🇵🇸🇵🇸🇵🇸🇵🇸 GAZA: MEGLIO UNA PACE DIFETTOSA CHE LA PROSECUZIONE DEL GENOCIDIO
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E così accade quanto sembrava impensabile: Hamas accetta il cosiddetto piano di pace di Trump e, a sua volta, il presidente americano accoglie con favore il consenso della milizia islamica e chiede a Israele di cessare “immediatamente” le azioni offensive.
La reazione di Trump, come rivelato da Barak David a Channel 12, ha “sorpreso” Netanyahu, una sorpresa che si spiega col fatto che, accogliendo subito e senza consultarlo la risposta di Hamas, gli ha tolto margini di manovra per mandare all’aria l’ennesimo negoziato.
Gli ostaggi saranno rilasciati tutti e in una sola tornata insieme ai cadaveri dei poveretti defunti, almeno così prevede il piano di pace, ma ovviamente Hamas ha chiesto che si creino le condizioni perché avvenga, cioè che Israele allenti la presa e cessi le azioni militari, richiesta che Tel Aviv ha accolto passando in modalità difensiva e sospendendo la conquista dell’ultimo lembo di Gaza City.
Ma perché tutto sia predisposto per l’occorrenza, perché cioè il rilascio deli ostaggi proceda in sicurezza, serve un accordo dettagliato, da cui una nuova tornata di negoziati. In questa fase non sembra che possano essere inserite varibili tali da vanificare quanto avvenuto, ma la cautela è d’obbligo.
Per i palestinesi è un momento di sollievo dalle bombe – anche se denunciano ancora attacchi dell’IDF – in attesa che si spalanchino le porte agli aiuti umanitari che nei mesi precedenti sono stati ridotti al lumicino.
Anche stavolta sembrava doversi ripetere il copione delle trattative precedenti quando Hamas, pervenutagli la proposta di pace del caso, l’accoglieva chiedendo alcune modifiche significative, risposta che dava occasione a Netanyahu per sabotare il tutto. Proprio i precedenti devono aver convinto Hamas e i Paesi arabo-musulmani che stanno cercando di porre fine al genocidio di Gaza ad accogliere il piano di Trump senza eccessivi cambiamenti, nonostante le evidenti lacune.
Della partita erano anche Russia e Cina…
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Piccole Note
Gaza: meglio una pace difettosa che la prosecuzione del genocidio
Gli ostaggi saranno rilasciati tutti e in una sola tornata insieme ai cadaveri dei poveretti defunti, almeno così prevede il piano di pace, ma ovviamente
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DRONI IN EUROPA: ARRESTATE PERSONE SENZA LEGAMI CON I RUSSI
L’isteria per droni russi sui siti sensibili dell’Europa monta, insieme alla chiamata alle armi contro Mosca, per ora sono brandita, ma con prospettive fosche per il futuro. Nessuna prova di un collegamento tra i droni minacciosi e la Russia, se non le dichiarazioni degli incendiari leader europei, che brandiscono l’asserita minaccia per alimentare la corsa al riarmo.
Sul punto l’inquietante sviluppo della Romania, il cui parlamento sta approvando una legge per l’acquisizione di 216 carri armati Abramas, una massa di mezzi corazzati che potrebbe essere utilizzata in un futuro conflitto con Mosca, che il riarmo europeo, più che allontanare, approssima.
Sui droni, un articolo di Strana: “Diversi paesi europei hanno arrestato individui che hanno sorvolato gli aeroporti con droni. Le forze dell’ordine non hanno stabilito alcun legame con la Russia. Lo riporta la stampa tedesca. Secondo la Bild, tre cittadini tedeschi sono stati arrestati in Norvegia il 2 ottobre per aver pilotato un drone sopra l’aeroporto di Røssvoll”.
“La polizia ha anche arrestato un cittadino cinese in Norvegia per aver pilotato un drone sopra l’aeroporto di Svolvær […].
Non è stato segnalato alcun coinvolgimento russo nel suo caso. Secondo la Deutsche Welle, il 3 ottobre un pilota amatoriale croato è stato arrestato a Francoforte sul Meno dopo aver tentato di testare un drone civile facendolo volare sopra l’aeroporto”. L’arrestato “non ha legami con la Russia”. Notizie che non hanno trovato il giusto rilievo sulla stampa mainstream perché frenerebbe la pressione anti-russa.
Sul conflitto, la rivelazione dell’ex Cancelliera Angela Merkel, la quale ha dichiarato che nel 2021 voleva rimettere mano agli accordi Minsk per passare a trattative dirette con la Russia, essendosi accorta che erano ormai inefficaci. Ma Polonia e Stati baltici si sono opposti, vanificando il tentativo e aprendo la strada all’invasione russa…
Quanto al conflitto vero e proprio, due sviluppi recenti: la trovata di creare un muro di droni Nato ai confini russi, talmente assurda che è durata l’arco di alcuni giorni, e la possibilità che l’America fornisca a Kiev i missili a lunga gittata Tomahawk.
Un’idea irrealistica secondo Responsible Statecraft…
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L’isteria per droni russi sui siti sensibili dell’Europa monta, insieme alla chiamata alle armi contro Mosca, per ora sono brandita, ma con prospettive fosche per il futuro. Nessuna prova di un collegamento tra i droni minacciosi e la Russia, se non le dichiarazioni degli incendiari leader europei, che brandiscono l’asserita minaccia per alimentare la corsa al riarmo.
Sul punto l’inquietante sviluppo della Romania, il cui parlamento sta approvando una legge per l’acquisizione di 216 carri armati Abramas, una massa di mezzi corazzati che potrebbe essere utilizzata in un futuro conflitto con Mosca, che il riarmo europeo, più che allontanare, approssima.
Sui droni, un articolo di Strana: “Diversi paesi europei hanno arrestato individui che hanno sorvolato gli aeroporti con droni. Le forze dell’ordine non hanno stabilito alcun legame con la Russia. Lo riporta la stampa tedesca. Secondo la Bild, tre cittadini tedeschi sono stati arrestati in Norvegia il 2 ottobre per aver pilotato un drone sopra l’aeroporto di Røssvoll”.
“La polizia ha anche arrestato un cittadino cinese in Norvegia per aver pilotato un drone sopra l’aeroporto di Svolvær […].
Non è stato segnalato alcun coinvolgimento russo nel suo caso. Secondo la Deutsche Welle, il 3 ottobre un pilota amatoriale croato è stato arrestato a Francoforte sul Meno dopo aver tentato di testare un drone civile facendolo volare sopra l’aeroporto”. L’arrestato “non ha legami con la Russia”. Notizie che non hanno trovato il giusto rilievo sulla stampa mainstream perché frenerebbe la pressione anti-russa.
Sul conflitto, la rivelazione dell’ex Cancelliera Angela Merkel, la quale ha dichiarato che nel 2021 voleva rimettere mano agli accordi Minsk per passare a trattative dirette con la Russia, essendosi accorta che erano ormai inefficaci. Ma Polonia e Stati baltici si sono opposti, vanificando il tentativo e aprendo la strada all’invasione russa…
Quanto al conflitto vero e proprio, due sviluppi recenti: la trovata di creare un muro di droni Nato ai confini russi, talmente assurda che è durata l’arco di alcuni giorni, e la possibilità che l’America fornisca a Kiev i missili a lunga gittata Tomahawk.
Un’idea irrealistica secondo Responsible Statecraft…
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Droni in Europa: arrestate persone senza legami con i russi
L'isteria per droni russi sui siti sensibili dell'Europa monta, insieme alla chiamata alle armi contro Mosca, per ora sono brandita, ma con prospettive fosche
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7 ottobre: l'oscuro messaggio di Yahya Sinwar - InsideOver https://share.google/4U9BxXyOon0L1rEcE
InsideOver
7 ottobre: l'oscuro messaggio di Yahya Sinwar - InsideOver
Non solo il messaggio non fu compreso non fu neanche messo in relazione con i ripetuti allarmi pervenuti sull'imminenza di un attacco
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🇵🇸🇵🇸🇮🇱🇮🇱 7 OTTOBRE: L'OSCURO MESSAGGIO DI YAHYA SINWAR
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“Si prevede un’escalation nelle carceri e sulla questione dei prigionieri”. Questo il messaggio inviato da Yahya Sinwar, il capo di Hamas a Gaza, a Israele poche settimane prima del 7 ottobre 2023, come rivelato nel luglio del 2024 da Channel 12, con il placet – e il sigillo – della “censura militare”, e rilanciato dal Timesofisrael.
Un messaggio riferito non letteralmente, spiegava la Tv, una specifica che induce a estrapolare il succo del messaggio che è, in pratica, un’allarme su una prossima rivolta carceraria nella quale si prevedeva un problema di prigionieri. In pratica quanto avvenuto successivamente con la rivolta violenta di Gaza
, che dal 2005 è una prigione a cielo aperto, che ha creato un problema di prigionieri, cioè gli ostaggi.
Non si tratta di una nostra interpretazione, ma quanto scriveva il Timesofisrael. Infatti, annotava il media israeliano, il messaggio “mette in luce in modo drammatico gli eventi del 7 ottobre” e contiene dettagli che “a nostro avviso, col senno di poi, si riveleranno niente meno che storici”.
Certo, ciò che ad oggi appare scontato, allora, con con il relativo stallo del conflitto con Hamas, non lo era affatto. Resta che il messaggio di Sinwar, come annotava il media israeliano, aveva avuto la considerazione del caso: gli era stata assegnata “la massima classificazione di sicurezza possibile” perché considerato “altamente sensibile” e “circolava in modo molto limitato, solo tra i vertici della politica e della sicurezza”.
Tali vertici, aggiunge il media, tra i quali il premier Netanyahu e l’allora ministro della Difesa Yoav Gallant, lo presero in esame concludendo che riguardava alcuni israeliani allora tenuti prigionieri a Gaza. “La conclusione di queste discussioni fu che Sinwar si riferiva in realtà ai prigionieri e ai dispersi israeliani”, annotava infatti il Timesofisrael, cioè sembrava che volesse intavolare una trattativa per uno scambio di prigionieri.
Non solo il messaggio non fu compreso (e dire che l’intelligence israeliana vanta certa esperienza) ma, come annotava il Timesofisrael, non fu neanche messo in relazione con i ripetuti allarmi pervenuti alle autorità israeliane sull’imminenza di un attacco di Hamas…
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Piccole Note
7 ottobre: l'oscuro messaggio di Yahya Sinwar
"Si prevede un'escalation nelle carceri e sulla questione dei prigionieri". Questo il messaggio inviato da Yahya Sinwar, il capo di Hamas a Gaza, a Israele
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🇵🇸🇵🇸🇵🇸🇵🇸 DOPO IL 7 OTTOBRE, L'8 OTTOBRE E IL GENOCIDIO DEI PALESTINESI
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Nel novembre 2023, un giornalista chiese [in modalità provocataria ndr.] a un manifestante di New York che chiedeva giustizia per Gaza: ‘Che pensa del 7 ottobre?’. La risposta del manifestante ha colto di sorpresa il giornalista: ‘Mi chiede cosa penso del 7 ottobre? E lei che pensa dell’8 ottobre? Che pensa del 9 ottobre? Che pensa del 10 ottobre? Che pensa dell’11 ottobre?…’ (riuscì a costringere il giornalista ad ascoltare fino al 2 novembre)”. Inizia così un articolo di Fuad Zarbiyev, docente di Diritto internazionale presso il Geneva Graduate Institute di Ginevra. Scritto nel 2024, in occasione del primo anniversario del 7 ottobre, e pubblicato sul sito dell’Università svizzera, l’articolo resta di stretta attualità.
“Questa domanda merita davvero di essere posta”, prosegue Zarbiyev. “La scorsa settimana era l’anniversario delle atrocità commesse da Hamas il 7 ottobre 2023. Veglie e commemorazioni si sono tenute in tutto il mondo, da Amsterdam, Berlino, Parigi e Roma a Melbourne e Washington e la Torre Eiffel è rimasta al buio per commemorare le vittime degli attacchi di Hamas”.
“Nessuno che abbia veramente a cuore le vite degli innocenti può essere turbato da questa dimostrazione di solidarietà. È vero, come ha sottolineato il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres nella sua dichiarazione al Consiglio di Sicurezza dell’ottobre 2023, che ‘gli attacchi di Hamas non sono avvenuti nel vuoto’ e che ’56 anni di soffocante occupazione’ rappresentano un contesto che è importante ricordare”, ma resta che “nessuna contestualizzazione può giustificare l’uccisione di civili israeliani innocenti o la loro presa in ostaggio”.
E, però, “ciò che è preoccupante è che non abbiamo assistito ad alcuna commemorazione ufficiale nelle capitali occidentali del numero terrificante di vittime delle operazioni militari israeliane a Gaza”.
“[…] È stato illuminato qualche edificio [pubblico] con i colori della bandiera palestinese per commemorare le vittime di Israele a Gaza?…
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Piccole Note
Dopo il 7 ottobre, l'8 ottobre e il genocidio dei palestinesi
"Nel novembre 2023, un giornalista chiese a un manifestante di New York che chiedeva giustizia per Gaza: 'Che pensa del 7 ottobre?'. La risposta del
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🇵🇸🇵🇸🇵🇸🇵🇸 LA TREGUA A GAZA E L'ATTENTATO A MANCHESTER
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Trump ha annunciato l’accordo tra Hamas e Israele. La macchina assassina israeliana è stata costretta a fermarsi, anche se l’IDF, come ha sempre fatto nelle guerre di Gaza pregresse e prima delle tregue che hanno avuto luogo nell’attuale, ha continuato a bombardare fino all’ultimo minuto prima dell’entrata in vigore ufficiale del cessate il fuoco. Una coazione a ripetere difficile da spiegare, se non con un termine psichiatrico: sadismo.
L’accordo prevede una prima fase in cui, cessate ostilità, sarà effettuato uno scambio di prigionieri, gli ostaggi vivi e i corpi dei defunti in cambio di 250 palestinesi che stanno scontando l’ergastolo nelle carceri israeliane e 1.700 detenuti a Gaza dal 7 ottobre. Nelle more dello scambio l’IDF effettuerà un ritiro parziale.
Come accenna Axios, le problematiche più “spinose, come il processo di disarmo di Hamas e la futura struttura di governo di Gaza, devono ancora essere negoziate”. Saranno trattate successivamente, mentre resta da vedere quando l’IDF completerà il ritiro dalla Striscia e se conserverà il controllo di una fascia di sicurezza più o meno ampia, come da pretese di Tel Aviv…
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La tregua a Gaza e l'attentato a Manchester
Netanyahu, almeno al momento, ha dovuto accettare un'interruzione della sua guerra infinita, ma non per questo ha perso, dal momento che sembra destinato a
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Con Machado il Nobel per la Pace diventa il Nobel della guerra https://share.google/1QgFpmicqyojMBY84
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Con Machado il Nobel per la Pace diventa il Nobel della guerra
Con Machado il Nobel per la pace è stato militarizzato per supportare una guerra che appare sempre più prossima
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🇻🇪🇻🇪🇻🇪 IL NOBEL PER LA PACE TRASFORMATO IN NOBEL PER LA GUERRA
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Il Nobel per la pace non è stato assegnato a Trump, né era possibile nonostante tanti abbiano solleticato il suo narcisismo che l’aveva portato a pretenderlo, dal genocida Netanyahu (Timesofisrael), per la tregua a Gaza, passando a Zelensky, che si è detto pronto a sostenerne la candidatura se invierà i missili Tomahwak in Ucraina (Politico) – cioè se aumenterà le probabilità di una guerra nucleare.
Ma, in qualche modo, l’ha vinto per interposta persona dal momento che è stato assegnato a María Corina Machado, leader dell’opposizione venezuelana che in questo modo è stata incoronata reginetta del suo Paese. Pronta, cioè, a essere il volto nuovo del regime-change che l’amministrazione Trump intende realizzare a Caracas.
Così il Nobel per la pace è stato militarizzato per supportare una guerra che appare sempre più prossima. Da tempo, infatti, l’amministrazione Trump, sotto la spinta di Marco Rubio, sta accumulando forze contro il Venezuela, ufficialmente per contrastare il narcotraffico.
Alle prime navi da guerra se ne sono aggiunte progressivamente altre, tra cui un sommergibile, e ieri è arrivata una nave adibita alle operazioni speciali, mentre una squadriglia di F-35 è stata inviata in una base di Porto Rico.
Le forze statunitensi hanno già affondato alcune imbarcazioni venezuelane che sarebbero state usate per il narcotraffico, accusa non verificata e che non giustifica un crimine del genere, che peraltro è un atto di guerra.
Due giorni fa, poi, l’affondamento di un naviglio della Colombia, che dovrebbe essere fuori dal mirino degli Stati Uniti, ma che sembra esserci entrata a causa del sostegno accordato dal presidente Gustavo Petro al Venezuela…
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Piccole Note
Il Nobel per la pace trasformato in Nobel per la guerra
Il Nobel per la pace non è stato assegnato a Trump, né era possibile nonostante tanti abbiano solleticato il suo narcisismo che l'aveva portato a pretenderlo,
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Israele non libera Barghouti, il leader che spaventa Netanyahu https://share.google/b0RFSeijedsAU5iCp
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Israele non libera Barghouti, il leader che spaventa Netanyahu
Barghouti escluso dallo scambio di prigionieri. Il leader di Fatah, capace di unire i palestinesi, resta in cella perché Netanyahu lo teme.
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🇵🇸🇵🇸🇵🇸🇵🇸 GAZA: L'ACCORDO ATTUALE ERA STATO RIGETTATO DA BIDEN
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Tanti i dettagli in sospeso nell’accordo tra Hamas e Israel, ma secondo Gershon Baskin, che ha svolto un ruolo cruciale nelle trattative, reggerà: “L’accordo”, scrive su Timesofisrael, “è una dichiarazione di fine guerra, non un cessate il fuoco temporaneo”.
Si spera che abbia ragione perché non rassicurano le dichiarazioni di Netanyahu, che domenica ha lasciato intendere che la “campagna militare” continua. Dichiarazioni sulle quali è stato interpellato Trump al suo arrivo in Israele, dov’è atterrato per prendersi la gloria del caso per poi spostarsi a Sharm el-Sheikh per firmare la pace alla presenza dei leader arabi che hanno favorito tale sviluppo. Richiesto il suo commento sulle parole di Netanyahu, ha risposto tranchant: “La guerra è finita. È finita. Okay? Lo capisci?”
Di grande interesse quanto scrive Baskin sulle trattative, perché svela il doppiogioco dell’amministrazione Biden, apparentemente meno schiacciata di Trump sul sogno genocidario di Netanyahu, invece…
“Questo accordo” scrive, “poteva essere raggiunto molto tempo fa. Hamas accettò le stesse condizioni nel settembre 2024, come delineato nel Three Weeks Deal che avevo ricevuto sia in forma scritta che orale, in arabo e inglese. Ma a quel punto, i negoziatori israeliani risposero che ‘il Primo Ministro non era d’accordo a chiuedere la guerra’. Sebbene la proposta del Three Week Deal fosse giunta sulla scrivania del presidente Biden, il suo responsabile, Bret McGurk, si rifiutò di discostarsi dal pessimo accordo che stava negoziando” [diverso da quello accettato da Hamas ndr.].
“Ho incontrato i membri del team negoziale americano nell’ottobre 2024 ed erano frustrati quanto me per la loro incapacità di convincere Biden e i suoi uomini a considerare seriamente l’accordo sul tavolo…
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Gaza: l'accordo attuale era stato rigettato da Biden
"Ho incontrato i membri del team negoziale americano nell'ottobre 2024 ed erano frustrati quanto me per la loro incapacità di convincere Biden e i suoi uomini
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IL DISCORSO DI TRUMP ALLA KNESSET E IL NIET ALLA LIBERAZIONE DI BARGHOUTI
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Il raccapricciante discorso di Trump alla Knesset aveva diversi scopi. Anzitutto, il tycoon voleva prendersi la dovuta gloria, cosa in sé legittima dal momento che senza il suo intervento il genocidio avrebbe continuato il suo corso. In secondo luogo, serviva a costringere Netanyahu a essere conseguente.
Dopo le lodi sperticate quanto stridenti all’indirizzo del premier israeliano che, avendo vinto la guerra, ha saputo cogliere l’occasione per fare una pace che proietta Israele verso un futuro aureo (grazie all’ampliamento degli Accordi di Abramo), così nello stralunato discorso del tycoon, e dopo le reiterate standing ovation di tutta la Knesset al suo indirizzo, sollecitate dal presidente Usa, gli sarà più arduo tornare a far strame di gazawi.
La pace, così la chiamano, non gli toglierà il potere, prospettiva che più di altre lo ha spinto a proseguire il genocidio; anche perché, se i partiti di ultradestra si sfilassero dal governo, il centrista Lapid è pronto a sostenerlo. Non per nulla è stato l’unico politico israeliano presente all’assise, oltre a Netanyahu, a essere lodato da Trump.
Inoltre, il fatto che, con la sua augusta presenza, Trump abbia voluto porre il sigillo imperiale alla cosiddetta pace, un’eventuale violazione palese degli accordi da parte di Israele sarebbe, di fatto, un crimine di lesa maestà, ponendo rischi catastrofici al rapporto con l’impero…
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Piccole Note
Il discorso di Trump alla Knesset e il niet alla liberazione di Barghouti
Il raccapricciante discorso di Trump alla Knesset aveva diversi scopi. Anzitutto, il tycoon voleva prendersi la dovuta gloria, cosa in sé legittima dal
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🇵🇸🇵🇸🇵🇸 GAZA: IL NODO DEL DISARMO DI HAMAS OFFRE SPAZI PER SABOTARE LA TREGUA
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La tregua a Gaza tiene, nonostante siano iniziate le operazioni per farla collassare. A iniziare dalle insistenze sulla restituzione dei corpi degli ostaggi defunti, legittime per quanto riguarda i parenti, pretestuose per quanto riguarda le autorità israeliane, che non si rassegnano a deporre le armi come testimonia anche l’assassinio di una decina di palestinesi dopo il cessate il fuoco.
Non sappiamo se Hamas quando ha assicurato di poter restituire tutti i corpi degli ostaggi defunti fosse cosciente della difficoltà di reperirli tra le rovine di Gaza. Resta che qualcuno dovrebbe chiarire che la non piena ottemperenza a tale promessa, per oggettiva impossibilità, non può in alcun modo legittimare la ripresa del genocidio. L’opinione pubblica internazionale non potrà mai accettarlo.
Altra e più grave criticità, il disarmo di Hamas, con Netanyahu che ieri ha minacciato l’inferno se non provvederà. Una dichiarazione, di fatto, contro Trump, che aveva affermato di aver dato il placet ad Hamas per esercitare funzioni di polizia, incarico che non si può svolgere disarmati.
Tanto che il tycoon, evidentemente incalzato dalle parole del premier israeliano, ha chiarito che Hamas provvederà o l’America userà la forza. Di fatto, però, tutto resta come prima, dal momento che non ha chiarito né quando né come avverrà, restando per ora valido quanto promesso dalla milizia, disposta a cedere le armi all’autorità tecnocratica palestinese che dovrebbe prendere il controllo della Striscia.
Sul punto, cioè, Trump non ha fatto marcia indietro, ma…
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Gaza: il nodo del disarmo di Hamas offre spazi per sabotare la tregua
La tregua a Gaza tiene, nonostante siano iniziate le operazioni per farla collassare. A iniziare dalle insistenze sulla restituzione dei corpi degli ostaggi
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🇵🇸🇵🇸🇵🇸 HAARETZ: GLI ISRAELIANI PRENDERANNO MAI COSCIENZA DI QUANTO HANNO FATTO?
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Nuove criticità sul cessate il fuoco. Hamas ha difficoltà a restituire i corpi degli ostaggi defunti, seppelliti dalle bombe israeliane sotto le macerie di Gaza. Di alcuni sanno dove si trovano, ma servono macchinari che non hanno per estrarli, altri sono dispersi perché hanno perso i contatti con i miliziani che li detenevano, morti insieme ad essi.
Israele denuncia la violazione degli accordi, ma nell’intesa, al punto 5e, Hamas si era impegnato a profondere il “massimo sforzo” per restituirli, non che li avrebbe restituiti sicuramente tutti.
Ma Israele contesta anche questo massimo sforzo, che non sarebbe profuso, e comunicato l’inadempienza agli Usa per ottenere il via libera alla ripresa delle ostilità. Per ora Trump tiene il punto, affermando che sarà lui a decidere se Israele riaprirà il mattatoio, al momento frenato dalla sua autorità; perché, ha detto, “se Israele potesse intervenire per farli fuori, lo farebbe”.
In linea con il loro presidente, funzionari americani hanno dichiarato che Hamas non sta violando gli accordi e che il loro Paese e altri (Egitto, Qatar e Turchia) stanno aiutando Hamas a individuare i resti dei defunti.
Ma la tenuta di Trump non è certa, anzi, e i minacciosi moniti che sta rivolgendo ad Hamas non rassicurano; né rassicura il comunicato del Forum delle famiglie degli ostaggi, che ha ammonito il governo di Tel Aviv a “cessare immediatamente l’attuazione delle fasi rimanenti dell’accordo di cessate il fuoco finché Hamas ‘continuerà a violare il suo impegno di restituire tutti gli ostaggi caduti’. Dove quel “tutti” è pietra tombale, perché anche “le autorità israeliane riconoscono che sarà difficile localizzare un piccolo numero di corpi”
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Piccole Note
Haaretz: gli israeliani prenderanno mai coscienza di quanto hanno fatto?
Tanta drammatica incertezza che stride con la gioia con cui è stata accolta la tregua. In attesa di quel che riserva il futuro, riportiamo quanto scritto da
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🇷🇺🇺🇸🇷🇺🇺🇸 TRUMP-PUTIN: I TOMAHAWK E IL VERTICE DI BUDAPEST
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Trump spiazza tutti e, dopo tre settimane in cui i media hanno dato per scontato che avrebbe dato i Tomahawk all’Ucraina, chiama Putin e annuncia che lo incontrerà a breve. In Ungheria, cioè nella nazione europea che più ha frenato lo slancio della leadership Ue, soggiogata da Londra, per fare del conflitto per procura ucraino una guerra continentale (nella folle illusione che rimarrebbe tale, senza cioè evolvere, com’è invece inevitabile, in una guerra termonucleare globale – sul punto, ha posto una pietra tombale l’esercitazione Usa Proud Prophet, vedi New York Times).
Zelensky, sbarcato negli Usa stamane nella convinzione che avrebbe ottenuto l’ambito regalo dal presidente americano, è rimasto sorpreso dalla mossa di Trump, annota Axios, e probabilmente se ne tornerà con le pive nel sacco. Forse avrebbe dovuto prendere più seriamente le dichiarazioni di Trump che, alcuni giorni fa, interpellato sui Tomahawk, ha risposto “ne parlerò con la Russia“. Esattamente quel che ha fatto.
Peraltro, se è vero che la querelle dei missili ha innescato ovvie reazioni a Mosca, l’inattesa telefonata di ieri segnala che i rapporti sottotraccia tra le due potenze sono stati preservati.
Prima di incontrare il presidente americano Zelensky ha incontrato i produttori di armi statunitensi, abboccamento che la dice lunga sulla natura di questo conflitto che, oltre all’obiettivo, mancato, di fiaccare le risorse russe e quello, in parte raggiunto, di distoglierla dallo scacchiere globale (vedi Gaza), ha anche quello di rafforzare l’apparato militar-industriale Usa e le forze politiche-finanziarie connesse.
L’incontro tra Putin e Trump verterà sull’Ucraina, com’è ovvio, ma...
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Piccole Note
Trump-Putin: i Tomahawk e il vertice di Budapest
Trump spiazza tutti e, dopo tre settimane in cui i media hanno dato per scontato che avrebbe dato i Tomahawk all'Ucraina, chiama Putin e annuncia che lo
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🇵🇸🇵🇸🇵🇸 GAZA: IL NODO DEL RECUPERO DELLE SALME DEGLI OSTAGGI DEFUNTI
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La criticità della restituzione dei corpi degli ostaggi defunti da parte di Hamas, che procede a rilento, è brandita da Israele per riprendere le ostilità. Infatti, sta facendo pressione sugli Usa per denunciare la violazione degli accordi e avere il via libera in tal senso e/o per procrastinare i tempi della fase due dei negoziati e ritagliarsi spazi di manovra per sabotare l’intesa in altro modo.
Per frenare l’attivismo israeliano urge che il team composto da militari americani, turchi, egiziani e qatarioti, dotato di “attrezzature ingegneristiche” messe a disposizione da Doha, giunto a Gaza per le operazioni di recupero, inizi a lavorare.
È una corsa contro il tempo. Mentre Tel Aviv continua a contestare, Hamas ripete che il recupero è reso difficile dalla devastazione che, oltretutto, ha cancellato tutti i punti di riferimento, rendendo ancora più arduo localizzare i luoghi in cui erano detenuti gli ostaggi. E aggiungendo che alcuni non erano prigionieri loro, ma di altre milizie islamiche, i cui membri sono stati falcidiati.
Di interesse, una nota di Amos Harel su Haaretz: “Lo staff del presidente degli Stati Uniti Donald Trump è consapevole delle difficoltà tecniche che caratterizzano le operazioni di ricerca a Gaza e non è disposto a sfruttare l’incapacità di Hamas di soddisfare le aspettative per dichiarare il congelamento della seconda fase dell’accordo”…
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Piccole Note
Gaza: il nodo del recupero delle salme degli ostaggi defunti
Per frenare l'attivismo israeliano urge che il team composto da militari americani, turchi, egiziani e qatarioti, dotato di "attrezzature ingegneristiche"
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🇷🇺🇺🇦🇺🇸 TRUMP: L'INCONTRO CON ZELENSKY E QUELLI CON PUTIN E XI
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L’incontro con Zelenzky è andato come doveva andare, con il presidente ucraino che si era presentato alla Casa Bianca con mappe dettagliate sui punti deboli dell’industria della difesa russa, cioè gli obiettivi dei Tomahawk che si aspettava di ricevere, ed è tornato a casa con le pive nel sacco. La guerra termonucleare, perché questo stava chiedendo Zelensky a Trump per conto dei suoi sponsor, può attendere.
D’altronde, bastava osservare come Trump si stava preparando all’incontro per capire che dei bellicosi propositi di Zelensky non gli importava nulla: un video surreale, infatti, immortala il presidente che si rilassa ricevendo alla Casa Bianca il cantante lirico Andrea Bocelli e mette a tutto volume il suo successo “Con te partirò“.
Tutto resta come prima, dunque, in attesa del vertice di Budapest con Putin. Nell’incontro con il presidente ucraino, con il quale ha voluto parlare in via riservata, altra anomalia, Trump ha fatto pressioni perché accetti le richieste avanzate in precedenza, cioè fermare la guerra e accettare che i russi conservino i territori conquistati, come ha scritto successivamente su Truth social.
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Trump: l'incontro con Zelensky e quelli con Putin e Xi
L'incontro con Zelenzky è andato come doveva andare, con il presidente ucraino che si era presentato alla Casa Bianca con mappe dettagliate sui punti deboli
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🇵🇸🇵🇸🇵🇸🇵🇸 GAZA: IL CESSATE IL FUOCO È SEMPRE PIÙ FRAGILE
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Tanti analisti in buona fede hanno criticato aspramente il cosiddetto piano di pace di Trump, spiegando, in estrema sintesi, che per i palestinesi resta un futuro di soggezione, con Israele che continuerà a imperversare contro gli obiettivi che riterrà di dover colpire nella Striscia e con la Cisgiordania sempre in balia dell'espansionismo dei coloni e lo Stato palestinese fuori dall'orizzonte degli eventi.
Critiche condivisibili, ma che mancano di realismo. Infatti, quel che a oggi è drammaticamente a tema, non è il futuro prossimo venturo dei palestinesi, ma il presente, perché è possibile che il futuro ancora più prossimo non veda più palestinesi in Medio oriente, uccisi o sfollati dalla loro terra.
Ciò che è drammaticamente a tema, infatti, è che ricominci, domani o dopo, e vada a compimento la soluzione finale dei palestinesi che il cessate il fuoco ha provvisoriamente, e in via più che precaria, interrotto. Con tutti i suoi tragici difetti, evidenti e innegabili, la tregua ha posto un argine alla soluzione finale, ma tale argine può rompersi da un momento all'altro, sommergendo di nuovi orrori Gaza e la Cisgiordania.
Adesso urge, cioè, stabilizzare la tregua prima che crolli. Perché il governo israeliano e i suoi tanti complici e conniventi internazionali stanno facendo di tutto per sabotarla per l'ennesima volta, mentre va dato atto a Trump che, per ora e in via del tutto provvisoria, sta cercando di portarla avanti, nonostante le sue dichiarazioni su quanto avviene a Gaza siano, al solito, ambigue e spesso riprorevoli…
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Gaza: il cessate il fuoco è sempre più fragile
Ciò che è drammaticamente a tema, infatti, è che ricominci, domani o dopo, e vada a compimento la soluzione finale dei palestinesi che il cessate il fuoco ha
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PRESSIONI PER SABOTARE I NEGOZIATI IN UCRAINA E IL CESSATE IL FUOCO A GAZA
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I media hanno rivelato lo scontro avvenuto nel chiuso della Casa Bianca tra Trump e Zelensky, nel quale sembra siano volate urla e le mappe che il presidente ucraino si era portato con sé per segnalare gli obiettivi dei Tomahawk che pretendeva dall’interlocutore.
Un incontro al quale ha assistito il Segretario della Guerra Pete Pete Hegseth, il quale indossava una sgargiante cravatta rosso-bianco-blu che ha irritato alcuni media che hanno immaginato fossero i colori della bandiera russa. All’Huffingotn Post, che ha chiesto al Pentagono spiegazioni in merito, la secca replica del portavoce: “Gliel’ha comprata tua madre ed è una cravatta patriottica americana, idiota”.
Dello stesso tenore la risposta della portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt a un’altra domanda dell’HP, stavolta sulla sede dell’incontro tra Putin e Trump, perché Budapest è considerata troppo filo-russa. Interpellata su chi avesse scelto tale sede, la Leavitt ha risposto: “Tua madre”.
Scambio di battute che rende l’idea dello scontro al calor bianco che sta suscitando la posizione di Trump sul conflitto ucraino e dell’irritazione dell’amministrazione Usa per l’ostruzionismo che incontra.
Manovre che spesso non affiorano in superficie, ma non per questo sono meno pericolose per la riuscita dell’impresa. Basta osservare il tripudio con cui i media hanno rilanciato la notizia della CNN sul rinvio del vertice tra il Capo del Dipartimento di Stato Marco Rubio e il ministro degli Esteri russo Dmitrj Lavrov, che dovrebbe preludere all’incontro Trump – Putin...
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Pressioni per sabotare i negoziati in Ucraina e il cessate il fuoco a Gaza
I media hanno rivelato lo scontro avvenuto nel chiuso della Casa Bianca tra Trump e Zelensky, nel quale sembra siano volate urla e le mappe che il presidente
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