va, lasciala andare
Ma non sono questi i problemi attuali delle Cancellerie europee e di tanti media del Vecchio Continente, che nulla hanno fatto perché tali prevedibilissimi
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🇻🇪🇮🇷🇻🇪🇮🇷🇻🇪🇮🇷 IL DIPARTIMENTO DELLA GUERRA USA PRENDE DI MIRA VENEZUELA A IRAN
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L’inconsueta riunione dei massimi vertici dell’esercito americano di tutto il mondo, indetta dal Capo del Pentagono Pete Hegseth, ha allarmato il pianeta, spingendo gli analisti a chiedersi se gli Stati Uniti si preparassero a intraprendere una guerra su larga scala.
L’amministrazione Trump, per bocca del vicepresidente Vance, ha gettato acqua sul fuoco, spiegando che Hegseth, un civile che non ha nel suo bagaglio proficui rapporti con i militari chiamato a guidare, voleva avviare un rapporto che non aveva con tanti di essi.
Secondo alcuni analisti Maga, il vertice aveva anche uno altro scopo: dare inizio a una purga che allontanerebbe alcuni dei convenuti dai loro posti. Un ricambio ritenuto necessario per stornare dalla stanza dei bottoni alcuni alti gradi che ancora rispondono ai vecchi padroni, peraltro critici della nuova gestione. Anche nell’esercito, quindi, si starebbe realizzando quanto accaduto nell’amministrazione pubblica statunitense. E il tenore dei discorsi tenuti da Heseth e Trump, che non ha resistito alla tentazione di intervenire, ha confermato tale analisi.
E però, al netto di queste spiegazioni, il tono bellicoso usato nell’occasione da Hegseth non rassicura affatto. Non tanto l’esortazione a essere “preparati alla guerra”, che a tale scopo si esercitano tutti gli eserciti del mondo, quanto la reiterazione del concetto che la pace si realizza “attraverso la forza“, un’idea che appartiene alla religione neoconservatrice e che già tanti danni ha fatto in giro per il mondo...
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Piccole Note
Il Dipartimento della guerra Usa prende di mira Venezuela a Iran
Un nuovo approccio muscolare al mondo che tanti osservatori avevano rilevato già quando Trump aveva deciso di cambiare il nome del dicastero che supervisiona
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🏴☠️🏴☠️🏴☠️ LA PIRATERIA CONTRO LA FLOTTILLA E IL SENSO DI NETANYAHU PER LA PACE
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Minacce, pirateria marittima, sequestro di persona, furto (delle imbarcazioni e dei beni, personali e non), e altre fattispecie di reato sono state consumate tra ieri sera e stanotte dall’IDF, e dalle autorità israeliane da cui dipendono, nelle acque internazionali prospicenti Gaza, mentre le autorità dei Paesi dei cittadini contro i quali venivano commessi tali reati si limitavano a chiedere, queruli, ai criminali in questione di non usare violenza.
Tale la follia dilagante nel mondo da quando il Diritto è stato bombardato a Gaza, insieme a una moltitudine di inermi. Non potendo legittimare tale barbarie, i corifei della Hasbara nostrani, interpellati sul tema, hanno tirato in ballo la guerra in corso, che renderebbe giustificabili tali azioni.
Anzitutto quanto accade a Gaza non è una guerra. Una guerra presuppone l’esistenza di due eserciti contrapposti, mentre, come dichiarano esplicitamente le autorità di Tel Aviv, si tratta di un’operazione anti-terrorismo, sebbene condotta con dinamiche di guerra, con tutte le criminali storture del caso.
Resta, però, che il Diritto vale anche in tempo di guerra. A tale scopo sono state stilate le Convenzioni di Ginevra, che Israele può decidere di ignorare, come sta ampiamente dimostrando, ma che non possono permettersi di ignorare i corifei in questione, che vivono in un Paese che tali Convenzioni ha sottoscritto, se vogliono conservare un minimo di autorevolezza.
Peraltro, quanto avvenuto è anzitutto un atto di guerra, ché come tale si configura la violenza esercitata contro cittadini stranieri inermi impegnati in una missione umanitaria, per di più in un’area non appartenente alla sovranità israeliana.
Se è ragionevole, stante la situazione, per i Paesi sfidati non adire a una guerra aperta, resta che una reazione era pur doverosa, come ad esempio quella del presidente colombiano Gustavo Petro, che ha dato il foglio di via alla delegazione israeliana di stanza presso la sua nazione…
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Piccole Note
La pirateria contro la Flottilla e il senso di Netanyahu per la pace
Minacce, pirateria marittima, sequestro di persona, furto (delle imbarcazioni e dei beni, personali e non), e altre fattispecie di reato sono state consumate
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Anche oggi la stampa italiana sembra abitare un Paese diverso da quello del popolo italiano. “Flotilla, crociera finita”, titola Libero. “La farsa è finita”, scrive Il Giornale. Oppure la pavida sobrietà di Repubblica: “Israele ferma la Flotilla”. Il Corriere, invece, si domanda se quanto ordinato da Netanyahu sia lecito. E no, non lo è: ve lo diciamo noi. Uniche voci fuori dal coro: il manifesto con “Assalto nel buio” e il Fatto Quotidiano che scrive “I pirati di Netanyahu”.
Ieri notte Israele ha abbordato le imbarcazioni della Flotilla in acque internazionali e ha arrestato gli attivisti, come era previsto. Ciò che non era previsto, invece, è stata la notte storica per l’Europa: dal Belgio all’Italia, dalla Spagna alla Turchia, scrive Muratore su Inside Out, un’onda anomala che chiede lo stop al genocidio di Gaza.
Come scrive Davide Malacaria su InsideOver, hanno fatto qualcosa che ha portato un alito di speranza nell’oscurità di Gaza e non solo.
Ieri notte Israele ha abbordato le imbarcazioni della Flotilla in acque internazionali e ha arrestato gli attivisti, come era previsto. Ciò che non era previsto, invece, è stata la notte storica per l’Europa: dal Belgio all’Italia, dalla Spagna alla Turchia, scrive Muratore su Inside Out, un’onda anomala che chiede lo stop al genocidio di Gaza.
Come scrive Davide Malacaria su InsideOver, hanno fatto qualcosa che ha portato un alito di speranza nell’oscurità di Gaza e non solo.
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"Terroristi, sostenitori di assassini. Non siete venuti qui ad aiutare ma per sostenere Gaza, i terroristi".
Così il ministro israeliano Itamar Ben Gvir ha fatto irruzione nell'area di detenzione al porto militare di Ashdod, urlando agli attivisti detenuti della Steadfastness Fleet, della Global Sumud Flotilla, prima di ordinare il loro trasferimento nella prigione di Ketziot.
In un raro esempio di insulto pubblico a tutti i Paesi europei e arabi, Ben Gvir ha attaccato verbalmente gli attivisti internazionali e giornalisti della Global Sumud Flotilla detenuti.
Il 2 ottobre Israele ha arrestato circa 500 persone provenienti da 46 Paesi che partecipavano all'iniziativa pacifica nata per rompere il blocco israeliano e creare un cordone umanitario per la popolazione stremata di Gaza, da due anni martoriata e affamata dall'esercito israeliano.
Nella navi, secondo anche quanto dichiarato da Ben Gvir, sono state trovate scatole di latte in polvere.
#gazagenocide #bengvirterrorist #globalsumudflotilla
Così il ministro israeliano Itamar Ben Gvir ha fatto irruzione nell'area di detenzione al porto militare di Ashdod, urlando agli attivisti detenuti della Steadfastness Fleet, della Global Sumud Flotilla, prima di ordinare il loro trasferimento nella prigione di Ketziot.
In un raro esempio di insulto pubblico a tutti i Paesi europei e arabi, Ben Gvir ha attaccato verbalmente gli attivisti internazionali e giornalisti della Global Sumud Flotilla detenuti.
Il 2 ottobre Israele ha arrestato circa 500 persone provenienti da 46 Paesi che partecipavano all'iniziativa pacifica nata per rompere il blocco israeliano e creare un cordone umanitario per la popolazione stremata di Gaza, da due anni martoriata e affamata dall'esercito israeliano.
Nella navi, secondo anche quanto dichiarato da Ben Gvir, sono state trovate scatole di latte in polvere.
#gazagenocide #bengvirterrorist #globalsumudflotilla
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🇵🇸🇵🇸🇵🇸🇵🇸 GAZA: MEGLIO UNA PACE DIFETTOSA CHE LA PROSECUZIONE DEL GENOCIDIO
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E così accade quanto sembrava impensabile: Hamas accetta il cosiddetto piano di pace di Trump e, a sua volta, il presidente americano accoglie con favore il consenso della milizia islamica e chiede a Israele di cessare “immediatamente” le azioni offensive.
La reazione di Trump, come rivelato da Barak David a Channel 12, ha “sorpreso” Netanyahu, una sorpresa che si spiega col fatto che, accogliendo subito e senza consultarlo la risposta di Hamas, gli ha tolto margini di manovra per mandare all’aria l’ennesimo negoziato.
Gli ostaggi saranno rilasciati tutti e in una sola tornata insieme ai cadaveri dei poveretti defunti, almeno così prevede il piano di pace, ma ovviamente Hamas ha chiesto che si creino le condizioni perché avvenga, cioè che Israele allenti la presa e cessi le azioni militari, richiesta che Tel Aviv ha accolto passando in modalità difensiva e sospendendo la conquista dell’ultimo lembo di Gaza City.
Ma perché tutto sia predisposto per l’occorrenza, perché cioè il rilascio deli ostaggi proceda in sicurezza, serve un accordo dettagliato, da cui una nuova tornata di negoziati. In questa fase non sembra che possano essere inserite varibili tali da vanificare quanto avvenuto, ma la cautela è d’obbligo.
Per i palestinesi è un momento di sollievo dalle bombe – anche se denunciano ancora attacchi dell’IDF – in attesa che si spalanchino le porte agli aiuti umanitari che nei mesi precedenti sono stati ridotti al lumicino.
Anche stavolta sembrava doversi ripetere il copione delle trattative precedenti quando Hamas, pervenutagli la proposta di pace del caso, l’accoglieva chiedendo alcune modifiche significative, risposta che dava occasione a Netanyahu per sabotare il tutto. Proprio i precedenti devono aver convinto Hamas e i Paesi arabo-musulmani che stanno cercando di porre fine al genocidio di Gaza ad accogliere il piano di Trump senza eccessivi cambiamenti, nonostante le evidenti lacune.
Della partita erano anche Russia e Cina…
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Piccole Note
Gaza: meglio una pace difettosa che la prosecuzione del genocidio
Gli ostaggi saranno rilasciati tutti e in una sola tornata insieme ai cadaveri dei poveretti defunti, almeno così prevede il piano di pace, ma ovviamente
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DRONI IN EUROPA: ARRESTATE PERSONE SENZA LEGAMI CON I RUSSI
L’isteria per droni russi sui siti sensibili dell’Europa monta, insieme alla chiamata alle armi contro Mosca, per ora sono brandita, ma con prospettive fosche per il futuro. Nessuna prova di un collegamento tra i droni minacciosi e la Russia, se non le dichiarazioni degli incendiari leader europei, che brandiscono l’asserita minaccia per alimentare la corsa al riarmo.
Sul punto l’inquietante sviluppo della Romania, il cui parlamento sta approvando una legge per l’acquisizione di 216 carri armati Abramas, una massa di mezzi corazzati che potrebbe essere utilizzata in un futuro conflitto con Mosca, che il riarmo europeo, più che allontanare, approssima.
Sui droni, un articolo di Strana: “Diversi paesi europei hanno arrestato individui che hanno sorvolato gli aeroporti con droni. Le forze dell’ordine non hanno stabilito alcun legame con la Russia. Lo riporta la stampa tedesca. Secondo la Bild, tre cittadini tedeschi sono stati arrestati in Norvegia il 2 ottobre per aver pilotato un drone sopra l’aeroporto di Røssvoll”.
“La polizia ha anche arrestato un cittadino cinese in Norvegia per aver pilotato un drone sopra l’aeroporto di Svolvær […].
Non è stato segnalato alcun coinvolgimento russo nel suo caso. Secondo la Deutsche Welle, il 3 ottobre un pilota amatoriale croato è stato arrestato a Francoforte sul Meno dopo aver tentato di testare un drone civile facendolo volare sopra l’aeroporto”. L’arrestato “non ha legami con la Russia”. Notizie che non hanno trovato il giusto rilievo sulla stampa mainstream perché frenerebbe la pressione anti-russa.
Sul conflitto, la rivelazione dell’ex Cancelliera Angela Merkel, la quale ha dichiarato che nel 2021 voleva rimettere mano agli accordi Minsk per passare a trattative dirette con la Russia, essendosi accorta che erano ormai inefficaci. Ma Polonia e Stati baltici si sono opposti, vanificando il tentativo e aprendo la strada all’invasione russa…
Quanto al conflitto vero e proprio, due sviluppi recenti: la trovata di creare un muro di droni Nato ai confini russi, talmente assurda che è durata l’arco di alcuni giorni, e la possibilità che l’America fornisca a Kiev i missili a lunga gittata Tomahawk.
Un’idea irrealistica secondo Responsible Statecraft…
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L’isteria per droni russi sui siti sensibili dell’Europa monta, insieme alla chiamata alle armi contro Mosca, per ora sono brandita, ma con prospettive fosche per il futuro. Nessuna prova di un collegamento tra i droni minacciosi e la Russia, se non le dichiarazioni degli incendiari leader europei, che brandiscono l’asserita minaccia per alimentare la corsa al riarmo.
Sul punto l’inquietante sviluppo della Romania, il cui parlamento sta approvando una legge per l’acquisizione di 216 carri armati Abramas, una massa di mezzi corazzati che potrebbe essere utilizzata in un futuro conflitto con Mosca, che il riarmo europeo, più che allontanare, approssima.
Sui droni, un articolo di Strana: “Diversi paesi europei hanno arrestato individui che hanno sorvolato gli aeroporti con droni. Le forze dell’ordine non hanno stabilito alcun legame con la Russia. Lo riporta la stampa tedesca. Secondo la Bild, tre cittadini tedeschi sono stati arrestati in Norvegia il 2 ottobre per aver pilotato un drone sopra l’aeroporto di Røssvoll”.
“La polizia ha anche arrestato un cittadino cinese in Norvegia per aver pilotato un drone sopra l’aeroporto di Svolvær […].
Non è stato segnalato alcun coinvolgimento russo nel suo caso. Secondo la Deutsche Welle, il 3 ottobre un pilota amatoriale croato è stato arrestato a Francoforte sul Meno dopo aver tentato di testare un drone civile facendolo volare sopra l’aeroporto”. L’arrestato “non ha legami con la Russia”. Notizie che non hanno trovato il giusto rilievo sulla stampa mainstream perché frenerebbe la pressione anti-russa.
Sul conflitto, la rivelazione dell’ex Cancelliera Angela Merkel, la quale ha dichiarato che nel 2021 voleva rimettere mano agli accordi Minsk per passare a trattative dirette con la Russia, essendosi accorta che erano ormai inefficaci. Ma Polonia e Stati baltici si sono opposti, vanificando il tentativo e aprendo la strada all’invasione russa…
Quanto al conflitto vero e proprio, due sviluppi recenti: la trovata di creare un muro di droni Nato ai confini russi, talmente assurda che è durata l’arco di alcuni giorni, e la possibilità che l’America fornisca a Kiev i missili a lunga gittata Tomahawk.
Un’idea irrealistica secondo Responsible Statecraft…
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Droni in Europa: arrestate persone senza legami con i russi
L'isteria per droni russi sui siti sensibili dell'Europa monta, insieme alla chiamata alle armi contro Mosca, per ora sono brandita, ma con prospettive fosche
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7 ottobre: l'oscuro messaggio di Yahya Sinwar - InsideOver https://share.google/4U9BxXyOon0L1rEcE
InsideOver
7 ottobre: l'oscuro messaggio di Yahya Sinwar - InsideOver
Non solo il messaggio non fu compreso non fu neanche messo in relazione con i ripetuti allarmi pervenuti sull'imminenza di un attacco
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🇵🇸🇵🇸🇮🇱🇮🇱 7 OTTOBRE: L'OSCURO MESSAGGIO DI YAHYA SINWAR
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“Si prevede un’escalation nelle carceri e sulla questione dei prigionieri”. Questo il messaggio inviato da Yahya Sinwar, il capo di Hamas a Gaza, a Israele poche settimane prima del 7 ottobre 2023, come rivelato nel luglio del 2024 da Channel 12, con il placet – e il sigillo – della “censura militare”, e rilanciato dal Timesofisrael.
Un messaggio riferito non letteralmente, spiegava la Tv, una specifica che induce a estrapolare il succo del messaggio che è, in pratica, un’allarme su una prossima rivolta carceraria nella quale si prevedeva un problema di prigionieri. In pratica quanto avvenuto successivamente con la rivolta violenta di Gaza
, che dal 2005 è una prigione a cielo aperto, che ha creato un problema di prigionieri, cioè gli ostaggi.
Non si tratta di una nostra interpretazione, ma quanto scriveva il Timesofisrael. Infatti, annotava il media israeliano, il messaggio “mette in luce in modo drammatico gli eventi del 7 ottobre” e contiene dettagli che “a nostro avviso, col senno di poi, si riveleranno niente meno che storici”.
Certo, ciò che ad oggi appare scontato, allora, con con il relativo stallo del conflitto con Hamas, non lo era affatto. Resta che il messaggio di Sinwar, come annotava il media israeliano, aveva avuto la considerazione del caso: gli era stata assegnata “la massima classificazione di sicurezza possibile” perché considerato “altamente sensibile” e “circolava in modo molto limitato, solo tra i vertici della politica e della sicurezza”.
Tali vertici, aggiunge il media, tra i quali il premier Netanyahu e l’allora ministro della Difesa Yoav Gallant, lo presero in esame concludendo che riguardava alcuni israeliani allora tenuti prigionieri a Gaza. “La conclusione di queste discussioni fu che Sinwar si riferiva in realtà ai prigionieri e ai dispersi israeliani”, annotava infatti il Timesofisrael, cioè sembrava che volesse intavolare una trattativa per uno scambio di prigionieri.
Non solo il messaggio non fu compreso (e dire che l’intelligence israeliana vanta certa esperienza) ma, come annotava il Timesofisrael, non fu neanche messo in relazione con i ripetuti allarmi pervenuti alle autorità israeliane sull’imminenza di un attacco di Hamas…
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7 ottobre: l'oscuro messaggio di Yahya Sinwar
"Si prevede un'escalation nelle carceri e sulla questione dei prigionieri". Questo il messaggio inviato da Yahya Sinwar, il capo di Hamas a Gaza, a Israele
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🇵🇸🇵🇸🇵🇸🇵🇸 DOPO IL 7 OTTOBRE, L'8 OTTOBRE E IL GENOCIDIO DEI PALESTINESI
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Nel novembre 2023, un giornalista chiese [in modalità provocataria ndr.] a un manifestante di New York che chiedeva giustizia per Gaza: ‘Che pensa del 7 ottobre?’. La risposta del manifestante ha colto di sorpresa il giornalista: ‘Mi chiede cosa penso del 7 ottobre? E lei che pensa dell’8 ottobre? Che pensa del 9 ottobre? Che pensa del 10 ottobre? Che pensa dell’11 ottobre?…’ (riuscì a costringere il giornalista ad ascoltare fino al 2 novembre)”. Inizia così un articolo di Fuad Zarbiyev, docente di Diritto internazionale presso il Geneva Graduate Institute di Ginevra. Scritto nel 2024, in occasione del primo anniversario del 7 ottobre, e pubblicato sul sito dell’Università svizzera, l’articolo resta di stretta attualità.
“Questa domanda merita davvero di essere posta”, prosegue Zarbiyev. “La scorsa settimana era l’anniversario delle atrocità commesse da Hamas il 7 ottobre 2023. Veglie e commemorazioni si sono tenute in tutto il mondo, da Amsterdam, Berlino, Parigi e Roma a Melbourne e Washington e la Torre Eiffel è rimasta al buio per commemorare le vittime degli attacchi di Hamas”.
“Nessuno che abbia veramente a cuore le vite degli innocenti può essere turbato da questa dimostrazione di solidarietà. È vero, come ha sottolineato il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres nella sua dichiarazione al Consiglio di Sicurezza dell’ottobre 2023, che ‘gli attacchi di Hamas non sono avvenuti nel vuoto’ e che ’56 anni di soffocante occupazione’ rappresentano un contesto che è importante ricordare”, ma resta che “nessuna contestualizzazione può giustificare l’uccisione di civili israeliani innocenti o la loro presa in ostaggio”.
E, però, “ciò che è preoccupante è che non abbiamo assistito ad alcuna commemorazione ufficiale nelle capitali occidentali del numero terrificante di vittime delle operazioni militari israeliane a Gaza”.
“[…] È stato illuminato qualche edificio [pubblico] con i colori della bandiera palestinese per commemorare le vittime di Israele a Gaza?…
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Dopo il 7 ottobre, l'8 ottobre e il genocidio dei palestinesi
"Nel novembre 2023, un giornalista chiese a un manifestante di New York che chiedeva giustizia per Gaza: 'Che pensa del 7 ottobre?'. La risposta del
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🇵🇸🇵🇸🇵🇸🇵🇸 LA TREGUA A GAZA E L'ATTENTATO A MANCHESTER
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Trump ha annunciato l’accordo tra Hamas e Israele. La macchina assassina israeliana è stata costretta a fermarsi, anche se l’IDF, come ha sempre fatto nelle guerre di Gaza pregresse e prima delle tregue che hanno avuto luogo nell’attuale, ha continuato a bombardare fino all’ultimo minuto prima dell’entrata in vigore ufficiale del cessate il fuoco. Una coazione a ripetere difficile da spiegare, se non con un termine psichiatrico: sadismo.
L’accordo prevede una prima fase in cui, cessate ostilità, sarà effettuato uno scambio di prigionieri, gli ostaggi vivi e i corpi dei defunti in cambio di 250 palestinesi che stanno scontando l’ergastolo nelle carceri israeliane e 1.700 detenuti a Gaza dal 7 ottobre. Nelle more dello scambio l’IDF effettuerà un ritiro parziale.
Come accenna Axios, le problematiche più “spinose, come il processo di disarmo di Hamas e la futura struttura di governo di Gaza, devono ancora essere negoziate”. Saranno trattate successivamente, mentre resta da vedere quando l’IDF completerà il ritiro dalla Striscia e se conserverà il controllo di una fascia di sicurezza più o meno ampia, come da pretese di Tel Aviv…
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La tregua a Gaza e l'attentato a Manchester
Netanyahu, almeno al momento, ha dovuto accettare un'interruzione della sua guerra infinita, ma non per questo ha perso, dal momento che sembra destinato a
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Con Machado il Nobel per la Pace diventa il Nobel della guerra https://share.google/1QgFpmicqyojMBY84
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Con Machado il Nobel per la Pace diventa il Nobel della guerra
Con Machado il Nobel per la pace è stato militarizzato per supportare una guerra che appare sempre più prossima
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🇻🇪🇻🇪🇻🇪 IL NOBEL PER LA PACE TRASFORMATO IN NOBEL PER LA GUERRA
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Il Nobel per la pace non è stato assegnato a Trump, né era possibile nonostante tanti abbiano solleticato il suo narcisismo che l’aveva portato a pretenderlo, dal genocida Netanyahu (Timesofisrael), per la tregua a Gaza, passando a Zelensky, che si è detto pronto a sostenerne la candidatura se invierà i missili Tomahwak in Ucraina (Politico) – cioè se aumenterà le probabilità di una guerra nucleare.
Ma, in qualche modo, l’ha vinto per interposta persona dal momento che è stato assegnato a María Corina Machado, leader dell’opposizione venezuelana che in questo modo è stata incoronata reginetta del suo Paese. Pronta, cioè, a essere il volto nuovo del regime-change che l’amministrazione Trump intende realizzare a Caracas.
Così il Nobel per la pace è stato militarizzato per supportare una guerra che appare sempre più prossima. Da tempo, infatti, l’amministrazione Trump, sotto la spinta di Marco Rubio, sta accumulando forze contro il Venezuela, ufficialmente per contrastare il narcotraffico.
Alle prime navi da guerra se ne sono aggiunte progressivamente altre, tra cui un sommergibile, e ieri è arrivata una nave adibita alle operazioni speciali, mentre una squadriglia di F-35 è stata inviata in una base di Porto Rico.
Le forze statunitensi hanno già affondato alcune imbarcazioni venezuelane che sarebbero state usate per il narcotraffico, accusa non verificata e che non giustifica un crimine del genere, che peraltro è un atto di guerra.
Due giorni fa, poi, l’affondamento di un naviglio della Colombia, che dovrebbe essere fuori dal mirino degli Stati Uniti, ma che sembra esserci entrata a causa del sostegno accordato dal presidente Gustavo Petro al Venezuela…
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Piccole Note
Il Nobel per la pace trasformato in Nobel per la guerra
Il Nobel per la pace non è stato assegnato a Trump, né era possibile nonostante tanti abbiano solleticato il suo narcisismo che l'aveva portato a pretenderlo,
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Israele non libera Barghouti, il leader che spaventa Netanyahu https://share.google/b0RFSeijedsAU5iCp
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Israele non libera Barghouti, il leader che spaventa Netanyahu
Barghouti escluso dallo scambio di prigionieri. Il leader di Fatah, capace di unire i palestinesi, resta in cella perché Netanyahu lo teme.
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🇵🇸🇵🇸🇵🇸🇵🇸 GAZA: L'ACCORDO ATTUALE ERA STATO RIGETTATO DA BIDEN
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Tanti i dettagli in sospeso nell’accordo tra Hamas e Israel, ma secondo Gershon Baskin, che ha svolto un ruolo cruciale nelle trattative, reggerà: “L’accordo”, scrive su Timesofisrael, “è una dichiarazione di fine guerra, non un cessate il fuoco temporaneo”.
Si spera che abbia ragione perché non rassicurano le dichiarazioni di Netanyahu, che domenica ha lasciato intendere che la “campagna militare” continua. Dichiarazioni sulle quali è stato interpellato Trump al suo arrivo in Israele, dov’è atterrato per prendersi la gloria del caso per poi spostarsi a Sharm el-Sheikh per firmare la pace alla presenza dei leader arabi che hanno favorito tale sviluppo. Richiesto il suo commento sulle parole di Netanyahu, ha risposto tranchant: “La guerra è finita. È finita. Okay? Lo capisci?”
Di grande interesse quanto scrive Baskin sulle trattative, perché svela il doppiogioco dell’amministrazione Biden, apparentemente meno schiacciata di Trump sul sogno genocidario di Netanyahu, invece…
“Questo accordo” scrive, “poteva essere raggiunto molto tempo fa. Hamas accettò le stesse condizioni nel settembre 2024, come delineato nel Three Weeks Deal che avevo ricevuto sia in forma scritta che orale, in arabo e inglese. Ma a quel punto, i negoziatori israeliani risposero che ‘il Primo Ministro non era d’accordo a chiuedere la guerra’. Sebbene la proposta del Three Week Deal fosse giunta sulla scrivania del presidente Biden, il suo responsabile, Bret McGurk, si rifiutò di discostarsi dal pessimo accordo che stava negoziando” [diverso da quello accettato da Hamas ndr.].
“Ho incontrato i membri del team negoziale americano nell’ottobre 2024 ed erano frustrati quanto me per la loro incapacità di convincere Biden e i suoi uomini a considerare seriamente l’accordo sul tavolo…
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Gaza: l'accordo attuale era stato rigettato da Biden
"Ho incontrato i membri del team negoziale americano nell'ottobre 2024 ed erano frustrati quanto me per la loro incapacità di convincere Biden e i suoi uomini
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IL DISCORSO DI TRUMP ALLA KNESSET E IL NIET ALLA LIBERAZIONE DI BARGHOUTI
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Il raccapricciante discorso di Trump alla Knesset aveva diversi scopi. Anzitutto, il tycoon voleva prendersi la dovuta gloria, cosa in sé legittima dal momento che senza il suo intervento il genocidio avrebbe continuato il suo corso. In secondo luogo, serviva a costringere Netanyahu a essere conseguente.
Dopo le lodi sperticate quanto stridenti all’indirizzo del premier israeliano che, avendo vinto la guerra, ha saputo cogliere l’occasione per fare una pace che proietta Israele verso un futuro aureo (grazie all’ampliamento degli Accordi di Abramo), così nello stralunato discorso del tycoon, e dopo le reiterate standing ovation di tutta la Knesset al suo indirizzo, sollecitate dal presidente Usa, gli sarà più arduo tornare a far strame di gazawi.
La pace, così la chiamano, non gli toglierà il potere, prospettiva che più di altre lo ha spinto a proseguire il genocidio; anche perché, se i partiti di ultradestra si sfilassero dal governo, il centrista Lapid è pronto a sostenerlo. Non per nulla è stato l’unico politico israeliano presente all’assise, oltre a Netanyahu, a essere lodato da Trump.
Inoltre, il fatto che, con la sua augusta presenza, Trump abbia voluto porre il sigillo imperiale alla cosiddetta pace, un’eventuale violazione palese degli accordi da parte di Israele sarebbe, di fatto, un crimine di lesa maestà, ponendo rischi catastrofici al rapporto con l’impero…
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Piccole Note
Il discorso di Trump alla Knesset e il niet alla liberazione di Barghouti
Il raccapricciante discorso di Trump alla Knesset aveva diversi scopi. Anzitutto, il tycoon voleva prendersi la dovuta gloria, cosa in sé legittima dal
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🇵🇸🇵🇸🇵🇸 GAZA: IL NODO DEL DISARMO DI HAMAS OFFRE SPAZI PER SABOTARE LA TREGUA
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La tregua a Gaza tiene, nonostante siano iniziate le operazioni per farla collassare. A iniziare dalle insistenze sulla restituzione dei corpi degli ostaggi defunti, legittime per quanto riguarda i parenti, pretestuose per quanto riguarda le autorità israeliane, che non si rassegnano a deporre le armi come testimonia anche l’assassinio di una decina di palestinesi dopo il cessate il fuoco.
Non sappiamo se Hamas quando ha assicurato di poter restituire tutti i corpi degli ostaggi defunti fosse cosciente della difficoltà di reperirli tra le rovine di Gaza. Resta che qualcuno dovrebbe chiarire che la non piena ottemperenza a tale promessa, per oggettiva impossibilità, non può in alcun modo legittimare la ripresa del genocidio. L’opinione pubblica internazionale non potrà mai accettarlo.
Altra e più grave criticità, il disarmo di Hamas, con Netanyahu che ieri ha minacciato l’inferno se non provvederà. Una dichiarazione, di fatto, contro Trump, che aveva affermato di aver dato il placet ad Hamas per esercitare funzioni di polizia, incarico che non si può svolgere disarmati.
Tanto che il tycoon, evidentemente incalzato dalle parole del premier israeliano, ha chiarito che Hamas provvederà o l’America userà la forza. Di fatto, però, tutto resta come prima, dal momento che non ha chiarito né quando né come avverrà, restando per ora valido quanto promesso dalla milizia, disposta a cedere le armi all’autorità tecnocratica palestinese che dovrebbe prendere il controllo della Striscia.
Sul punto, cioè, Trump non ha fatto marcia indietro, ma…
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Piccole Note
Gaza: il nodo del disarmo di Hamas offre spazi per sabotare la tregua
La tregua a Gaza tiene, nonostante siano iniziate le operazioni per farla collassare. A iniziare dalle insistenze sulla restituzione dei corpi degli ostaggi
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🇵🇸🇵🇸🇵🇸 HAARETZ: GLI ISRAELIANI PRENDERANNO MAI COSCIENZA DI QUANTO HANNO FATTO?
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Nuove criticità sul cessate il fuoco. Hamas ha difficoltà a restituire i corpi degli ostaggi defunti, seppelliti dalle bombe israeliane sotto le macerie di Gaza. Di alcuni sanno dove si trovano, ma servono macchinari che non hanno per estrarli, altri sono dispersi perché hanno perso i contatti con i miliziani che li detenevano, morti insieme ad essi.
Israele denuncia la violazione degli accordi, ma nell’intesa, al punto 5e, Hamas si era impegnato a profondere il “massimo sforzo” per restituirli, non che li avrebbe restituiti sicuramente tutti.
Ma Israele contesta anche questo massimo sforzo, che non sarebbe profuso, e comunicato l’inadempienza agli Usa per ottenere il via libera alla ripresa delle ostilità. Per ora Trump tiene il punto, affermando che sarà lui a decidere se Israele riaprirà il mattatoio, al momento frenato dalla sua autorità; perché, ha detto, “se Israele potesse intervenire per farli fuori, lo farebbe”.
In linea con il loro presidente, funzionari americani hanno dichiarato che Hamas non sta violando gli accordi e che il loro Paese e altri (Egitto, Qatar e Turchia) stanno aiutando Hamas a individuare i resti dei defunti.
Ma la tenuta di Trump non è certa, anzi, e i minacciosi moniti che sta rivolgendo ad Hamas non rassicurano; né rassicura il comunicato del Forum delle famiglie degli ostaggi, che ha ammonito il governo di Tel Aviv a “cessare immediatamente l’attuazione delle fasi rimanenti dell’accordo di cessate il fuoco finché Hamas ‘continuerà a violare il suo impegno di restituire tutti gli ostaggi caduti’. Dove quel “tutti” è pietra tombale, perché anche “le autorità israeliane riconoscono che sarà difficile localizzare un piccolo numero di corpi”
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Piccole Note
Haaretz: gli israeliani prenderanno mai coscienza di quanto hanno fatto?
Tanta drammatica incertezza che stride con la gioia con cui è stata accolta la tregua. In attesa di quel che riserva il futuro, riportiamo quanto scritto da
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